Messina, Il Filo Nero. Il ritorno in Europa e in Occidente di nazismo e fascismo. Presentazione nella sala lettura della Biblioteca universitaria, domenica alle 10

Messina, Il Filo Nero. Il ritorno in Europa e in Occidente di nazismo e fascismo. Presentazione nella sala lettura della Biblioteca universitaria, domenica alle 10

MESSINA – Domenica prossima alle 10, presso la Sala Lettura della Biblioteca Regionale Universitaria di Messina, verrà presentato l’ultimo volume del Giornalista RAI, Scrittore e Documentarista Giuseppe Carrisi: “Il filo nero. Il ritorno in Europa e in Occidente di nazismo e fascismo”, Infinito edizioni, settembre 2022. L’evento si aprirà con i Saluti Istituzionali e l’Introduzione della Direttrice della Biblioteca, Dott.ssa Tommasa Siragusa. Seguiranno, quindi, i contributi di valore del Prof. Dario Caroniti e del Prof. Giuseppe Bottaro, entrambi Professori Ordinari di Storia delle Dottrine Politiche presso il Dipartimento di Scienze Politiche e Giuridiche dell’Università degli Studi di Messina. Le conclusioni saranno affidate al Prof. Roberto Sciarrone, Ph. D in History of Europe, “Sapienza” Università di Roma. Modererà il Dott. Domenico Interdonato, Giornalista, Presidente UCSI Sicilia e Direttore Unitelma Sapienza. “Se comprendere è impossibile, conoscere è necessario, perché ciò che è accaduto può ritornare, le coscienze possono nuovamente essere sedotte e oscurate: anche le nostre.” sono parole dure queste, che riecheggiano come monito, pronunziate dallo scrittore, chimico e partigiano Primo Levi, sopravvissuto agli orrori dell’Olocausto, dei quali volle esserne testimone perché mai venisse cancellata la verità e vanificata la terrificante esperienza di tanti innocenti. Citazione, che a mò di chiosa, chiude il capitolo “All’ombra di Putin” dell’importante saggio di Carrisi. Il passato del nazifascismo è ancora ben radicato e connesso al nostro presente, tenuto insieme da un tanto “subdolo” quanto “coriaceo” filo nero. Ancora e improvvisamente il pus maleodorante degli intrighi politici, di falsi miti, di estremismi xenofobi, nutrendosi del malcontento e delle contraddizioni proprie delle generazioni di ogni epoca, riemerge sotto antiche e novelle sembianze, delle quali l’Autore traccerà nel testo eclatanti esempi storici contemporanei. Questi movimenti propongono il richiamo al popolo, l’acritica esaltazione delle sue virtù belliche, teorie che nascondono egoismi e difficoltà di una società in cui il precariato e l’aumento del disagio sociale non trovano un argine nei movimenti ideologici di sinistra, incapaci di intercettare la rabbia popolare. Le fratture ideologiche diventano più grandi e le nuove generazioni crescono con differenti modelli culturali: la storia corre lungo percorsi fino a ieri imprevedibili. La Sua riscrittura è una costante delle epoche che si susseguono, tracciando un universo retorico che lascia poco spazio al dibattito democratico se le istanze di rinnovamento confluiscono nei regimi dittatoriali che stregano le folle con strumenti di persuasione collettiva. Giuseppe Carrisi, giornalista Rai, scrittore, regista e documentarista, ha realizzato numerosi reportages da zone di guerra, come Palestina, Sierra Leone, Liberia, Costa d’Avorio, Uganda, Burundi, Nigeria, Repubblica Democratica del Congo, Ruanda, Sudan. Ha pubblicato nel 2006 il volume “Kalami va alla guerra”, da cui è stato tratto lo spettacolo teatrale “Cuore buio”, nel 2009 “Tutto quello che dovresti sapere sull’Africa e che nessuno ti ha mai raccontato”, vincitore del Premio Fregene per la saggistica; nel 2010 “Gioventù camorrista”, nel 2011 “La fabbrica delle prostitute – Dai villaggi della Nigeria ai marciapiedi italiani”, sul fenomeno della tratta delle ragazze nigeriane portate in Italia a scopo di sfruttamento sessuale, argomento trattato con il documentario “Le figlie di Mami Wata”. Nel 2017 “Padre Mosè”, dedicato ai migranti e, infine, nel 2021 il romanzo storico “Il Paese che uccide le donne”, con prefazione di Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italy, sul “lato oscuro” del Messico, ove la magica mexicanidad, contraddittorio e surreale puzzle, è inquinata pesantemente dal narcotraffico e da ogni sorta di violenza, dai costanti femminicidi, dal dramma dei desaparecidos, dei migranti e dalla corruzione. Ha realizzato, nel 2008, il documentario “Kidogò, un bambino soldato” che è stato presentato a Giffoni Film Festival. Ha scritto e diretto la docufiction “Voci dal buio” (presentata al Giffoni Film Festival), che racconta storie parallele di una banda di giovani camorristi di Barra e di loro coetanei congolsei che vivono situazioni di violenza estrema, vincitore del Festival Internazionale del Cinema di Yerevan 2010 e finalista al Prix Italia. Ha scritto e diretto, nel 2010, la docufiction “Zarema e le altre” (presentato al Giffoni Film Festival), sul tema delle “vedove nere”, le ragazze cecene destinate a diventare bombe umane, nello scenario dell’annoso conflitto tra Russia e Cecenia (menzione special al Festival Internazionale del Cinema di Yerevan 2011). E’ stato coautore e interprete dello spettacolo teatrale “Abusi d’Africa”. Ha diretto e interpretato lo spettacolo “Senza terra”, portato in tournée in Italia. Nel 2018 ha scritto, diretto e interpretato “La mia pelle non invecchierà”, monologo sul tema dei ragazzi affiliati alla camorra. Del 2019 l’ultimo lavoro teatrale “Così va il mondo-Le verità nascoste che nessuno ti ha mai raccontato”.

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