di Francesca Maccaglia
MILANO – Alla Libreria Militare di Milano, la presentazione della nuova monografia di Roberto Sciarrone con la prefazione di Antonello Folco Biagini, prof. Emerito Sapienza Università di Roma, e la postfazione di Fabio L. Grassi, prof. Associato Sapienza Università di Roma, edito da Nuova Cultura. Il volume fa seguito ad una precedente pubblicazione, “L’impero ottomano e la grande guerra. Il carteggio dell’addetto militare italiano a Costantinopoli (1914-1915)”. In dialogo con l’autore, Domenico Interdonato, giornalista e scrittore, presidente UCSI Sicilia. “Questa sera parliamo di un Paese con una grande storia, che è la Turchia, – così ha esordito – e l’autore Roberto Sciarrone, da ricercatore, ha raccontato i primi cento anni della repubblica, ma abbiamo un trascorso ancora più importante, perché la repubblica turca nasce dall’Impero Ottomano, che si estendeva dai Balcani, scendeva giù in Grecia, si allungava verso la Siria, l’Egitto e finiva alle Colonne d’Ercole, poi come tutti gli imperi c’è stato un calo. Un colpetto glielo abbiamo dato anche noi nel 1911-1912, perché con una scusa abbiamo dichiarato guerra all’Impero Ottomano, conquistando la Libia e alcune Isole dell’Egeo. La Turchia è importante, – ha continuato – perché è l’unico Paese musulmano che fa parte della NATO, ed ha l’esercito più numeroso, fino a qualche anno fa o forse è così ancora oggi, era l’unico esercito che aveva le punizioni corporali. Ultimato questo percorso dell’Impero Ottomano, inizia il periodo con Atatürk il padre, di questa grande repubblica. È una nazione giovane in tutti sensi, un po’ corteggiata da tutti e ancora non ha trovato la giusta collocazione, anche perché deve trovare degli spazi democratici per poter condividere con altre realtà occidentali altre cose. Io credo che questo interessante lavoro per gli appassionati deve essere una chicca, che sta bene nelle loro librerie e mi sento di fare i complimenti”.
L’autore, rivolgendosi agli ospiti intervenuti in libreria e a quelli in diretta Facebook, “Questo libro è il secondo, che parla della Turchia ed è uscito ad ottobre del 2023, in occasione dei cento anni dalla fondazione della Repubblica di Turchia. Un periodo, come potete immaginare, molto complesso. Alla fine della Grande Guerra dal 1918 al 1923, la Turchia è frammentata da un punto di vista politico, l’impero ottomano si disgrega, perché una parte vuole aderire alle idee occidentali, l’altra parte, Mustafa Kemal, poi Atatürk, “padre della patria”, vorrebbe invece una Turchia forte, libera dalle potenze europee. È un processo lungo, ci saranno tanti trattati che verranno revisionati, arriveremo a Losanna nel 1923 qui si chiarirà che tutta una serie di territori ambiti da stati come la Francia, la Gran Bretagna e anche l‘Italia, non potevano andare a quegli stati, ma dovevano essere turchi. Mustafa Kemal riesce ad imporsi in quel momento di trattative importanti, e quindi nasce la Repubblica di Turchia, che nei suoi intenti è laica, è una repubblica che va a diluire quelle che erano le forti connotazioni religiose musulmane, e si avvicina a quelli che erano i riferimenti europei dell’epoca, degli anni venti del Novecento; egli cerca di democraticizzare un po’ il Paese. Noi però dobbiamo fare un piccolo passo indietro, perché così mi è stato chiesto. Quindi io parto dalla fine dell’impero, perché si è sgretolato questo impero, ma parlando di oggi. L’impero Ottomano in realtà non ha mai cessato di esistere. Voi sapete sicuramente che ci sono turchi in nord Africa, nel Corno d’Africa, nella Penisola arabica, nelle ex repubbliche sovietiche, fino ad arrivare alla Siberia, alla Mongolia, al mare che costeggia il Giappone e la parte est dell’Asia. Quindi i turchi sono ovunque e rappresentano un elemento identitario importante, che di fatto non hanno mai fatto cessare questo impero”. Sciarrone continua illustrando la visione di Erdoan oggi. “La sua visione – spiega l’autore – è una visione “panturanica”, prima c’era la politica del “panislamismo”, ovvero Erdoan da quando è salito al potere ha cercato in tutti i modi di mettere l’elemento religioso prima di tutto, per lui il paese doveva identificarsi nella religione islamica. Negli anni ottanta ad Istanbul c’era una grande libertà tra le persone, tra le donne, tra gli uomini, si andava nei locali a bere; è salito Erdoan, da ventitré anni a questa parte, le donne riportano il velo, i musei ridiventano moschee, c’è stato nuovamente un percorso di islamizzazione della società, che Ataturk nel 1923 era riuscito a sdoganare, che si era diluito, ma con Erdoan ridiventa prepotente”.
