FLORIDIA – E’ stato benedetto, sabato scorso, il nuovo portone della Parrocchia Madonna Maria Santissima del Carmelo. Il portone è stato donato dal Signor Bica che ha ricoperto le spese. I lavori sono stati eseguiti della ditta Scrofani di Palazzolo Acreide. Il parroco della Chiesa del Carmine Padre Salvatore Savaglia nella sua omelia per la Benedizione del portone ha sottolineato: “L’inaugurazione della nuova porta della nostra chiesa è stato, infatti, un momento atteso e desiderato da molti anni, un evento che oggi il Signore ci concede la grazia di vedere realizzato, benedicendo questa nuova porta e consacrandola al suo onore. La porta precedente era stata collocata subito dopo la Prima guerra mondiale, in anni in cui si soffrivano stenti e si sentivano non di rado i morsi della fame; anni, tuttavia, in cui le generazioni di sacerdoti e di fedeli che ci hanno preceduto nella fede non si sono mai risparmiate nel garantire bellezza e dignità a questo nobile tempio. La facciata, già crollata col terremoto del 1908, dovette essere ricostruita totalmente. Era allora parroco il canonico Paolo Castello, il quale animò un grande e faticoso movimento di rinnovamento che coinvolse la generosità di moltissimi fedeli; in quel contesto di riedificazione, anche la porta della Chiesa fu realizzata ex novo nel 1925, ad opera di Sebastiano Giuliano da Palazzolo Acreide. Oggi abbiamo un onore di portata storica: sostituendo quella porta, ormai rovinata, vogliamo continuare l’opera di abbellimento della nostra chiesa in una catena ideale — in questi anni mai interrotta — che ci unisce a chi ci ha preceduto e che ci responsabilizza davanti alle generazioni che verranno. Nel Vangelo appena proclamato, abbiamo ascoltato le parole del Signore Gesù: «Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvato; entrerà e uscirà e troverà pascolo» (Gv 10,9). Guardando a questa nuova porta – aggiunge Padre Savaglia – non possiamo che vedervi l’immagine dello stesso Signore Gesù che ci invita a passare attraverso di lui per trovare salvezza. Egli è la porta che ci chiede di essere attraversata, perché dentro la sua vita divina ciascuno di noi possa scoprire in pienezza la sua chiamata battesimale. Egli è la porta per la quale la divinità del Creatore entra nella nostra storia umana: storia fatta di bellezza e di peccato, di debolezza e di santità di vita. Un’epigrafe augurale latina ,che nell’antichità si poneva di frequente sopra le porte delle case, recitava: ostium non hostium — questa porta non è per i nemici. Cogliendo l’assonanza dei termini, si riservava il passaggio alle sole persone amiche. Tuttavia, la porta della chiesa, immagine di Cristo, ci ricorda che chi entra nella casa del Signore non è mai nostro nemico, perché passa attraverso Cristo stesso. La chiesa è la dimora di Dio con gli uomini e degli uomini resi amici del Padre dal sangue prezioso del Signore Gesù. Dentro la Chiesa mai troveremo nemici da fronteggiare o dai quali bisogna difendersi, ma amici da amare che hanno lavato le proprie vesti nel sangue dell’Agnello. Fuori non deve rimanervi nessun fratello, ma piuttosto i nostri nemici spirituali: il peccato, l’orgoglio, la maldicenza, la divisione, la presunzione, l’egoismo. Chi passa attraverso Cristo è reso figlio di Dio dalla sua morte e risurrezione; perciò, dentro il tempio del Signore, siamo chiamati a gioire per la salvezza di ciascun fratello, soprattutto di chi — indebolito dal suo peccato e dalla sua fragilità umana — ha più bisogno di compassione e di misericordia. «Sforzatevi di entrare per la porta stretta» — ci chiede il Signore. I cristiani sono coloro che entrano e che escono per condurre i fratelli a Cristo. La Chiesa in uscita – afferma -, che il Santo Padre ci invita ad incarnare nelle nostre comunità, ha sempre come meta la casa del Signore: si esce perché dai confini di ogni esistenza si riconducano a Cristo i fratelli, unico centro del nostro esistere. Egli ci dice ancora «Io sto alla porta e busso», perché desidera entrare in noi e farci amici suoi; bussa alla nostra porta, non si ferma dinanzi alle nostre chiusure al suo amore e alla sua grazia. Come davanti alla tomba di Lazzaro, egli ci chiama a venire fuori, a lasciarci raggiungere dalla pienezza di vita che solamente lui può darci. Egli bussa alla porta del cuore di ciascuno perché noi varchiamo la porta della sua Chiesa e, nella comunità santa dei battezzati, ci lasciamo raggiungere dalla verità della sua Parola e dalla grazia dei sacramenti. Nel rendere grazie al Signore per il dono della nuova porta della nostra chiesa, una doverosa espressione di riconoscenza va rivolta a coloro che hanno permesso la realizzazione di questo giorno di festa”.
Salvo Pappalardo