di Giuseppe Adernò
Oggi è molto comune incontrare qualcuno che si avvicina chiedendo aiuto, e di solito lo fa stendendo la mano. Passiamo accanto a persone, sedute o accasciate per terra che tendono un frammento di cartone che racconta in poche e scarne parole una storia di bisogno, mentre l’altra mano tesa, chiede il dono di un’elemosina.
L’invito dellaIV Giornata Mondiale dei Poveri: “Tendi la tua mano al povero”ha capovolto i termini, invitandoalla “fratellanza”, all’incontro nella “carità cristiana” che va ben oltre la semplice “solidarietà umana” e aggiunge la carica del dono al fratello che chiede,essendo entrambi figli di Dio, Nel povero s’incontra Gesù, come ha ribadito Papa Francesco.
La fratellanza cristiana è una dottrina che risponde all’esortazione di Gesù «amatevi gli uni gli altri» invita a fare un passo avanti, oltre la solidarietà, a “sporcarsi le mani” vivere on gli altri, essere una presenza e non è un generico invito al volersi bene, come spesso lo s’intende oggi, ma un richiamo alla carità soprannaturale, che ha il suo fondamento nella grazia e nella verità.
L’amore cristiano è universale ed è amore alla verità, si fonda sulla verità, che vede, per fede, in ogni uomo un figlio di Dio e della Chiesa.
Laterza enciclica di Papa Francesco “Fratelli tutti.”, firmataad Assisi il 4 ottobre, festa di San Francesco, patrono d’Italia, risuona come messaggiodi fratellanza universale,mettere al centro la dignità della persona umana, segue la scia delle precedentiencicliche “Lumen fidei” del 29 giugno 2013, iniziata da papa Benedetto XVI e integrata e firmata da Francesco, e “Laudato si’” del 24 maggio 2015, accolta e diffusa come enciclica ecologica e verde.
Scritta durante i giorni neri della pandemia del Covid-19, che ha messo in luce le “false sicurezze”ed ha seminato sospetti, diffidenza,mentre i distanziamentiimponevano un nuovo stile di relazioni, che, in certi casi vedevanomortificatala loro fragile trama e prive di socialità, prolunga l’eco dell’appello “Siamo tutti sulla stessa barca” che ha risuonato nella maestosa piazza San Pietro, tristemente vuota, diventa nel testo dell’enciclicauna condanna della “cultura dei muri”, affermando che “i diritti non hanno frontiere”e che “l’amore costruisce ponti” con Dio e tra gli uominied oggi più che mai“serve la dimensione etica nelle relazioni internazionali” per costruireun nuovo umanesimo.
Il Papa esaltaSan Francesco “padre fecondo che ha suscitato il sogno di una società fraterna”, emblema universale di povertà e di carità, di amore verso ogni uomo e verso ogni altra creatura, esiponeincontinuità anche con la dichiarazione interreligiosa del 4 febbraio 2019 firmata ad Abu Dhabi sulla “Fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza comune” ripetendo unappello, condiviso da tanti, ma purtroppo da molti altri disatteso. La “fraternità e amicizia sociale” che Papa Francesco auspica come obiettivo da perseguire sempre, in un contesto globale di rispetto per tutti e per tutto il creato, sono valori che la Chiesa ha sempre custodito e difeso sui quali confluiscono anche le altre religioni.
Senza la fratellanza non si concretizza il messaggio spirituale e religiosoche si riduce adessere soloun insieme di“parole vuote, non realizzate, non incarnate nel vissuto concreto”.
Papa Francesco chiede di abbattere i muri, di uscire dalla paura, di guardare negli occhi l’altro e quando piange le sue lacrime hanno lo stesso colore delle nostre.
Il documento mutua il titolo “Fratres omnes”dalle “Ammonizioni” di San Francesco d’Assisi, che usava quelle parole “per rivolgersi a tutti i fratelli e le sorelle e proporre loro una forma di vita dal sapore di Vangelo ed indica come chiave della fratellanza lo spirito del servizio.
Se una religione non si traduce in servizio concreto verso il prossimo, infatti, perde la sua stessa radice.
Il motivo ispiratore del documento sulla fratellanza prende le mossedalla comune appartenenza alla famiglia umana, dal riconoscersi fratelli perché figli di un unico Creatore, “tutti sulla stessa barca” e bisognosi di prendere coscienza che, in un mondo globalizzato e interconnesso, ci si può salvare solo insieme.
Iltesto, che disegna un progetto di “ecologia integrale”, composto diotto capitoli, oltre all’analisidelle “ombre di un mondo chiuso” allo straniero, al migrante e al bisognoso, pone al centro il temadel “Dialogo e amicizia sociale” eindirizza l’esortazione verso unapolitica “migliore”, capace di rispondere ai bisogni del popolo.
L’enciclica lancia una sfida aldifficile momento storico che stiamo vivendo segnato dall’emergenza della pandemia che semina dolore, sconforto, paura, ansia e gravissima crisi economica e sociale per le incertezze relative al lavoro, come dice il Papa“Aiutare i poveri con denaro deve essere sempre una soluzione provvisoria, per risolvere le urgenze. Il grande obiettivo dovrebbe essere permettere loro una vita degna attraverso il lavoro” e “assicurare a tutti la possibilità di far germogliare i semi che Dio ha posto in ciascuno, le sue capacità, le sue iniziative, le sue forze”. “La politica di cui si sente il bisogno è quella che nasce dalla carità, “sociale e politica”, con un amore “preferenziale per i poveri” e con una visione ampia, capace di riformare le istituzioni nazionali ed internazionali. Di fronte ad una sfida così grande che l’umanità sta vivendo oggi, è urgente una risposta di bene altrettanto grande. Al male, creato dalle ingiustizie sociali, l’umanitàè chiamata a rispondere con il Bene, che scaturisce daun patto di fratellanza.
L’Enciclica si chiude con due preghiere, una al Dio creatore ed una cristiana ecumenica. Alla fine il Papa nell’inno alla fraternità umana, alla giustizia e alla misericordia, citaanche personalità non cattoliche, “artigiani e costruttori di pace” tra le quali Martin Luther King, Desmond Tutu, il Mahatma Gandhi e Charles de Foucauld.
I gesti della fratellanza sono tanti e vanno tutti declinati nel generoso servizionei confronti di chi ha particolare bisogno diattenzione.
In questi giorni,segnati dalla diffusione contagiosa del Covid-19 aumenteranno le situazioni di sofferenza, ci saranno molte più mani tese di quelle che già conosciamo, cisi rende conto della nostalgia di una mano da stringere, di una mano a cui aggrapparsi, di una mano che va verso qualcuno, ma ancora di più di una mano che ci viene incontro.
«Tendere la mano richiama immediatamente alla prossimità, alla solidarietà, alla fratellanza e all’amore».
Sono queste le premesse del “patto sociale” che invita a creare ogni giorno condizioni di dialogo, di condivisione delle scelte, di vicinanza, senza escludere nessuno.