LENTINI – Il parroco della chiesa di Sant’Alfio don Maurizio Pizzo ha celebrato questa mattina, la Messa della Domenica di Pasqua. Ecco il testo del commento alle letture della domenica di Pasqua: At 10,34a.37-43; Sal 117; Col 3,1-4; Gv 20,1-9. Uno sparuto gruppo di donne, in primis una donna di Magdala che ha in cuore il dono di una vita risorta (una ex peccatrice dalla quale erano usciti 7 demoni), mosse da una passione di amore e di speranza per la Vita, vanno a visitare un sepolcro con un grosso macigno all’imboccatura. Non sono paralizzate dalla paura, non sono sconfitte dallo sconforto. Queste donne hanno un grande coraggio: il coraggio di non arrendersi. Dopo 2 notti di silenzio, buio e sconforto hanno il coraggio di rialzarsi, svegliarsi e ridestarsi dal sonno. Camminano, cercano, attendono (attendere … l’infinito del verbo amare, amare all’infinito – don Tonino Bello). Arrivate al sepolcro scoprono che Gesù non è più lì. E’ là dove tutto può ricominciare, rifiorire, essere raccontato di nuovo, daccapo, in modo diverso. E il sepolcro non è tanto vuoto, spoglio, freddo; è spalancato: come un bozzolo dischiuso, come un grembo fresco di parto, come un virgulto in un albero secco, in quel sepolcro le ferite cedono il posto a feritoie di vita. Queste donne sperimentano che vita e morte stanno per abbracciarsi per sempre nel segno della luce. Se qualcuno avesse portato via il corpo, non l’avrebbe liberato dai teli o dal sudario. È stato altro a liberare la carne e la bellezza di Gesù dal velo oscuro della morte. E questo apre una breccia, uno spazio di rivolta. A volte il grande mistero del male nel mondo mi fa dubitare della Pasqua; epidemie, fallimenti, naufragi, aziende che chiudono, l’impotenza dell’uomo di fronte alla morte, il terrorismo; e poi bambini che non hanno cibo, acqua, casa, amore; dov’è il mio spazio di rivolta? forse sto guardando dalla parte sbagliata. Da oggi con lo sguardo di quelle donne possiamo pensare di guardare da un’altra parte. Ascoltare non solo il rumore di un albero che cade, ma il silenzio di una foresta che cresce. E ancora oggi nel silenzio, in qualche angolo di pianeta c’è ancora una schiera di donne e uomini che trasmettono e custodiscono vita; di giovani forti che si prendono cura dei più deboli, anziani, indifesi; c’è il volto di tanti risorti che hanno raccontato il trionfo della vita, della giustizia, della speranza, della pace. Oscar Romero: “Se anche dovessi morire, risorgerò nel mio popolo salvadoregno”. Devo imparare a guardare il sorriso di don Puglisi arridere alla morte e disarmare la mafia. Il volto riacceso della prostituta salvata dalla strada da don Benzi o quello di Madre Teresa illuminare il viso di un moribondo pronto a cogliere per sempre quel famoso segno di luce. Da qualche parte c’è ancora un’ esercito nascosto di uomini e donne che possono insegnarci a rinascere il mattino di Pasqua; con un grande cuore con dentro il cromosoma del Risorto. Perché Cristo non è semplicemente il Risorto. Egli è la Risurrezione stessa che mi ha derubato del mio peccato, che si è portata la mia morte, ogni non-vita, trascinandola il più possibile in alto con sé. E che oggi più di ieri mi fa ripensare alla domanda: Oh me! Oh vita! -Cosa c’è di buono in tutto questo, oh me, oh vita? Risposta: Che tu sei qui – che la vita esiste, e l’identità. Che il potente spettacolo continua, e tu puoi contribuirvi … (Walt Wittmann). Se è così auguri di cuore a tutti !!!