di Elena Maria Bombaci*
LENTINI-Aula quinta E, al secondo piano del Liceo Vittorini di Lentini. È una giornata di primavera e il sole giallo e trasparente illumina l’aula attraverso i vetri delle finestre. Gli alberi in controluce mostrano i loro rami di nuovo fioriti. Stiamo assistendo allo svolgimento mensile del compito in classe di matematica, tappa obbligata di ogni programma di matematica che si rispetti. La voce della Professoressa è stata chiara e perentoria tempo massimo due ore. Le teste sono già chine sui banchi, il silenzio è quasi perfetto. Si odono dall’aula a fianco gli altri professori spiegare,qualcuno si distrae, le teste si sollevano e c’è uno scambio di sguardi. L’insegnante, china sul registro nota questi movimenti e batte leggermente la mano sulla cattedra. Il silenzio è di nuovo ristabilito. Di nuovo un brusio costante si manifesta ma nonostante si chiedano informazioni a destra e a manca nessuno sembra essere disposto al suggerimento: per paura? Per egoismo? Il tempo stringe e ci si appresta a finire per consegnare sperando di aver fatto bene. Pian piano alcuni si alzano e consegnano tornando soddisfatti al posto; altri li guardano perplessi e vorrebbero loro aver già consegnato. Suona la campanella, i ritardatari consegnano i fogli mentre gli altri sistemano i libri per l’ora successiva.
*classe 5E