MESSINA – “Caos” (Bertoni Editore) il libro di poesie del giornalista e scrittore Angelo Barraco, scritto durante i suoi viaggi di lavoro e di piacere. Viaggi in cui il giornalista lilybetano, attento osservatore memorizza i volti di chi incontra, tanta gente, che per vari motivi reagisce in modo diverso al dolore, alla rabbia e alla gioia. In maniera tradizionale con carta e penna tra le mani, ha raccontato a modo suo, ciò che gli occhi gli ponevano di fronte.
La vita di un uomo è un moto perpetuo, un continuo viaggio che porta sempre a nuove esperienze, utili a gettare le basi su cui costruire la propria vita. Tutti siamo homo viator, dotati di una multidimensionalità, che ci fa vivere le diverse sfaccettature delle nostra esistenza e della conoscenza.
Le emozioni della vita hanno accompagnato e sostenuto la vena poetica di Angelo Barraco e gli hanno facilitato la composizione della sua silloge “Caos”. La vena poetica veniva alimentata dai suoi viaggi, quando ancora studente si spostava quotidianamente in treno e poi ancora nel tempo. Al poeta Barraco piaceva osservare, cercare i volti, gli sguardi di quei volti sconosciuti, che amava analizzare incrociando le loro silenziose, a volte chiassose o assorte esistenze. Barraco le definisce presenze in transito, ectoplasmi volti indistinti e spesso indefinibili, che gli passano accanto, lo sfiorano e si scrutano tra loro. Gli sguardi, di quegli occasionali passeggeri probabilmente non si incontrano, ma lo smarrimento vacuo dei loro occhi tradisce “il grigio vuoto” del loro peregrinare, del loro ricercare, se ricerca c’è, “una realtà fatta di inutili apparenze” (estratto dalla prefazione di Bruno Mohorovich).