Lentini, l’”Hydria delle dee”, frutto di uno scavo di  archeologia preventiva in contrada “Carrubbazza-Bottigliere”

Lentini, l’”Hydria delle dee”, frutto di uno scavo di archeologia preventiva in contrada “Carrubbazza-Bottigliere”

di Luca Marino
LENTINI – Le già ricche vetrine espositive del museo archeologico regionale di piazza degli Studi da mercoledì scorso hanno aggiunto -fa bella mostra a sé, in una teca dedicatale- l’”Hydria delle dee”, frutto di uno scavo di cosiddetta archeologia preventiva in contrada “Carrubbazza-Bottigliere”, alla periferia nord-ovest della città, del 2021 in piena emergenza covid. A rendere più particolare il tutto, il fatto che si tratta, addetti ai lavori a parte, di un vero e proprio inedito, che è stato, pezzo dopo pezzo, assemblato e studiato. E per quello che è stato trovato, si tratta davvero di qualcosa di bello, per fattura, colori e -soprattutto- per la raffinata cultura tanto dell’ignoto autore, quanto dei committenti. Alla conferenza che ha preceduto l’inaugurazione della teca espositiva che contiene l’hydria, voluta dalla dottoressa Carla Mancuso, direttrice del Parco archeologico di Leontinoi, hanno presenziato tra gli altri il Soprintendente ai beni culturali di Siracusa, ingegnere Carlo Lutri, il luogotenente Fabrizio Mudarelli, comandante della sezione di Siracusa del Nucleo tutela beni culturali dell’arma dei Carabinieri, l’assessore alla pubblica istruzione del comune di Lentini, professoressa Agnese Filloramo, e moltissimi archeologici e ricercatori universitari. Se la direttrice del parco ha sottolineato la sinergia con la quale l’hydria -ed in futuro anche il corredo funerario- da Siracusa è stata portata a Lentini, per la giusta valorizzazione del territorio e del museo, il soprintendente Lutri ha annunziato -sempre nell’ottica della valorizzazione di tutti i siti archeologici- la prossima estensione alla Sicilia orientale del sistema di bigliettazione unica che permetterà di visitare con un solo tagliando d’ingresso più siti. L’aspetto scientifico della scoperta è stato trattato dalla dottoressa Alessandra Castorina della Soprintendenza ai beni culturali di Siracusa, dall’archeologo Italo Giordano e dal professore Sebastiano Barresi, esperto in ceramica antica. Il contesto territoriale è quello della zona a nord del centro abitato della città greca, pieno di necropoli di cui si hanno traccia e notizia ma -purtroppo- saccheggiato dai tombaroli e devastato dall’attività umana. E’ stato un intervento di archeologia preventiva, nel solco della previsione normativa del 2005, quello che ha permesso -in un terreno dove destinato alla costruzione di una struttura sanitaria privata- di individuare la necropoli e far affiorare l’hydria al cui interno sono state rivenute le ceneri di chi è stato lì inumato. Il manufatto, ha spiegato Barresi, è della seconda metà del IV avanti Cristo, di fattura siceliota, il cui autore verosimilmente era della zona, comunque capace di sapere scrivere. Hera, Afrodita (nell’accezione dorica), Athena, Artemissa le divinità raffigurate in una scena dove convitata di pietra è Kore. La tomba dove l’hydria, priva della base, è stata trovata, era riccamente addobbata -lo testimoniano i frammenti delle decorazioni raffiguranti ghirlande e foglie- con otto lastre poste alla base, raffigurazione del corpo umano. La tomba faceva parte di una necropoli che aveva un monumento funerario il cui basamento è stato individuato e che, quando la struttura sarà realizzata, in base alle prescrizioni dettate alla proprietà dalla Soprintendenza sarà salvaguardato. Davvero una gran bella giornata per i beni archeologici lentinesi che ci parlano di uomini di cui non sappiamo nulla ma che -certamente- non mancavano di buon gusto!

Open chat
Ciao,
chiedici la tua canzone