LENTINI – Il tappezziere Massimo Cannone, il marito coetaneo di Naima Zahir, 45 anni, originaria del Marocco uccisa tre giorni fa nella loro abitazione di via Ronchi, nel quartiere Santa Maravecchia a Lentini, è stato fermato dalla polizia. Nei suoi confronti è stato emesso un provvedimento della Procura di Siracusa, a firma del magistrato Gaetano Bono per omicidio volontario ipotizzando il pericolo di fuga. Il fermo è stato eseguito da personale della squadra mobile della Questura di Siracusa e del commissariato di polizia di Lentini diretti Gabriele Presti e Andrea Monaco e dal Gabinetto regionale della Polizia scientifica di Catania, nella tarda serata di ieri, dopo un ulteriore approfondimento investigativo e dopo la convocazione dell’uomo e del figlio diciannovenne negli uffici del commissariato di via Di Mari. Gli investigatori coordinati dal magistrato di turno, da sabato sera, sono al lavoro per raccogliere tutti gli elementi utili alle indagini. Il movente sarebbe quello del femminicidio. L’omidicio, secondo gli investigatori, ruoterebbe nella sfera famigliare. Intanto, ieri pomeriggio, gli uomini della sezione scientifica del Gabinetto regionale della Polizia di Catania sono ritornati nell’abitazione della coppia in via Ronchi per raccogliere altri elementi, questa volta utilizzando il luminol, per determinare e rilevare tracce di sangue, anche lavato o rimosso per captare anche quello che non si vede, come le impronte digitali che sono in genere il primo passo per identificare il colpevole. Il magistrato di turno della Procura Gaetano Bono ha dato l’ incarico al medico legale Giuseppe Ragazzi di eseguire l’autopsia che è stata effettuata, ieri pomeriggio, per fare in fretta, per mettere un punto fermo nelle indagini. Dall’esame è emerso che la donna non si è suicidata , ma è morta con una coltellata alla gola. L’uomo parlando con i giornalisti, ieri aveva fornito una sua ricostruzione dei fatti, affermando di essere uscito di casa assieme al figlio diciannovenne, lui per andare in una pizzeria e il giovane a prendere dell’acqua in un supermercato. Secondo il suo racconto, quando un’ora dopo era rientrato aveva trovato la moglie sul letto, le aveva tolto il coltello dal collo e aveva tentato di rianimarla, ma era già morta, poi con un mocio aveva pulito la pozza di sangue per terra nella stanza. L’uomo ha ipotizzato che la moglie, a suo avviso, avesse “fatto tutto da sola, poi non lo so”. Cannone ha spiegato di essere andato nel panico alla vista del sangue, di “non sapere quello che facevo”, sostenendo che “il cervello mi è andato in tilt”. Anche oggi l’uomo ha riconfermato la sua ricostruzione ed è andato in giro per la città per manifestare che era libero. Una dinamica che non ha convinto la Procura di Siracusa disponendo il suo fermo. La Polizia, intanto sta continuando le indagini verificando tutti i passaggi effettuati dall’uomo: l’uscita di casa, la consegna del salvadanaio al ristoratore, il figlio che esce dall’abitazione, insieme al padre, andando a comprare nel vicino supermercato l’acqua. La verità su orari e spostamenti di sabato sera potrebbe arrivare dall’analisi delle telecamere del sistema di videosorveglianza istallate davanti all’abitazione, ma anche dalle celle telefoniche e dai messaggio whatapp inviato al figlio. Gli investigatori da due giorni hanno interrogato i familiari del marito e della stessa vittima, amici, parenti e vicini di casa per capire se fra i due coniugi ci fosse stato un alterco poco prima della tragedia. Stanno ricostruendo gli ultimi mesi della coppia, visto che la donna qualche anno fa ha avuto un ischemia che gli avrebbe creato non pochi problemi di salute. La morte di Naima ha sconvolto la comunità lentinese e gli amici che frequentava la donna. “Era una brava persona- ha detto una vicina di casa – Ogni tanto parlavamo, prendavamo un tè insieme. La coppia non ha mai fatto parlare. Era molto affiatata. Sono sconvolti i parenti della donna e dei famigliari più stretti. “Naima – hanno detto – era brava e gentile. Vogliamo sapere la verità”. “Solo qualche giorno fa, l’otto marzo ,alla villa Gorgia – ha detto l’assessore del comune di Lentini Maria Cunsolo, vice sindaco – ci siamo ritrovati in molti per piantare una mimosa.Nei discorsi di tutti ,parole comuni erano rispetto e soprattutto Amore Un’altra madre, ,moglie o semplicemente donna uccisa ,un’altra vita spezzata.
Oggi l’amore e il rispetto lasciano il posto ad un immenso dolore. Come amministrazione stiamo presentando un progetto,con finanziamenti del Pnrr per un centro antiviolenza ,una casa ricovero per donne e bambini.
Prima ancora che questo fatto di cronaca che ha sconvolto la nostra comunità come amministrazione avevamo ben chiaro che avremmo dovuto dedicare molte delle nostre energie per la lotta contro ogni forma di violenza e ancor più contro la violenza alle donne.Ci vogliono atti tangibili ,ci vuole una maggiore sensibilizzazione ,ci vuole essere accanto agli educatori ,agli operatori, alle scuole e soprattutto alle famiglie .A questo abbiamo sempre guardato e abbiamo focalizzato la nostra attività come amministrazione incentivando e curando ogni azione che nel nostro territorio possa realizzare una cultura del rispetto della diversità nell’uguaglianza”.