di Emanuele Gentile
LENTINI – Viviamo un territorio fragile e il recente incendio doloso all’ex-Alba Sud lo ha dimostrato in pieno. Basta un nonnulla per farci perdere il senso delle cose. E’ come se la fragilità delle cose fosse la conseguenza di una fragilità insita nella nostra indole. Una fragilità che ha origini in una declinazione al singolare della storia del nostro territorio. A ben osservare non abbiamo – noi abitanti del c.d. “Triangolo” – una storia condivisa, in comune. Appariamo slegati l’uno dall’altro. Recitiamo a soggetto. Non diamo l’impressione di avere una concezione d’assieme della nostra storia. Questo, naturalmente, pregiudica la possibilità reale di assicurare un futuro positivo a tutti noi. Quando mancano i fondamentali il resto della costruzione è sicuramente fragile e non in grado di dare risposte convincenti. E’ il senso di comunità che assicura la tenuta di un territorio e delle relazioni sociali che ivi si sviluppano. Sarebbe un peccato gravissimo non capire tale evidenza. Anche per il semplice fatto che viviamo in un territorio che ha moltissime potenzialità che aspettano solo un minimo di coordinamento per appalesarle. Ci rendiamo conto che viviamo un territorio che al suo interno garantisce uno sbocco al mare e, allo stesso tempo, è in grado di offrire neve durante il periodo invernale? Abbiamo una varietà climatologica davvero unica. Come sono uniche le altre caratteristiche del territorio. Un territorio che rappresenta un unicum dai tempi della preistoria fino ai giorni nostri. Fontana Paradiso, la zona archeologica, la piana di Lentini, Borgo Rizza, il Biviere, il Fiume San Leonardo e tanto altro ancora. La succitata fragilità non ci aiuta a prendere in mano le sorti presenti e future del nostro territorio. Dobbiamo superare tale fase, e al più presto. Occorre che le tre comunità che vi insistono – Carlentini, Francofonte, Lentini – comincino a riflettere sia sull’aspetto temperamentale che sulle cose da fare. Aspetto temperamentale e cose da fare aspetti fortemente legati fra di loro. Non ci possiamo più permettere di temporeggiare o rimandare. Un territorio che riflette un’idea di uomo e di società è un territorio che ha una forte identità e, per ciò, attrae interesse e azioni concrete per il suo sviluppo. Solo se ci si arrende tutto è perduto. Noi abitanti del “Triangolo” vogliamo questo? Non credo perché sarebbe una scelta autolesionista. E finora di scelte autolesioniste ne abbiamo fatte troppe. Con i risultati che sono sotto gli occhi di noi tutti. Quindi, coscienza del nostro essere al fine di avere quella energia per far emergere la ricchezza del nostro territorio. Vogliamo andare oltre?