Mi pare cosa opportuna ricordare una persona che si è battuta molto per il Lentininoi pur non essendovi nato. Veniva dalla Romania e di nome faceva Dinu Adameșteanu. Il prof. Adameșteanu nacque a Toru – Romania – il 25 marzo del 1913. Quinto di dieci figli di un Pope della Chiesa Ortodossa rumena. La sua famiglia ha dato alla Romania e al mondo personalità di indiscusso valore culturale. Il fratello maggiore Ion è uno dei fondatori della scuola rumena di patologia veterinaria, mentre sua nipote Gabriela è un’affermata scrittrice del suo paese. Insomma, una famiglia dallo spessore culturale piuttosto elevato e pronunciato. A partire dal 1935 inizia le sue prime campagne di scavo sul Mar Nero sotto la guida di Scarlatt Lambrino noto epigrafista e storico rumeno. All’attività degli scavi si accompagna un’intensa attività accademica tanto da essere nominato socio corrispondente dell’Accademia Rumena. E’ nominato dal 1938 al 1940 Direttore del Museo nazionale di Antichità di Bucarest. La innovazione era l’aereo-fotogrammetria. Un rivoluzionario metodo di ricerca archeologico che in poco tempo fu adottato a livello mondiale. Questa scoperta lo fece venire in Italia nel 1939 dove fu incaricato di importanti ricerche non solo in Italia, ma in Afghanistan, Israele e zone del Mediterraneo sotto l’egida dell’Istituto Italiano per il Medio ed Estremo Oriente (IS.M.E.O., oggi Is. I.A.O. ossia Istituto per l’Africa e l’Oriente). Si laureò nel nostro paese avendo come relatore di tesi Gaetano De Sanctis. Con lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale perde la sua cittadinanza e divenne apolide e costretto a risiedere in un campo profughi. Nel 1949, quasi da clandestino, sbarca in Sicilia e viene chiamato da Luigi Bernabò Brea a partecipare all’esplorazione dei siti archeologici di Siracusa e Lentini. In quest’ultima città, una serie di sondaggi permettono di individuare e portare poi alla luce le fortificazioni della polis siceliota, con mura che si sviluppano con spessori di 20 metri sulla collina di San Mauro e culminano a sud nella “Porta siracusana”, citata da Polibio, portata alla luce proprio in quell’occasione. Poi si sposta nell’agrigentino (Butera e Gela) dove effettua importanti scoperte archeologiche. Poc’anzi abbiamo detto dell’aereo-fotogrammetria. Orbene fu chiamato dal Ministero della Pubblica Istruzione a creare l’Aerofototeca sezione staccata del Gabinetto Fotografico nazionale del suddetto ministero. Sezione che resse dal 1959 al 1960. Nel 1964 si sposta in Basilicata dove diventa capo della appena creata Sovrintendenza. Con questa carica da impulso alle ricerche nelle zone del Metaponto, Policoro, Matera, Melfi ed Heraclea. Dal 1971 al 1983 fu anche docente presso l’Università di Lecce. Si deve a lui se si sono creati svariati musei in Italia – fra cui quello di Lentini – e ricevette molti premi per il suo indubbio contributo all’archeologia italiana. Ebbe la Legion D’Honneur francese e la Stella della Repubblica di Romania nel 2000. Fu membro di parecchie società culturali come la Pontificia Accademia Romana di Archeologia. Il 21 gennaio 2004, il professor Dinu Adameșteanu è morto nella sua casa di Policoro. Il 20 maggio del 2005 è stato inaugurato, e dedicato alla sua memoria, il Museo archeologico nazionale della Basilicata “Dinu Adameșteanu”, ubicato nel palazzo Loffredo di Potenza. A questo punto manca Lentini che si dovrebbe ricordare di questo illustre figlio che tanto ha dato al nostro territorio. Sindaci di Carlentini e Lentini che si fa?