La meta dell’incontro di oggi è la grotta del Crocifisso, accompagnati dal professore Cosentino insieme alla professoressa Brancato.
Sulla strada per poter raggiungere la salita del castellaccio, abbiamo visitato degli edifici non più abitati. Il professore Cosentino ci ha detto che, uno di essi, ospitava la sede del melograno; e il quartiere San Paolo. Egli , inoltre, ci ha detto che, in quel sito prima vi era la chiesa di San Giuliano, ricca di affreschi, e che al castellaccio vi è l’oratorio Santa Lucia di Colle Tirone.
Abbiamo visitato una piccola grotta, in cui erano appesi i nastri rossi di Sant’Alfio. Egli racconta di come il giro che percorrono i nudi non è lo stesso di quello di qualche tempo fa, infatti i nudi passavano anche da San Giuliano, tragitto che fecero i Santi Martiri.
Giunti alla grotta rupestre del crocifisso, ad accoglierci è il dott. Franco Valenti, il quale ci informa che la grotta del crocifisso è uno dei reperti rupestri più importanti della Sicilia. Egli ci ha detto che alloggiarono all’interno della grotta degli immigrati provenienti dalla Calabria i quali hanno importato il culto di San Pietro dei Cosentini, da Cosenza.
Sopra la grotta vi era un convento di monaci irregolari, vale a dire che regola non era stata approvata dal Papa. Tra di questi ricordiamo l’eremita fra Severino, il quale viene descritto del dott. Valenti come un tipo strano che portava con sé al petto una grande croce. Con la morte di Fra Severino, il parroco della chiesa madre per non pagare la tassa fondiaria, fece levare il tetto dal monastero.
L’entrata nell’architrave riporta la data 1764 che specifica l’anno ne quale è stato edificato l’ingresso attuale. Il dott. Valenti parla di come Inizialmente la grotta era formata solo da due stanze. Nella prima parte della grotta sono presenti delle fosse dentro alle quali venivano messi i corpi morti della gente e lasciti lì ad asciugare, fino a che rimanevano le ossa per poi essere gettate nella stanza accanto, continua dicendo che venivano celebrate anche delle messe all’interno di questa.
Inoltre ci viene spiegato il perché del nome “Grotta della Crocifissione”, vi era infatti un affresco di Gesù crocifisso, posto a sinistra dell’altare.
Molti sono gli affreschi presenti nella grotta rupestre, come quello nell’altare che è in fase di restauro grazie ai fondi del FAI e dell’Archeoclub, e che rappresenta il Cristo Pantocratore, molto simile a quello che possiamo trovare a Monreale o Cefalù, un altro è quello che si pensa rappresenti il vescovo Neofito, accanto vi è anche l’affresco che rappresenta una clarissa, probabilmente Santa Chiara, e questo testimonia quanto il culto di San Francesco fosse diffuso. Ci ha poi portato più avanti nella grotta, indicandoci due affreschi, uno che raffigura il Cristo Viandante e l’altro San Cristoforo. Volgendo lo sguardo poi a destra sono presenti gli affreschi che rappresentano: Santa Elisabetta, Madonna Odigitria, San Leonardo, San Giovanni Battista, il vescovo Nicola.
Infine ci è stato mostrato l’affresco dipinto intorno al 1600-1700, l’affresco della Madonna delle Grazie o la Madonna che allatta, raccontandoci che durante la gravidanza le mamme pregavano la Madonna per avere il latte. L’intera parete era dedicata alla Madonna col bambino ma che purtroppo risulta molto deteriorato.