Interazione tra delfini e altre specie vulnerabili con la pesca Pescatori e ricercatori sperimentano soluzioni

Interazione tra delfini e altre specie vulnerabili con la pesca Pescatori e ricercatori sperimentano soluzioni

È la Sicilia orientale la regione scelta dalla Commissione Generale per la Pesca nel Mediterraneo (CGPM) della FAO, per implementare gli studi e sperimentazioni sulle flotte di pesca affinché le interazioni con le specie marine vulnerabili vengano ridotte.

Cetacei, squali, tartarughe e uccelli marini possono essere catturati accidentalmente dagli attrezzi da pesca utilizzati dai pescatori professionali nella ricerca di altre specie bersaglio. Questo può causare il ferimento o la morte di animali non destinati al mercato ittico, determinando al contempo un’importante perdita di biodiversità per l’ecosistema marino. In aggiunta, spesso i delfini si avvicinano ai pescherecci per predare il pesce catturato in ami e reti, provocando ingenti danni sia al pescato che agli attrezzi, nonché rischiando di restare intrappolati a loro volta. Tale fenomeno interessa maggiormente la piccola pesca artigianale, e viene definito “Depredazione”, con ripercussioni sia di tipo ambientale che economico e sociale.

Da qui, la denominazione del progetto in corso “Depredation-3”, abbreviazione del titolo “Attività di monitoraggio e misure di mitigazione per ridurre la predazione degli attrezzi da pesca artigianale ad opera dei delfini nel Mar Ionio occidentale”. Si tratta del terzo lavoro realizzato dall’Associazione Marecamp in Sicilia orientale su tale tematica, la quale negli ultimi anni ha dimostrato di avere delle importanti intuizioni nel campo della conservazione della fauna marina.

Marecamp ha attivato una rete composta da pescatori artigianali che collaborano con i ricercatori per monitorare la presenza e distribuzione di specie marine a rischio di estinzione, e testare innovativi metodi di pesca e dispositivi accessori utili per ridurre gli eventi di interazione di delfini e altre specie vulnerabili con le attività di prelievo ittico.

I “Laboratori galleggianti” in questione, rappresentati dai pescherecci, uniti alle imbarcazioni scientifiche dell’Associazione, sono il fulcro del lavoro in campo di una squadra di biologi osservatori che già da 5 mesi raccoglie informazioni sullo sforzo di pesca e i casi di depredazione e by-catch lungo tutta l’area d’azione del progetto, coinvolgendo una ventina di marinerie che vanno da Messina a Portopalo di Capo Passero.

Tra le specie maggiormente minacciate nell’area vi sono elasmobranchi come Trigoni (Dasyatis pastinaca), Verdesche (Prionace glauca), Squali capopiatto (Cetorhinus maximus), uccelli marini come Berte maggiori (Calonectris diomedea), tartarughe marine come la Comune (Caretta caretta) e la liuto (Dermochelys coriacea), e delfini come il Tursiope (Tursiops truncatus). Le sperimentazioni per ridurre o eliminare il tasso di interazione di questi gruppi vulnerabili con la pesca sono in corso nelle aree costiere del Mar Ionio occidentale, e i loro risultati saranno condivisi nei prossimi mesi in occasione di un Workshop internazionale al quale parteciperanno esperti provenienti da diversi Paesi del Mar Mediterraneo e Mar Nero che lavorano costantemente per i ridurre nel lungo termine i rischi di sopravvivenza delle specie ritenute in pericolo.

Il progetto è finanziato dalla Commissione Generale per la Pesca nel Mediterraneo (CGPM) della FAO, e vede come partner l’Accordo sulla Conservazione dei Cetacei nel Mar Nero, Mar Mediterraneo e Aree Atlantiche Contigue (ACCOBAMS), per il quale la valutazione e la mitigazione dei conflitti delle attività di pesca con balene, delfini e focene sono di primaria importanza.

“Questo progetto rappresenta un passo cruciale verso la conservazione delle risorse marine. Desidero esprimere la mia sincera gratitudine a tutta la comunità di pescatori e ai colleghi collaboratori (Dario Garofalo, Alessandra Raffa, Helen Accolla, e Pietro di Bari in primis) per il loro impegno e dedizione nel progetto Depredation-3. Tutti i nostri sforzi sono essenziali per la protezione delle specie marine vulnerabili e la promozione di pratiche di pesca sostenibili” dichiara Clara Monaco, coordinatore del progetto.

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