A poche settimane dall’atteso ritorno con il singolo “Uniti”, i LOREN presentano il loro nuovo singolo “Stendhal”: un elogio alla bellezza portentosa dell’amore e alle sensazioni uniche che riesce a scatenare, paragonabili a ciò che si prova al cospetto di un’opera d’arte.
Ai nostri microfoni è venuto a trovarci il bassista della band fiorentina che, tra tanta musica e l’incommensurabile bellezza di Firenze, ci ha parlato di origini e di futuro. Ecco la nostra intervista!
L’intervista ai LOREN
Ciao Gabriele, bentrovato! Ci racconti come sono nati i LOREN e cosa si cela dietro questo vostro nome d’arte?
Ciao tutti! I LOREN sono un gruppo nato tantissimi anni fa, praticamente al liceo. Ora abbiamo tutti 30 anni. Durante il nostro percorso artistico abbiamo cambiato 8.900 nomi, finché non abbiamo deciso di chiamarci Amarcord.
Poi arrivò la Garrincha e ci disse che bisognava cambiare, perché effettivamente non era un granché come nome. Tra le varie idee che ci erano venute in mente venne poi fuori il nome Lorena, lo stesso di una famiglia che ha governato Firenze e sotto la quale è stata abolita la pena di morta.
Noi siamo molto legati alla nostra città e quindi questo nome ci piaceva molto. Poi Lodo de Lo Stato Sociale ci consigliò LOREN, perché Lorena ricordava troppo un nome di donna, e alla fine abbiamo scelto proprio quello.
Adesso siete in radio con un nuovo singolo, “Stendhal”, in cui Francesco (frontman della band, ndr) canta l’importanza del riuscire ancora a guardarsi come un turista che guarda per la prima volta Firenze. La vostra Terra quanto influenza la vostra musica?
Io credo che il posto dove una persona vive influenza sempre, in qualche modo, la sua creatività. All’interno del nostro gruppo, la componente cantautoriale è molto importante. Teniamo infatti moltissimo ai testi e tentiamo di raccontare cose legate alla nostra quotidianità.
Firenze per i fiorentini è sempre stata una città molto importante. Qui ci si conosce tutti perché, per quanto sia importante a livello storico, è fondamentalmente una piccola città. Noi amiamo Firenze e speriamo sia reciproco.
Ma torniamo alla vostra “Stendhal”, dove troviamo una forte allusione alla celebre sindrome. Se fosse un quadro a quale corrente artistica apparterrebbe e chi l’avrebbe dipinto?
Domandona difficilissima. È molto complicato. Firenze è la città dove nasce la sindrome di Stendhal. Uscendo dalla cattedrale di Santa Croce e vedendo la piazza ci fu infatti questa specie di svenimento. È molto difficile trovare un dipinto che faccia lo stesso effetto. Però, se devo sceglierne uno, sicuramente opterei per “Il campo di girasoli” di Van Gogh.
“Stendhal” è stato preceduto da un altro singolo, “Uniti”. Adesso cosa bolle in pentola? Puoi darci qualche piccola anticipazione su quello che sarà il vostro prossimo album?
“Uniti” è stato il primo singolo con cui siamo tornati dopo un po’ di tempo. Abbiamo scelto questa canzone perché era molto rappresentativa di quello che volevamo lanciare come messaggio. Noi vogliamo continuare a suonare e a tirar fuori album. Ciò che vogliamo dire spesso non è legato a logiche di mercato. Siamo un gruppo e ci piace suonare insieme.
Questo ovviamente si riflette anche sul nostro nuovo album, che uscirà verso primavera. La data non c’è ancora, perché in questo periodo è già abbastanza complicato prevedere con esattezza le date di uscita dei singoli. Quello che posso dire è che sarà un album molto eterogeneo, così come noi lo siamo sempre stati nelle nostre canzoni. CI piace spaziare e anche questo album spazierà. Tra l’altro, a breve uscirà un nuovo singolo.
L’album risentirà certamente di qualche nuovo membro che è entrato a far parte dei Loren, portando nuove idee. Il batterista, per esempio, è americano e ha un background che viene dagli States e che ha influenzato anche noi. Sarà dunque un album molto diverso ma pur sempre dei LOREN. Speriamo che possa piacervi.