“E questo mi ha salvato”, afferma sicuro Ettore che da Pasqua risulta guarito: veramente una risurrezione. Solo il 30 marzo era uscito dal coma farmacologico. “Mi sono addormentato a Bergamo, la mia città – dice a Repubblica Tv – e mi sono svegliato a Palermo”. Ma non ci credeva, medici e infermieri glielo dicevano, ma lui pensava fosse un scherzo, un modo per tirarlo un po' su.
“Pregavo, pregavo tanto – aggiunge Ettore Consonni – a settembre si sposa l'ultima figlia e poi devo fare il padrino alla mia nipotina… 'Mi raccomando, tieni duro. che ti aspettiamo', mi diceva la mia famiglia… siamo molto legati. I miei nipoti mi hanno mandato i disegni, 'Forza nonno', hanno scritto, e sono qui che sto bene”. Ricorda: “L'ultima cosa che ho sentito è che a Bergamo non c'era più posto. Poi il buio. Qui a Palermo, in Rianimazione sentivo l'accento siciliano, ma pensavo a qualche medico emigrato. Mi dicevano che ero a Palermo, ma pensavo mi canzonassero”.
E commosso prosegue: “Qui mi hanno resuscitato, grazie! Ci sono infermieri e medici speciali, mi hanno salvato la vita: piangevo e mi consolavano, mi portavano i biscottini, gli arancini, e anche il telefonino per vedere e sentire la mia famiglia”. Vuole tornare a Bergamo, anche se la situazione è difficile: “Mia moglie mi ha detto che lì è come se si fosse in guerra”. Tornerà nella sua città, è certo, sano e salvo, ma lui che ha impressi sulla pelle vari tatuaggi, promette: “La Sicilia me la tatuerò sul cuore”.