Leggendo la storia artistica del maestro Tinnirello ci si accorge che il nome di Lentini è circolato in tutto il mondo. Infatti, dal curriculum che il maestro mi ha inviato si evincono percorsi formativi e mostre in Miami, New York, Saratosa più naturalmente decine di esperienze nel nostro paese. Insomma, Lentini è nel cuore del mondo artistico internazionale. Inoltre, vorrei ricordare un fatto curioso. Scrivo su Facebook un ricordo del grande intellettuale Gillo Dorfles ed ecco la risposta del Maestro: “Grande uomo. Ero assistente alla Galleria Salvatore + Caroline ALA di Milano per un periodo della mia vita. Ogni mostra che si inaugurava consegnavo di persona l’invito e la cartella stampa della galleria a casa di questo grande uomo. E non solo a lui.” Un’esperienza unica caro Maestro, vero? Ed ora diamo il via all’intervista.
Quando ha iniziato a dipingere?
“Arrivato alle medie ho avuto un insegnante di disegno che mi ha incoraggiato. Al terzo anno mi ha spiegato che a Catania c’era una scuola d’Arte che potevo frequentare. Da quel giorno non ho smesso di occuparmi di arte. Nel 1969 mi sono diplomato da “Maestro d’Arte” all’Istituto Statale D’Arte di Catania; nel 1973 dallo stesso Istituto Diploma “D’Arte Applicata”. Negli ultimi anni di frequentazione ho approfondito gli studi di pittura, fotografia e serigrafia.”
Quali erano i suoi modelli come artisti allorquando ha deciso di iniziare a dipingere?
“Quando ho iniziato i miei modelli erano quelli che avevo conosciuto sui libri di testo delle medie: da Michelangelo a Leonardo, Raffaello, Giotto, Botticelli ecc. Dal primo anno di Ist. D’Arte sono venuto a contatto con la Pop Art che era la corrente del momento a livello internazionale. Andy Warhol sfruttava la fotografia e con la serigrafia realizzava l’opera. Negli anni di studio ho guardato gli artisti Francesi dell’informale e Action Painting di Pollock e gli artisti della prima scuola di New York: fra cui Bob Rauschenberg, che Nell’ottobre del 1984 ho conosciuto alla Gallery of Fine Art, Edison Community College, Fort Myers, Florida all’inaugurazione della mostra:Salvage Series. Sono stato presentato dal responsabile della galleria. Si, mi tremavano le gambe a stringere la mano a uno degli artisti più famosi al mondo e che avevo studiato nel mio libro di storia dell’Arte.”
Ci vuole delineare un breve profilo biografico affinché i nostri lettori possano meglio conoscerla?
“Nel marzo del 1983, mi sono trasferito in Florida, U. S. A. e stabilito a Sarasota dove la mia ex moglie studiava al New College. Nel 1990 mi sono trasferito a Milano. Dal 1993 al 2001 collaboro con la Giunti Multimedia come scenografo realizzatore. In questo periodo studio il Video e la fotografia e negli anni ’90 cominciano le prime intallazioni con video, foto e pittura. 1995 Performer del Video “Soft Driller” di Miltos Manetas. 1998 Performer Abstract (from) mirrorsites ’98 di Miltos Manetas, Galleria Le case d’arte – Milano. Foto Armin Linke.Ho continuato a lavorare nell’ambito artistico e collaborato con una amica restauratrice. Come scenografo realizzatore ero sui set fotografici della moda e delle riviste di arredamento quali: La Repubblica delle Donne, Donne Casa, ELLE DECOR, Ho anche maturato una notevole esperienza nell’ambito dell’allestimento di stand nelle fiere d’arte, salone del mobile e mostre d’arte. Senza tralasciare il mio impegno artistico. Il mio lavoro artistico: pittura e fotografie sono state pubblicate su: La Repubblica, Tutto Milano N° 505, 2007. GRAZIA. Casa-anno1°- N° 7, 2007. La Repubblica delle Donne, anno 9 N° 423, 2004. La Repubblica, Donna casa N° 422, 2004. La Repubblica, Donna casa N°366, 2003. VIVI MILANO, Corriere della Sera N° 33, 1998. cose di casa, N°9, 1998. E tante altre riviste e cataloghi aziendali.”
Com’era la Lentini agli inizi della sua carriera?
“Devo dire che era molto movimentata, erano gli anni ’70 eravamo giovani e avevamo formato un gruppo omogeneo di giovani artisti. Riuscivamo anche a vendere dei dipinti che ci rendeva più indipendenti dalle famiglie. Parlo al plurale perché non ero mai solo qualsiasi cosa facevo c’erano coinvolti sia i miei fratelli che gli amici artisti, eravamo una grande famiglia. A Catania avevo conosciuto un gruppo teatrale che avevo invitato a Lentini e ritornavano quando avevano un nuovo spettacolo. Questo fin quando non hanno chiuso l’ex biblioteca perché non sicura. Organizzavamo mostre più di una volta all’anno, dall’ex biblioteca comunale al Circolo Artistico, nello studio di Franco Lanteri e nella nuova biblioteca. Per mezzo del Dott. Ferrara si è aperta l’opportunità di esporre al Circolo Alaimo. Non eravamo ricchi però ci pagavamo l’affitto dello studio, dei materiali e in estate ci permettevamo qualche viaggio a Firenze, Venezia, Roma. Alla fine degli anni ’70 ho cominciato a vedere dei cambiamenti, forse eravamo cresciuti e Lentini mi stava un po’ stretta. Ho resistito fino al 1983 quando in marzo con la famiglia ci siamo trasferiti in Florida.”
