Mafia, 42 anni fa veniva ucciso Peppino Impastato

Mafia, 42 anni fa veniva ucciso Peppino Impastato

di Emanuela Ruma
CINISI – Sono passati 42 anni da quando Cosa Nostra pensava di mettere a tacere per sempre il giornalista e attivista, Giuseppe Impastato. Peppino, come tutti lo chiamavano, aveva sangue mafioso, ma lui con la sua famiglia non aveva nulla a che fare, visto che fin da giovane amava la cultura e si interessava ai temi sociali che lo portarono ad impegnarsi in politica con il Partito Socialista italiano di Unità Proletaria. Una delle sue maggiori lotte, che diedero particolare fastidio alla mafia, fu quella per la costruzione della terza pista dell’aeroporto di Palermo, dove dietro però, si nascondeva un grosso traffico di stupefacenti che portava molte ricchezze alle tasche dell’organizzazione mafiosa. Impastato denunciava i tanti illeciti nel programma “Onda Pazza”, che trasmetteva da Radio Aut. Portava quindi alla luce tutte le attività del capomafia Gaetano Badalamenti, che Peppino ironicamente e in modo sprezzante chiamava “Tano Seduto”, lo stesso che poi ordinò la sua morte. Gli unici a denunciare pubblicamente i fatti furono, quindi, Peppino e i suoi compagni di lotta, in una Cinisi dove regnava l’omertà e dove dei giovani volevano portare trasparenza, speranza e libertà. Un paese tristemente oppresso dai mafiosi e dalla paura dei cittadini non abituati alla ribellione. Peppino il rivoluzionario, osservava con emozione la sua Sicilia e parlava di bellezza. Ci chiediamo se oggi durante questa emergenza Covid-19, con tutti i boss scarcerati dal 41-bis, Peppino riuscirebbe ancora a parlare di bellezza, in un’Italia che sta diventando “Una montagna di Merda” come lui stesso definiva la mafia. Certamente le parole che ci ha lasciato sono monito di speranza e profumo di terra baciata dal sole. “Se si insegnasse la bellezza alla gente – diceva Impastato – la si fornirebbe di un’arma contro la rassegnazione, la paura e l’omertà. All’esistenza di orrendi palazzi sorti all’improvviso, con tutto il loro squallore, da operazioni speculative, ci si abitua con pronta facilità, si mettono le tendine alle finestre, le piante nel davanzale, e presto ci si dimentica di come erano quei luoghi prima, ed ogni cosa, per il solo fatto che è così, pare dover essere così da sempre e per sempre punto è per questo che bisognerebbe educare la gente alla bellezza: perché in Uomini e Donne non si insinui più l’abitudine e la Rassegnazione e rimangano sempre vivi la curiosità e lo stupore”. Cosa Nostra non riuscì a mettere a tacere questo grande giornalista che ancora oggi è guida ed esempio di onestà.

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