Lentini, una folla immensa e tanto dolore per i funerali di Salvuccio Oliva  lo studente  ucciso in moto

Lentini, una folla immensa e tanto dolore per i funerali di Salvuccio Oliva lo studente ucciso in moto

LENTINI – Una folla immensa, dentro e fuori l’ex cattedrale di Sant’Alfio ha partecipato ai funerali di Salvuccio Oliva, lo studente di sedici anni, che il 5 luglio scorso ha perso la vita in un incidente stradale tra via Solferino e via Agnone, nel centro urbano della città. Una folla immensa che ha letteralmente invaso il sagrato e piazza Duomo, ed i vigili urbani presenti a gestire la viabilità. Nella chiesa, nei primi banchi la mamma Emanuela, il papà Paolo, la sorella Jennifer, i nonni, cugini, parenti e una folla immensa di amici, in un dolore composto. Nel banco a fianco il sindaco Rosario Lo Faro, con la fascia tricolore, a simboleggiare il lutto cittadino di tutta la comunità, il consigliere Luigi Campisi, i devoti spingitori della vara di Sant’Alfio, il comitato di Sant’Alfio, gli studenti e i compagni di classe del Liceo scientifico “Gorgia – Vittorini”, dell’Istituto comprensivo “Pirandello”. La celebrazione Eucaristica è stata presieduta da don Maurizio Pizzo, parroco della chiesa Sant’Alfio e concelebrata da don Antonino Cascio, parroco della chiesa di Sant’Antoni e Renato Corso, parroco della chiesa della Santissima Trinità. Lunghissima la fila di amici, compagni, oltre ai suoi compagni di classe del liceo Scientifico, che hanno reso omaggio alla bara di legno bianco, al centro della navata. Nell’omelia don Maurizio Pizzo ha ripercorso la vita di Salvuccio, gli amici e quanti hanno avuto moto di incrociarlo nel percorso della vita.

Funerali Salvuccio Oliva omelia parroco don Pizzo

L’arcivescovo di Siracusa Mons. Francesco Lomanto ha inviato un messaggio alla famiglia Oliva /Cappello.

Funerali oliva messaggio arcivescovo di siracusa

Il parroco don Maurizio Pizzo nell’omelia affonda il problema che in questo periodo sta vivendo la città. Il disagio, i problemi di ordine e sicurezza pubblica, i problemi legati all’alcool, alla droga e alle precarie condizioni economiche in cui vivono i cittadini, ma anche il mancato intervento delle Istituzioni. “ Perdonami Salvuccio se strumentalizzo questo momento di dolore e di afflizione per i tuoi cari. Ma semmai, dato che tu non puoi più raggiungere noi, semmai un giorno noi potremo raggiungere te, questo Dio potrebbe rivolgere al contrario a noi la stessa domanda: uomo, dove sei tu? – ha aggiunto don Maurizio Pizzo – . Rimproverarci molte cose di cui non ci rendiamo conto, di cui siamo assuefatti. Perché ci illudiamo di vivere sani, in un mondo malato. In una società, in una città, in un paese dove è normale scorazzare indisturbati. E’ normale non accorgersi che gli altri esistono, con la loro storia, il loro vissuto, la loro famiglia, i loro bambini! E’ normale a volte convivere a Lentini con l’illegalità senza mai indignarsi, anzi direi, è diventato abitudinario. E’ normale, normalissimo gridare il proprio malessere alle istituzioni e trovarsi in faccia, muri di gomma! Lentini, terra di nessuno è diventata normale così. Tra qualche giorno forse tutto sarà come prima, anzi sembra che già tutto è come prima. E noi così bravi ad essere qui, stiamoci sempre zitti, mi raccomando! Facciamo finta di niente! Facciamoci gli affari nostri che campiamo di più. Non protestiamo, non rimbocchiamoci le maniche, non mettiamo la faccia di fronte le nostre responsabilità, tanto con un click siamo pronti a criticare e si risolve tutto. Siamo invece tutti corresponsabili, altrimenti siamo come Caino, siamo dei Caini travestiti da Abele o dei perfetti don Abbondio nascosti. Qualcuno mi ha detto, avrei voluto morire io al tuo posto. Tuo papà mi ha detto, il Signore non poteva prendersi me? Una vita spezzata così è come un viaggio annullato in partenza. Un sogno stroncato sull’alba. Una bellissima crociera colata a picco subito dopo la sua partenza, che non si farà mai più. Un giglio candido innaffiato d’amore al mattino, alla sera falciato e disseccato. Ci resta solo la nuda terra dove riposi, adesso, da irrigare con le lacrime nostre. Qualche settimana fa, tuo papà ti voleva affidare al nostro gruppo che custodisce il nostro Santo Patrono. Anche questo progetto è svanito. Allora per dare non dico una spiegazione, ma un senso a questa tragedia, dico ai tanti genitori qui presenti: questi ragazzi, in un mondo perso, affidatemeli a me, se ne sono degno. Fateli vivere, no fateli gironzolare risucchiati dal nulla, ma con la voglia nel cuore di sentirsi utili agli altri, non spettatori, ma artefici di una società diversa, più umana, non più caina. Perché quello che è accaduto a Salvuccio poteva o potrebbe aihmè accadere a chiunque. Fino a qualche settimana fa Salvuccio battesimo del figlio di Jonathan, ed il Vangelo giusto appunto citava il passo della fanciulla, figlia di Giaìro risuscitata da Gesù, alla quale proprio Lui disse: Tua figlia dorme, non è morta. Chissà se il Signore parlava ai tuoi cari in quel momento. Solo questo adesso li può tenere in vita. La possibilità che questo strappo è solo una consegna, un prestito momentaneo, come di un gioiello che ci viene tolto e ben custodito in cassaforte e quella cassaforte possa un giorno aprirsi e svelare al mondo i valori e le sue perle più preziose al mondo intero che hanno alimentato e accresciuto l’economia nascosta della Grazia”. A far sentire la propria vicinanza anche l’arcivescovo di Siracusa mons. Francesco Lomanto, che ha affidato il suo messaggio al parroco don Maurizio Pizzo. “Carissima Emanuela e Paolo, carissima Jennifer – scrive l’arcivescovo – avrei voluto (presiedere a questa celebrazione eucaristica per Salvuccio), ma non potendo vi invio queto breve messaggio per esprimervi in questo momento di grande dolore la mia vicinanza, il mio affetto, e il sostegno della preghiera.
Poi a conclusione della celebrazione, i messaggi dei compagni di classe, della docente dell’Istituto comprensivo, del Liceo scientifico, della sorella Jennifer e del papà Paolo, il primo spingitore emerito “Enzo Cottone”.

Funerali Salvuccio Oliva intervento Cottone

All’uscita della chiesa, la bara bianca è stata accolta dal lancio di palloncini. Poi un lungo corteo fino a piazza Oberdar che ha dato l’ultimo saluto a “Salvuccio”. “Buon viaggio piccolo angelo”.

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