Francofonte, i  piccoli coltivatori potrebbero scomparire. protesta per evitare il rischio della morte di 200 ettari di agrumeti.

Francofonte, i piccoli coltivatori potrebbero scomparire. protesta per evitare il rischio della morte di 200 ettari di agrumeti.

FRANCOFONTE. Gli agricoltori dell’ex cooperativa Monafacone scenderanno in piazza la prossima settimana per protestare contro la mancata risoluzione burocratica, la liquidazione della cooperativa e il mancato accesso al pozzo condominiale per permettere l’erogazione dell’acqua per usi irrigui. L’empasse rischia di far morire 200 ettari di terreno agrumetato e buona parte dell’economia agricola d’eccellenza del comune di Francofonte. “Una storia lunga e assai controversa – hanno detto – che vede contrapporsi la Regione Siciliana, nelle vesti del commissario liquidatore Alessandra Fiaccabrino, e gli agricoltori – proprietari e assegnatari degli agrumeti, soci della ormai ex cooperativa Monfalcone”. La Cooperativa ex Monfalcone fu sciolta d’autorità nel luglio del 2016 e messa in stato di liquidazione per una serie di inadempimenti addebitati agli ex amministratori. “A tutt’oggi nessun atto, se non la vendita del pozzo cooperativo, vendita poi ritirata, pare sia stato effettuato dal commissario liquidatore che rifiuta qualsiasi dialogo con gli ex soci non riconoscendogli alcun diritto”. Allo sciopero che sarà effettuato dagli agricoltori hanno aderito i movimenti ambientalisti, il “Comitato No impianto S. Biagio” di Francofonte, il movimento “Mille papaveri rossi”, il Movimento Riscatto, Soccorso Contadino e il Comitato territoriale Antudo di Lentini. “Forse dietro c’è la mano di chi pregusta l’acquisto – hanno detto gli agricoltori – di una delle zone più fertili del territorio di Francofonte. Si rende impossibile la vita ai piccoli agricoltori impedendo loro di irrigare gli agrumeti; si lascia quindi che gli agrumeti deperiscano; si insinua il sospetto di “alto pericolo di infiltrazioni mafiose” in modo che le istituzioni territoriali siano dissuase da metterci il naso; si sollecita la guardia di finanza affinché “indaghi” e “intimidisca” gli agricoltori; si mette all’asta il pozzo d’acqua cooperativo senza tenere in conto degli altri aventi diritto, ignorando le proposte e lo sforzo degli agricoltori disponibili a caricarsi sulle spalle il piano di risanamento debitorio della cooperativa”.

Open chat
Ciao,
chiedici la tua canzone