“Inseguendo Caravaggio” il libro di Vania Colasanti presentato nella Chiesa dei Siciliani a Roma

“Inseguendo Caravaggio” il libro di Vania Colasanti presentato nella Chiesa dei Siciliani a Roma

di Ludovico Falzone
ROMA – Nella chiesa Santa Maria Odigitria dei Siciliani a Roma il 5 aprile si è tenuta, a cura dell’Associazione culturale “Antonello da Messina”, la presentazione del libro “Inseguendo Caravaggio – nei suoi luoghi e nei suoi quadri”, scritto dalla giornalista Rai Vania Colasanti.
L’evento è stato introdotto da Mons. Renzo Giuliano, Primicerio dell’Arciconfraternita di Santa Maria Odigitria, che ha ricordato l’importanza della bellezza in un’ottica non solo creaturale, ma intellettiva, che va oltre l’estetica e che dà logica all’intelligenza umana. È, inoltre, importante l’idea del viaggio, soprattutto durante questo Anno Santo, –aggiunge il Monsignore – durante il quale ogni cristiano è chiamato al pellegrinaggio, che non deve solo basarsi sulla gnosi, ma soprattutto sull’incarnazione; lo stesso viaggio metaforico che si può compiere attraverso le opere di Caravaggio.
Ad introdurre l’autrice e l’opera è stata Milena Romeo, giornalista e Presidente dell’Associazione, la quale ha posto l’accento sulla capacità dell’autrice di descrivere la geografia umana e artistica di Caravaggio, intrecciando i luoghi vissuti alle opere realizzate, che interessa aree come la Lombardia, Roma, Napoli, la Sicilia a Malta. L’oggetto del libro è proprio la topografia, “andando a cercare” l’artista in tutti i luoghi i personaggi e gli oggetti – dice l’autrice – che hanno avuto una certa importanza per la realizzazione delle opere, incrociando l’universo umano, caratterizzato da una galleria di nomi quali: il cardinale Francesco Maria Bourbon del Monte Santa Maria, Vincenzo Giustiniani, Cecco Boneri, Annuccia, Prudenza Bruna, Mario Minniti, Lena, Fillide, Costanza Sforza Colonna.
In questo viaggio artistico viene descritto il rapporto tra l’artista e la città di Roma, che alla fine del Cinquecento con la sua teatralità cattura l’attenzione del Merisi e che ne rappresenta da un lato la volontà di rinascere dopo il sacco dei lanzichenecchi di Carlo V del 1527, dall’altro il bisogno di esibire la fede all’indomani della riforma luterana. Caravaggio si inserisce, quindi, nel contesto di una realtà di affascinante fermento verso cui l’artista invano in seguito anelerà tornare.
Il personaggio viene descritto, dunque, nella sua totalità, come uomo alla ricerca della verità e che restituisce attraverso le sue opere l’avvenimento cristiano, rappresentandone la carnalità. Uomo di cifra rivoluzionaria, non eversiva, ma che si pone al centro della Chiesa con tutto il suo dramma e la sua ricerca autentica, a tal punto da essere definito dallo storico d’arte Marco Bona Castellotti “la figura del grande paradosso”.
La parola passa poi all’autrice, che attraverso alcune immagini, ha raccontato la genesi del libro e del suo viaggio insieme alla fotografa Gina De Bellis nei documenti e nei luoghi di Michelangelo Merisi, cercando di inscenare situazioni, risse e momenti di vita negli scorci, nei vicoli rimasti ancora quasi intatti dopo secoli, il cui riscontro è ben visibile nel raffronto con le opere dell’artista. Un linguaggio a tratti poetico nelle descrizioni della Colasanti, che immagina le donne di Caravaggio che diventano personaggi biblici, come Giuditta, nella quotidiana realtà vissuta dall’artista. Un altro esempio può esser fatto per l’opera che raffigura la “Madonna di Loreto dei Pellegrini”, in cui lo stipite della porta su cui si appoggia la Madonna potrebbe coincidere con la porta d’ingresso della casa romana dell’artista, nel vicolo del Divino Amore a Campo Marzio. I pochi riferimenti architettonici riscontrabili nelle opere dell’artista possono trovare riscontro tutt’ora in alcuni frammenti rimasti incancellati dal tempo.
«Mi piace posare il nostro sguardo su ciò che vedeva Caravaggio» queste le parole dell’autrice che, in un’indagine dettagliata su quali potessero essere gli ambienti e gli oggetti utilizzati dell’artista, tenta in questo libro di descrivere in maniera narrativa la fonte delle scelte cromatiche e sinestetiche che hanno influenzato il pittore.
L’argomentazione si sposta poi sul rapporto tra Caravaggio e la Sicilia, una terra in cui trova riparo nell’attesa di tornare a Roma. Una personalità controversa e dalle mille sfaccettature, che si può ancor meglio comprendere dalla descrizione di Francesco Susinno, un pittore messinese dell’epoca, il quale racconta che Caravaggio era solito andare a letto vestito con il suo pugnale al fianco che mai lasciava: per l’inquietitudini dell’animo suo più agitato che non è il mare di Messina colle sue precipitose correnti che or salgono, or scendono.
L’evento è stato arricchito dalla presenza di Davide Rigaglia, restauratore di beni culturali, che ha raccontato la sua esperienza nel lavoro di restaurazione del “Cenacolo” di Alonso Rodriguez, allievo tra i più importanti di Caravaggio. L’unica opera ad olio su muro realizzata dall’artista, staccata dal muro nel 1951 e ricollocata su una grande tela oggi al comune di Messina. Ciò che incuriosisce maggiormente Rigaglia è il fatto che Caravaggio era lombardo, così come i tanti pittori dell’epoca che da paesi limitrofi ai laghi lombardi cominciano a diffondere la loro arte in tutta l’Italia. In questo contesto si inserisce anche l’esperienza di Caravaggio. Il restauratore con perizia di dettagli tecnici ha parlato di numerose sue esperienze all’interno di chiese, come a San Gregorio dei Muratori, e di opere il cui studio non risulta sempre così semplice e la cui interpretazione non è mai immediata.
Un pomeriggio all’insegna della storia dell’arte e degli avvenimenti che hanno caratterizzato la vita e le opere di un’artista, di cui ancora aleggia un irrisolto mistero.

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