LENTINI – Tensione e allerta nelle tre basi Nato italiane, Sigonella, Aviano e Napoli , dove ci si prepara a scenari di maggiore coinvolgimento dell’Alleanza Atlantica nell’invasione russa dell’Ucraina. Il grado di allerta nella base militare di Sigonella, è pure quello di sempre, ossia Bravo, ma la tensione è ormai alta da tempo. E così da giorni che l’aeroporto, gestito dall’Aeronautica militare italiana, ospita pure la Naval air station (Nas), l’aviazione della Marina degli Stati Uniti, utilizzato anche per operazioni della Nato, decollano droni Global Hawk anche per la sorveglianza dell’aria interessata dall’attuale crisi internazionale. Si tratta di aerei a pilotaggio remoto gestiti nella base siciliana sia dagli americani sia dalla Nato che hanno il compito di sorvegliare lo scenario di guerra anche se da giorni lo spazio aereo in Ucraina è stato interdetto, capaci di volare anche più di 20 ore in missioni di perlustrazioni. I droni più piccoli da combattimento che la marina statunitense detiene a Sigonella non sono stati schierati almeno in questa fase, ma nelle prossime ore potrebbero essere autorizzati. Non c’è però solo Sigonella in prima linea; anche da Trapani Birgi, sede del 37esimo stormo, sono partiti aerei diretti in Romania, per una missione di air policing.
Ad Aviano, in Friuli-Venezia Giulia, è anche di stanza il 31esimo stormo dell’aviazione americana, e da lì sono già partiti i militari della 173ma brigata aviotrasportata statunitense che saranno schierati in Lettonia nell’ambito del rafforzamento del fianco Est della Nato, insieme ad alcuni elementi della Fighter Wing di stanza all’aeroporto Pagliano e Gori. La sorveglianza attorno alla base, in cui vivono 9mila americani tra militari e famiglie, è stata rafforzata come avviene sempre nei periodi di tensioni o conflitti internazionali. Nella base di Napoli, trasferitasi da qualche anno a Lago Patria, nell’hinterland del capoluogo campano, il livello di allerta resta quello base, Alfa, come recita il cartello nel check point esterno alla struttura. Il livello massimo, Charlie, venne dichiarato dal comando interforze all’indomani dell’attacco alle Torri gemelle, e anche le vicende della Libia non lo videro innalzarsi al disopra del Bravo plus, allarme intermedio. Tuttavia, ci si prepara a momenti di concitazione. Questa base, infatti, durante la crisi del Kosovo fu in prima linea nella gestione degli interventi militari dell’Alleanza Atlantica e anche nei rapporti con i media internazionali. Il comandante del Joint force command di Napoli, ammiraglio Robert P. Burke, in carica dal luglio 2020, è anche a capo delle forze navali Usa in Europa e Africa. Per questo potrebbe giocare un ruolo centrale in un’eventuale decisione di bloccare i porti alle navi russe. Lo stesso Allied Maritime Command (Marcom), il comando centrale di tutte le forze marittime della Nato, il cui quartier generale è a Northowood, vicino a Londra, è comunque alle dipendenze di Napoli e del comando strategico operativo di Brunssum, in Olanda.