Coronavirus, la Sicilia potrebbe diventare “rossa”, parametri per Regioni non cambiano

Coronavirus, la Sicilia potrebbe diventare “rossa”, parametri per Regioni non cambiano

ROMA – I 21 parametri che attribuiscono alle Regioni la collocazione nella zona gialla, arancione o rossa non cambieranno fino alla scadenza del Dpcm attualmente in vigore: sarĂ  un tavolo tecnico tra le Regioni, l’Istituto superiore di SanitĂ  e il ministero della Salute a valutare eventuali modifiche da inserire nel nuovo provvedimento. Il governo respinge per il momento il pressing delle Regioni che da giorni chiedono di «semplificare» i criteri, con la conseguenza che il monitoraggio delle prossime ore seguirĂ  lo schema utilizzato finora e potrebbe determinare il passaggio alla zona rossa di almeno altre 4 Regioni: Puglia, Basilicata, Sicilia e Abruzzo, che di fatto giĂ  lo è per decisione del presidente Marsilio, con Emilia Romagna e Liguria ancora in bilico.

«Non escludo che possano esserci altre regioni rosse» conferma il ministro per gli Affari Regionali Francesco Boccia.
Per i prossimi 15 giorni il sistema resta dunque quello attuale anche se il governo “concede” due aperture ai governatori: un «coordinamento politico» per il prossimo Dpcm – che in sostanza significa andiamo avanti così fino all’inizio di dicembre e poi decidiamo insieme le regole per Natale – e, soprattutto, la possibilitĂ  di chiedere i ristori per le categorie colpite dai provvedimenti anche se sono i presidenti e non il governo, d’intesa con il ministro della Salute, a decidere le misure restrittive. «Una riunione proficua» ha commentato non a caso il presidente della Conferenza delle Regioni Giovanni Toti. Il perchĂ© non si cambia lo ha spiegato Roberto Speranza: «non va sottovalutata la serietĂ  della situazione, la pressione sugli ospedali» è ancora «molto alta e non si può assolutamente scambiare qualche primissimo e ancora insufficiente segnale in uno scampato pericolo».

«Il cambiamento dei parametri non è dunque in discussione fino al 3 dicembre» ha aggiunto Boccia. Lo stesso presidente del Consiglio Giuseppe Conte, difendendo il metodo scelto ha però ammesso la necessitĂ  di «fare di più» e «rendere ancora piĂą chiari e trasparenti i parametri». Chiarezza chiesta anche dal presidente dell’Anci Antonio De Caro all’assemblea dei comuni. Di qui la decisione di istituire un tavolo tecnico che entro fine novembre dovrĂ  individuare una soluzione che non metta in discussione la scelta dei parametri e allo stesso tempo semplifichi il processo. Se i criteri restano, non significa che non possano esserci una serie di “aggiustamenti” a livello territoriale prima del 3 dicembre. Innanzitutto per quelle regioni che per prime sono entrare in zona rossa: in Piemonte e Lombardia, ad esempio, giĂ  si registrano valori da zona arancione che, se confermati con il monitoraggio del 27 novembre, potrebbero portarle fuori dalle restrizioni piĂą dure. Le Regioni possono inoltre autonomamente intervenire per allentare le misure in quelle province dove il contagio è meno diffuso. Una possibilitĂ , come ha ricordato il premier, giĂ  prevista dal Dpcm: «c’è un meccanismo che consente, sulla base di dati oggettivi e su richiesta del presidente della Regione, di farlo».

L’altra questione principale della riunione tra Governo e Regioni è stato il nuovo Dpcm, quello che dovrebbe dare le indicazioni per il periodo natalizio. Dal premier ai ministri fino agli scienziati, tutti continuano a ripetere che non sarĂ  un Natale come gli altri e che, seppur con qualche inevitabile concessione, non sarĂ  certo un liberi tutti. «Dobbiamo predisporci ad un Natale piĂą sobrio: veglioni, festeggiamenti, baci e abbracci non è possibile – ha ripetuto anche oggi Conte – Una settimana di socialitĂ  scatenata significherebbe pagare a gennaio un innalzamento brusco della curva». «Il cenone classico, con 20 persone, quest’anno non ce lo possiamo permettere» conferma il coordinatore del Comitato tecnico scientifico Agostino Miozzo che lancia però un altro allarme: va evitato in tutti i modi l’assalto a negozi e grandi magazzini per lo shopping natalizio. Qualche apertura però ci sarĂ , come conferma lo stesso premier, per consentire alle famiglie di stare insieme e soprattutto per non affossare ulteriormente l’intero commercio e il turismo. La linea da seguire verrĂ  decisa nei prossimi giorni, anche confidando sul fatto che le misure prese a partire dal 24 ottobre frenino la diffusione del virus. Una delle ipotesi sul tavolo è quella di un ‘Dpcm pontè per il periodo natalizio che sospenda l’automatismo delle fasce, allenti il coprifuoco nazionale, consenta l’apertura serale di bar e ristoranti e lo spostamento anche tra le regioni ‘rossè e ‘arancionì per raggiungere i parenti piĂą stretti, allunghi l’orario dei negozi, preveda un nuovo protocollo per le messe e le cerimonie religiose, indichi i divieti per la notte di capodanno, compreso lo stop a qualsiasi assembramento nelle piazze. «Parlare ora di Natale vuol dire fare un dibattito surreale e lunare – dice Boccia – pensiamo a medici e infermieri quando tiriamo fuori il cenone».

Open chat
Ciao,
chiedici la tua canzone