MESSINA – L’Autostrada si è fermata a Reggio Calabria, in Sicilia abbiamo solo pericolose strade statali e le due pericolosissime tratte A18 e A20, le uniche del Sud Italia a pagamento. La Regione Siciliana creando il CAS ha tradito sia lo spirito che la lettera dello Statuto Speciale, ed ha posto a carico dei contribuenti siciliani l’enorme onere finanziario per realizzare e gestire direttamente grandi opere pubbliche, quali sono senz’altro le autostrade, e questo nonostante lo Statuto le ponesse a carico dello Stato (art. 14, lett. g) lavori pubblici, eccettuate le grandi opere pubbliche di interesse nazionale). Inspiegabile appare pertanto, alla luce del dettato statutario, l’atteggiamento assunto, a suo tempo, dal Governo Lombardo che, motivandolo con una presunta difesa degli interessi siciliani (di quali interessi? di quali siciliani?), si è opposto al Decreto Interministeriale del 5.7.2010 che dichiarava il Consorzio per le Autostrade Siciliane (CAS) decaduto dalla concessione di costruzione e esercizio delle autostrade siciliane conferitagli con convenzione unica del 27 novembre 2000 approvata con D.I. 28.5.2001 n. 702. Se si vuole passare dalle vuote enunciazioni di principio ai fatti, se si vuole difendere concretamente i veri interessi della Sicilia appare necessario consegnare tale “bubbone” all’ANAS, chiedendo contestualmente la restituzione delle somme spese, almeno quelle provenienti dal bilancio regionale ed inoltre, così come avviene per le altre autostrade gestite dall’ANAS nell’Italia meridionale A2, Salerno – Reggio Calabria e A19 Catania – Palermo, l’esenzione del pedaggio. La politica delle dichiarazioni sterili e strampalate dall’ex ministro Toninelli all’ex viceministro Cancelleri, a tanti altri che sporadicamente si lamentano per finire alla senatrice d’Angelo, dichiarazioni che non trovano seguito a Roma e colpevolmente aggravano la situazione.
A18 e A20 ancora con un gestore unico di esazione pedaggi, il Cas malgrado i solleciti, non si è allineato alle altre autostrade italiane aprendosi ad altre aziende, che già operano su tutto il territorio nazionale ed è in infrazione, multa che pagheranno i siciliani non i dirigenti inadempienti. Da evidenziare il disagio per gli utenti provenienti dal continente, che dovranno per forza passare dal pagamento manuale.
A18 frana di Letojanni dopo 6 anni si continua a viaggiare in emergenza, la Sicilia ostaggio dell’indifferenza e dell’incompetenza perché alle dichiarazioni non seguono mai fatti concreti. I siciliani aspettano la riapertura ad agosto 2021 di una carreggiata lungo la frana, l’annuncio era stato fatto dopo un sopralluogo al cantiere svoltosi a marzo 2021, dal presidente del Cas Francesco Restuccia. Come era prevedibile, l’impegno pubblico preso è stato disatteso, con grande disappunto da parte di tutti gli utenti. Nelle interviste continuano dopo 4 anni ad annunciare nuovi appalti e aperture di cantieri, ma non dicono quante opere sono state ultimate a regola d’arte e nei tempi previsti.
Cittadinanzattiva prende atto che le Autostrade italiane si sono fermate a Reggio Calabria. I siciliani che già subiscono i danni dell’insularità non sono figli di un Dio minore e pretendono, investimenti e infrastrutture adeguate. Incendi, allagamenti, alberi caduti sulla sede autostradale, animali in transito causa rete di protezione lacera, asfalto nuovo non drenate pericolosissimo quando piove, già pieno di buche tappate con l’asfalto a freddo e tanti tratti piene di crepe a pelle di elefante, canalette sopra i muri di contenimento ostruite dai rovi e terriccio, distacco di cemento dalle gallerie e dai viadotti, asfalto ridotto malissimo con buche, radici sul manto stradale, totem emergenza scotti dal sole e barriere antirumore inesistenti. Per correttezza si deve aggiungere la continua attività della magistratura, la denuncia di Cittadinanzattiva Sicilia con altre sigle di consumatori per “Attentato alla sicurezza dei trasporti” di settembre 2020 L’ultima inchiesta riguarda il sequestro di viadotti sulla A20 e per concludere le tantissime inosservanze denunciate dal Ministero e mai appianate. Un disastro, che non ha bisogno di azzerare il Cda e di uno o due commissari, bisogna avere il coraggio di consegnare le chiavi del Cas all’ANAS e chiedere scusa ai siciliani.