di Angelo Lopresti
FRANCOFONTE – Con Il nuovo DPCM sono gli amministratori locali a scegliere cosa fare e il rischio di un secondo lockdown fa aumentare l’ansia di giorno in giorno tra la gente. E i tre casi positivi da Covid-19 che sono stati accertati negli ultimi giorni fanno temere il peggio per l’economia di Francofonte. Anche se la situazione è sotto controllo come ha rassicurato il sindaco Daniele Lentini ed è ben diversa rispetto alle città circostanti. Tuttavia le perplessità sull’evoluzioni rimangono. “Ogni mattina guardo con attenzione la curva nazionale dei contagi augurando che arrivino segnali di rallentamento-afferma una mamma mentre accompagna il figlio a scuola-. Una nuova chiusura non ce possiamo permettercela. Sarebbe il crollo per questa città.Personalmente, se dovessi perdere il lavoro che svolgo come domestica in una famiglia di anziani sarò rovinata. Mio marito è un lavoratore stagionale e oltre a pagare un mutuo siamo quattro in famiglia”. Lo spettro di rivivere l’esperienza di aprile comunque resta lontano, allora Francofonte fu chiusa in forma preventiva con un solo varco di accesso e non si registrarono casi. Adesso se i dati nazionali sul numero dei contagiati mettono paura,ancor di più quelli locali che pian piano vengono fuori confermando così il diffondersi del virus e trasformandosi in una spada di Damocle per la collettività. Così chi ha paura di ammalarsi chiede subito misure restrittive, come: controlli serrati; orari ridotti per negozi, palestre, ristoranti ed esercizi aperti al pubblico;chiusura dei cimiteri nei festivi e dei parchi pubblici; stop alla movida del fine settimana. C’è anche chi è più radicale a tal punto da proporre la programmazione di mini lockdown territoriali. E questo a Francofonte lo chiedono soprattutto gli anziani, ma anche molte persone che con l’arrivo del freddo temono che il virus prenda il sopravvento. Lo scrivono sui social, lo dicono a chi incontrano per strada e lo chiedono ai rappresentanti istituzionali. “Il fatto che nel nostro comune ci sono tre casi accertati di gente che è positiva al coronavirus non vuol dire che non ci sono dieci volte tanto persone asintomatiche che possono essere potenziali trasmettitori del virus – dice Mimma Lorefice, pensionata-. Visto che molti non credono nella sua diffusione certa del virus e assumo comportamenti irresponsabili contro legge è il caso che si prendano provvedimenti forti. Quando tutto si è fermato i contagi sono quasi scomparsi”. La gente così si divide sulle decisioni del DPCM di modificare gli orari di apertura e chiusura per i servizi di bar e ristorazione e di dare ai sindaci la possibilità di chiudere strade e piazze dove solitamente si creano assembramenti. ”Francofonte vive di monocoltura e in parte di terziario – aggiungono all’unisono i titolari dei Bar-. Un’altra chiusura non c’è la possiamo permettere, il lavoro è notevolmente ridotto. Molte persone non vengono a consumare come prima o per mancanza di soldi oppure perché impaurite. Abbiamo licenziato il 70 per cento del personale e ridotto le forniture. Siamo al limite del collasso. Molti degli aiuti promessi dal governo ancora dobbiamo averli e in molti casi ci sono stati negati perché i requisiti richiesti erano tanti”.