ROMA – Circa due mesi fa, su indicazione della commissione Politiche agricole della Conferenza delle Regioni e su delega del ministro alla Transizione ecologica Roberto Cingolani, la sottosegretaria Vannia Gava aveva proposto una bozza di decreto interministeriale che prevedeva due sostanziali modifiche all’articolo 19 della legge 157 del 1992: l’ampliamento del periodo di caccia al cinghiale e la possibilità da parte delle Regioni di effettuare piani di controllo e selezione nelle aree protette.
“Dopo quasi 60 giorni, – dichiara il coordinatore della Commissione politiche agricole della Conferenza delle Regioni, l’assessore del Veneto, Federico Caner – tutto ancora tace: non si ha più alcuna notizia del decreto e del suo iter anche se pare che la proposta del MITE sia da tempo stata inviata ai ministeri concertanti. Siamo dinanzi a un incredibile affronto verso tutti gli assessori regionali che hanno sostenuto all’unanimità l’iniziativa, così come tutti i Presidenti delle Regioni che l’avevano approvata in Conferenza delle Regioni e, soprattutto, nei confronti dell’intero mondo agricolo, che paga a caro prezzo le conseguenze devastanti di un’emergenza cinghiali ormai già fuori controllo”.
“Crediamo – aggiunge – che il tempo delle false promesse e delle inutili attese sia davvero terminato, così come quello di posizioni estremiste e completamente fuori dalle realtà, che all’interno del governo stesso stanno ostacolando di fatto una proposta capace di dare una prima, vera risposta efficace all’emergenza!
Per tali ragioni, abbiamo deciso tutti insieme di convocare un incontro con lo stampa il prossimo 14 luglio alle 11 presso la sede della Conferenza delle Regioni a Roma (in via Parigi 11) . Un evento di denuncia, per alzare ulteriormente l’attenzione mediatica e per fare chiarezza su un problema gravissimo, che col passare dei giorni rischia di diventare irrisolvibile”.
“Noi assessori delle Regioni e delle Province autonome- conclude Caner – continuiamo a lottare in prima linea a tutela dei nostri territori, ma dobbiamo essere messi nelle condizioni di farlo. Oggi il Governo, o meglio parte di esso, non ce lo consente. Le manifestazioni di protesta, in caso di mancate risposte, saranno sempre più eclatanti”