Lei si è esibito parecchie volte all’estero, un bel traguardo vero?
“Se parti da Lentini dove non sei nessuno e approdi in un posto dove ti guardano con interesse per quello che fai, tutto cambia. Grazie alla mia ex moglie non ho avuto problemi a inserirmi nella scena artistica della mia città Sarasota e in Florida. Nel 1986 ho realizzato “Wall Fragment-Remains” opera ambientale “site specific” cemento – acrilici – neon, Siesta Key, Sarasota. Un lavoro installato accanto alla piscina di una residenza privata che si affaccia sulla baia e quindi visibile da tutta la baia di Sarasota. Grande soddisfazione. Ora lavoro con una associazione di New York che nel 2014 organizzò una presentazione nei tabelloni luminosi di TIMES SQUARE con una grande festa nella piazza. Con le mie fotografie sono presenti sul sito di LensCulture, una delle più grandi comunità online al mondo per la scoperta della fotografia contemporanea. Dopo due anni che partecipavo ai loro bandi, ho ricevuto una mail dove mi invitavano ad aprire una pagina web sul loro portale. Da questo invito e dalle loro letture dei portfolio mi hanno aperto gli occhi su tante realtà.”
Quali mostre ricorda con più piacere?
“1986 La festa di inaugurazione del “Wall Fragment-Remains”. E’ un quadrato con interno una finestra nella baia, il tutto sospeso a 70 cm da terra. Questo quadrato è contornato da un tubo di neon di 3 cm di diametro e anche la finestra interna. Accesa di notte disegna nello spazio un quadrato rosso con interno un rettangolo. Al buio si vede nella baia per Km. Ha fatto parlare per un po’ tutti quelli che la vedevano.
1988 Swan & The Frog Art Gallery. Sarasota – Florida. Questa galleria era un ex caserma dei pompieri con delle pareti alte e di mattoni. Sembrava che i miei dipinti si fondevano con quelle pareti quasi a diventare tutt’uno. Anche la personale a: FISH BOWL Gallery, University of South Florida/New College e ”OAK TRACE, Office Park. Le inaugurazioni sono delle vere feste.
Nel 1997 alla Triennale di Milano con Generazione Media oltre agli artisti invitati con delle loro postazioni c’era una zona monitor dove c’era anche un mio video di 7 minuti in programmazione.
2009 Installazione alla Chiesa di SANTA CHIARA, Vercelli.
2008 Museo “La casa del Lago”. Verbania Intra. Installazione “site specific”
2019 Spazio Manifiesto Blanco. Milano Photo Festival 14th.
Ogni mostra ha una sua caratteristica deve essere pensata, studiata, preparata. Ogni nuova mostra è esperienza e crescita personale, vedi anche il progresso che fai culturalmente e artisticamente.”.
Ci vuole parlare di “Ibridi”, cosa sono?
“La mia ricerca scava nei primordi dell’evoluzione e attraverso la visione onirica affiorano memorie genetiche di origine vegetale. Attingendo nella memoria genetica nascono corpi ibridi che mutano la nostra percezione della natura. Un’ibridazione umano – vegetale (fiori e piante) che si sovrappongono alla figura umana avvolgendola e fondendosi tutt’uno. Come in un immaginario sogno in cerca d’identità.”
Cosa rappresenta “Fuoco Primordiale” nella sua produzione artistica?
“Fuoco primordiale è il fuoco del mito, il fuoco come elemento vivo. Illuminazione della conoscenza, energia pura. Esso è il motore della rigenerazione della natura. E’ fame di crescita la forza di volontà che ci spinge alla conoscenza. La conoscenza soggettiva non è legata solo al soggetto, ma alimenta il fuoco della conoscenza e dello sviluppo della specie a cui il soggetto appartiene.”
Ci vuole parlare dell’ “Isola dei Sogni” in occasione di una campagna contro il tumore?
“E’ stata una raccolta fondi per i malati terminali. Purtroppo non l’unica a cui ho partecipato e sarò felice di rifarlo se un mio dipinto può dare un po’ di speranza. Ho dipinta un’isola su tela 60×60 dai colori sfumati in gradazione di verde e blu sfumati molto calmi. Per un luogo accogliente come deve essere un reparto di terapia terminale. Un’isola po’ utopica immaginaria, l’isola che non c’è il luogo dove tutti noi vogliamo vivere per evadere dalla quotidianità. Il sogno, l’utopia, la forza trainante della nostra esistenza. Ho scritto anche qualcosa che accompagnava il dipinto che si trova nella sezione di radiologia.
