Intervista a Galoni: “Bisogna amare il proprio tempo per quanto storto sia”

Intervista a Galoni: “Bisogna amare il proprio tempo per quanto storto sia”

Già disponibile in tutti i digital store, “Cronache di un tempo storto” è il nuovo album di Galoni che – fortemente influenzato dalle letture di Raymond Carver, Michail Bulgakov e Cormac McCarthy – pubblica un disco maturo e ispirato, composto da undici brani inediti che, con un approccio diaristico e giornalistico, ripercorrono un tempo complesso e “storto”, come quello della storia più recente, alternandolo a piccoli racconti autobiografici, per tracciare una vera e propria mappa delle relazioni umane.

Eventi come il crollo del ponte Morandi, la tragedia nel canale di Sicilia, il lockdown e il negazionismo dilagante si sovrappongono così alle storie di vita di un uomo qualunque, alle sue paure e ai suoi sentimenti, diventando l’occasione perfetta per raccontare e raccontarsi, potendo guardare il mondo da una prospettiva differente.

 Intervista a Galoni, “Cronache di un tempo storto”

Ciao Emanuele, bentrovato su Radio Una Voce Vicina InBlu. Come stai?

Abbastanza bene, grazie!

Cronache di un tempo storto” è il tuo nuovo album di inediti. Ci racconti la sua genesi? 

Ho cominciato a scriverlo durante la pandemia. Avevo già il titolo, che mi era stato suggerito da un paio di brani che avevo già pronti: “Sui piani alti di un palazzo”, scritto dopo il disastro del Ponte Morandi e “Come il cobalto negli iPhone”, una canzone sul naufragio nel Canale di Sicilia del 2015.

Poi è arrivato il lookdown e sono usciti fuori “L’esercizio fisico di piangere” e “Gino”: la prima è il racconto della mia quarantena, in soggettiva, mentre la seconda è una riflessione sul negazionismo in generale. Infine, sono sbucate fuori delle cronache personali, che si sono incastrate bene con una storia più grande e collettiva. 

Questo disco arriva a cinque anni di distanza da “Incontinenti alla deriva” e in questo arco di tempo di cose ne sono successe parecchie. Tu, personalmente, come hai vissuto questi ultimi cinque anni? 

Per ovvi motivi storici, sono stati anni scanditi da profonde riflessioni e credo che valga un po’ per tutti. Nel frattempo, ho scritto un po’ di canzoni e alcune sono andate a finire in questo disco. Ho buttato giù anche un libro di racconti, ma questa è un’altra storia e non so se vedranno la luce.  

Non devi aver paura di niente” è un brano ispirato da “The Road” di Corman McCarthy. Quanto e come la letteratura influenza la tua musica?

Mi accorgo spesso che, forse, è più la letteratura che la musica che ascolto ad influenzarmi. La mia discografia è disseminata di ricordi letterari. “The Road“, in particolare, mi ha colpito e commosso, tanto che l’ho fatto leggere anche ai miei studenti. 

A questo proposito, ci sono altre discipline artistiche (cinema, fotografia, pittura, ecc.) dalle quali ti capita spesso di trarre ispirazione per la creazione di  nuova musica? 

Forse la fotografia, ma intesa come istantanea che riesco a fissare con una canzone. Mi piace narrare e descrivere, fissare immagini, mettere l’ascoltatore in una scena di vita quotidiana. 

Questo tuo nuovo lavoro si chiude con dei “Buoni propositi per il nuovo anno”. Potessi cambiare 3 cose della nostra società o, più in generale, di ciò che ci sta intorno, cosa modificheresti? 

Mah, le prime che mi vengono in mente sono: l’ambizione di alcuni di portare il mondo dove l’umanità non è ancora pronta, e mi riferisco alla tecnologia; il trattamento approssimativo che si fa della memoria storica e la polemica in generale, soprattutto per essere virali sui social.

Cosa, invece, vorresti custodire, per poi consegnarlo alle nuove generazioni?

Sai, in realtà, le cose degne di essere custodite credo che non appartengano ad un tempo specifico. Sono lì da sempre e non dovranno essere consegnate, perché le nuove generazioni le troveranno da sole. 

Dopo le prime due date a Roma e Milano, hai in programma altri live per presentare dal vivo “Cronache di un tempo storto”? Cosa dobbiamo aspettarci? 

A metà giugno usciranno le altre date estive del tour. Aspettatevi solo cose buone!

 In chiusura, credi sia davvero possibile raddrizzare questo tempo storto? Qual è, secondo te, il primo passo da compiere? 

Assolutamente no, il tempo è storto da sempre. Ogni epoca ha avuto le sue piaghe. Ognuno odia ma, allo stesso tempo, ama il proprio tempo, non fosse altro che per il fatto che conosce davvero solo quello. Il tempo degli altri lo si può studiare e provare a conoscere, ma è quel passato da cui notoriamente purtroppo non si impara nulla. Allora, amiamo il nostro per quanto storto sia, ce lo teniamo e poi andiamo a vedere come va finire.  

 Emanuele, grazie per essere stato qui con noi. Buona musica e in bocca al lupo per tutto!

Grazie a voi e crepi!

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