E’ una questione che mi sono posto da tempo. Nel senso che noi abbiamo un patrimonio – inteso nelle sue mille sfaccettature – immenso e variagato. Immenso perché abbraccia più secoli. Anzi copre l’intera storia dal periodo preistorico fino ai giorni nostri. Variegato in quanto presenta una varietà notevole di tipologie patrimoniali. Nonostante questa ricchezza mi sono accorto che il grado di interessamento dell’insieme delle popolazioni di Carlentini, Francofonte e Lentini è molto basso. Esso è circoscritto a un insieme di associazioni e circoli ristretti. Così non si può andare avanti per il semplice motivo che si rischia che il nostro patrimonio storico diventi oggetto di attenzione da parte di pochi. Mentre dovrebbe essere oggetto di attenzione di larghi strati della popolazione del nostro “triangolo”. Il motivo? Da quella storia potrebbe originarsi il rilancio compressivo di un territorio che da decenni sembra aver perso il senso della sua storia e del suo presente. Vogliamo capire che la storia patria è un potente motore per la crescita civile, culturale, sociale ed economica di noi stessi. Ossia di noi cittadini che abitiamo Carlentini, Francofonte e Lentini. Non bastano conferenze e simposi. Ci vuole un’altra ottica. Un’ottica che parte da una constatazione molto basilare (in apparenza). La nostra storia è una “risorsa locale” di basilare iportanza e forza. Essa – la nostra storia – rappresenta il serbatorio mediante il quale un territorio alimenta il suo presente e tutto ciò che assicura il benessere e il progresso del medesimo. Qui si ha la cattiva prassi di considerare la nostra storia sotto un punto meramente conservativo. E qui sbagliamo di grosso. Se non si riesce ad avere un approccio dinamico tutti i discorsi sullo sviluppo turistico e altro ancora appariranno vuoti e privi di senso. Insomma cosa ne vogliamo fare della nostra storia? E’ qjuesto il “quid” che dovrebbe iportare a tutti noi. Sia autorità pubbliche che semplici cittadini. Lo vogliamo fare questo sforzo?