Le Opere donate sono in mostra permanente all’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano, via Venezian, 1 Milano.
Qualche parola su “Migra-Zione”?
“La globalizzazione sta creando nuove realtà in tempi più rapidi di quanto noi siamo in grado di comprenderne la natura e le possibili conseguenze. Mentre democrazia, libertà di stampa, diritti umani stanno diventando regole per tanti popoli. A questo punto ci chiediamo quanto il terrorismo, le politiche sociali e le divisioni sul commercio internazionale uniscono o dividono il mondo? Questa mostra è un’operazione estetica culturale che ribadisce la possibilità di espressione e confronto quale ricchezza dei popoli che si ibridano, evidenziando le riflessioni che accompagnano tutto ciò che è ignoto, da due punti di vista: ciò che è deciso, previsto e programmato e ciò che è inevitabile accadimento a prescindere dalla propria volontà. Il migrare/emigrare implica sempre uno spostamento, non solo del corpo, dei sensi o della mente ma anche dello sguardo che inventa nuove possibilità per rielaborare il mondo rintracciando radici e memorie seguendo il proprio cordone ombelicale invisibile.”
Lentini da anni vive una situazione di degrado. Secondo Lei perché?
“Vedi, io in agosto del 2019 ero a Lentini per 20 giorni. Fuori la mia via era al buio, se esco di casa e vado in piazza scendo le scale di Via De Geronimo al buio. In Via Conte Alaimo fino alle poste era al buio. Sono ritornato il 10 dicembre per preparare la mostra sulla “Scuola di Lentini” e sono ripartito il 10 gennaio 2020 e tutto continuava a essere al buio. Questa è stata la mia ultima esperienza che ho avuto a Lentini. L’illuminazione degli ambienti e la cura degli arredi urbani sono già una nuova immagine dando di un luogo un posto curato e meno degradato. L’organizzazione del proprio Habitat è un esigenza fondamentale per l’uomo. Se si vive nel degrado ne va del nostro benessere psicosociale.
1. Se le casse del comune sono disastrate come ho sentito dire, difficilmente si può parlare di ripresa e di bene comune.
2. Se non è un problema economico del comune allora assessori e sindaco sono cresciuti nel degrado.
Per loro è tutto normale e vedono tutto bello. Quindi non in grado di guardare fuori dal loro orticello.
Nessuna visione di futuro, nessuna visione di crescita, nessuna visione di città, cultura ecc. Il degrado se non interrotto si insidia nel territorio e in ognuno di noi e diventa anche politico, sociale e culturale.
La mia bambina appena ha incominciato a parlare mi ha detto: papà non si butta la carta per terra. Papà non si sputa per terra e via dicendo. Lei andava all’esilo dall’età di 2 anni. Doveva compiere 5 anni quando in estate siano venuti in vacanza a Lentini. Papà, perchè la gente sputa a terra? Papà perchè per terra ci sono carte? Era il 1987. Ora ho un nipote di 11 anni uno di 5 e 3. La cosa continua con i miei nipoti che mi chiedono perchè è sporco ecc. Mi dispiace per Lentini, ma ho spiegato che loro provengono dal futuro e da una città ricca. E qui siamo ai limiti della civiltà e che dopo di noi il famoso terzo mondo. Ma anche Milano che è abbastanza pulita dove in centro quasi brilla, poi esci dal centro e il resto dei giardini è con l’erba secca e non curati. Vado in Svizzera da Como, il Canton Ticino è come il cento di Milano (livello di pulizie). Se continui e vai nella Svizzera Tedesca non vedi niente fuori posti, tutti i fili d’erba sono in riga e sta brillando tutto. “Il benessere insieme all’educazione e il rispetto reciproco, alzano il livello della vita e della società. (mio pensiero)”
Visto i tempi come l’Arte può aiutare l’uomo a sentirsi meglio?
“Che l’arte è bellezza non è un segreto e la bellezza ci rende meno soli. L’arte parla al cuore e alle emozioni di ognuno di noi. Contemplare l’arte è un modo semplice e naturale per trovare pace e benessere. Con l’isolamento ci rimane solo internet, i musei e gallerie si stanno impegnando per rimanere in contatto col pubblico. Ed è l’unica possibilità che abbiamo per chi vuole usufruire della bellezza dell’ arte. Credo che la musica sia più efficace per aiutarci in questo periodo. Ci permette di sentirci meno soli e ci da libertà di staccarci dai video. Per me la vera emozione dell’arte è il contatto visivo, l’opera d’arte deve provocare un urto, scuotere chi la contempla. “L’arte scuote dall’anima la polvere accumulata nella vita di tutti i giorni.” “L’arte è la bugia che ci permette di comprendere la verità.” Frasi di Pablo Picasso.”