Intervista a Carlo Lauricella, Tesoriere della Federation of Italian-American Organizations di Brooklyn   

Intervista a Carlo Lauricella, Tesoriere della Federation of Italian-American Organizations di Brooklyn   

72 anni,  nato a Cinisi in provincia di Palermo, da 55 anni a New York.Imprenditore in pensione. Tesoriere della F.I.A.O. (Federation of Italian-American Organizations of Brooklyn) e Chairman del programma sportivo e sociale.

Come viene vista l’Italia dall’America?

L’Italia è conosciuta perché nazione alleata ed amica. E’ tra i Paesi più apprezzati per la presenza a Roma del Vaticano e della cristianità, come meta ambita per il turismo, per la sua storia, i suoi monumenti e le opere d’arte. Molto ricercato il Made in Italy, nel settore del buon gusto, nella moda e nell’eleganza ma anche sui prodotti della gastronomia, così come si vede nella promozione dei prodotti italiani. D’altronde, negli ultimi anni, qui in America c’è stata una vera e propria invasione di italiani. Senti spesso gente che parla italiano.

Come vive la comunità italiana?

Abbastanza bene. La comunità italo-americana occupa una posizione medio-alta  nella società locale, nei settori dell’economia, del commercio e delle industria  ma anche della politica.

Gli italo-americani amano l’America perché ha dato loro benessere e serenità. Portano la mano destra all’altezza del cuore quando ascoltano l’inno nazionale americano. Ma, nella stragrande maggioranza, mantengono vivo il sentimento di orgoglio e di amore nei confronti dell’Italia mai dismessi. Ne seguono gli accadimenti, si commuovono, gioiscono, se ne preoccupano.

L’orgoglio della italianità è la molla costante. Emblematico il passaparola euforico per la recente quotazione della Ferrari in borsa o per l’Expo di Milano o per l’anno Santo voluto da Papa Francesco. Privilegiano i prodotti provenienti dall’Italia, anche nel settore alimentare.

Da tempo si è diffusa l’abitudine di seguire i programmi televisivi italiani come Porta a Porta, Report, Che tempo che fa, etc. e quindi si aggiornano sull’Italia.

Sessanta anni addietro, gli italiani che arrivavano venivano quasi tollerati. Non conoscevano la lingua, erano operai ed artigiani in cerca di lavoro.

Quelli che arrivano oggi vengono per affari e  conoscono la lingua. Molti sono operai specializzati, professionisti in cerca di perfezionamento, tantissimi i giovani laureati in cerca di lavoro.

Tristezza per la politica dei Governi italiani degli ultimi anni. Puntano e sperano sul   Presidente del Consiglio Renzi per il suo dinamismo ed i progetti di rinnovamento e di riforme nella speranza che apra una svolta nuova di risveglio e crescita dell’economia italiana.

Si può dire che in realtà l’America sia uscita dalla crisi economica?

Certamente sì,  la crisi è diventata solo un ricordo.  I provvedimenti governativi di regolamentazione dell’economia hanno determinato una generale ripresa in tutti i settori, riducendo al 5-6% la disoccupazione.  La gente lavora, New York  è un grande cantiere, con effetti positivi anche per la comunità italiana. Possiamo affermare che è diminuita la situazione di chi sta meno bene.

Come vengono accolti i giovani italiani in cerca di lavoro?

Posso dire  positivamente. Quelli che hanno una specializzazione e conoscono una lingua trovano con più facilità lavoro. Ma in genere l’America è ospitale.

Anch’io ho una esperienza personale avendo ospitato due giovani, marito e moglie. Roberto  è un ingegnere di robotica e di elettronica e Samantha  una dottoressa che fa l’avvocato come civilista. Dopo tre anni si sono inseriti nella società  americana raggiungendo risultati incredibili. Roberto lavora per una azienda di robotica in California, è diventato un grande ingegnere e scrive anche  libri di ricerca.

Ricordo un giovane siciliano, appena laureato in medicina, arrivato in America per  specializzarsi in ortopedia in un grande  ospedale americano. Dopo qualche anno, sente il bisogno di rientrare in Italia, a Modena, dove diventa primario di ortopedia ma la nostalgia lo porta a ritornare in Sicilia per trapiantare le sue esperienze. Diventando risorsa per la propria terra.

Voglio assolutamente portare  il ringraziamento e la gratitudine di tantissimi di noi a Sicilia Mondo per i suoi 50 anni al servizio dei siciliani.

Indimenticabile nella mia memoria la celebrazione dei 40 anni di Sicilia Mondo a Catania in concomitanza con la festa di Sant’Agata, con l’incontro degli oltre 100 presidenti di associazioni siciliane provenienti da tutto il mondo.

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