L’avvento di Internet, l’era digitale e i social, i giovani turchi ovviamente vedono i loro coetanei occidentali divertirsi, fare le storie su Instagram, e questa cosa non l’hanno presa bene. Quindi Erdoan nelle successive elezioni inizia a perdere voti, soprattutto tra i giovani. Da abile stratega, egli sposta il punto di vista politico dal panislamismo, l’elemento fondante l’Islam, al panturanesimo: “noi siamo belli, siamo bravi, siamo turchi, siamo ovunque, siamo forti e dobbiamo tifare per il nostro Paese”. Non c’è più l’ossessione religiosa, si parla di etnia, allora i giovani hanno ricominciato a votare Erdoan. Questo è stato il cambio di politica interna che poi si riversa naturalmente in quella politica internazionale; lo vediamo tutti i giorni.
Il mio primo libro parla dell’impegno della Turchia nella Prima Guerra Mondiale, estratto dall’addetto militare in servizio all’ambasciata italiana a Costantinopoli.
Il genocidio degli armeni per i turchi una pagina di storia completamente inesistente, dimenticata ed è stato motivo di non tradurre il primo libro di Sciarrone. Non sappiamo esattamente quanti sono morti, 100-150 mila o cifra superiori, le fonti sono frammentarie, ma sappiamo che sono in moltissimi i deportati, e molti sono morti durante le deportazioni.
Gli armeni sono una delle tante etnie, minoranze presenti nella Turchia del tempo. Come per gli armeni, afferma Fabio Grassi, anche della tragedia degli Ubik non ne sa nessuno.
La Turchia in realtà è una nazione giovane, si è formata nel 1923 dalle ceneri dell’Impero e in essa convivono tutte le etnie, e ancora in Turchia non si parla di queste persecuzioni. Sembra un po’un controsenso ma sembra una delle spiegazioni più plausibili.
Poi l’autore si sofferma sulla prima Guerra Mondale, che ci racconta di un Impero Ottomano alla fine della sua storia. Le potenze europee requisiscono tutto il debito ottomano e se lo spartiscono. Un po’ come la Cina che ha comprato il debito americano, loro hanno comprato il debito ottomano, l’impero va in crisi l’Impero voleva la quarta sponda, inizia a perdersi pezzettini qua e là…
La Turchia oggi rappresenta un asset nella regione di grande importanza, ha accresciuto la sua industria bellica negli ultimi vent’anni, ha superato l’export rispetto all’import nelle armi, oggi è in grado di avere delle armi importanti e tecnologicamente avanzate.
Oggi è importante per un motivo principale, perché fa parte della maggioranza degli istituti sovranazionali più importanti, tra cui Interdonato citava la Nato, fa parte di alleanze scritte e non scritte, fa parte di tutto, sta un po’ di qua e un po’ di là, ma questo lo sappiamo da sempre, anche per la sua conformazione geografica, è stata sempre un po’ occidentale un po’ orientale. La cosa che però ci deve fare riflettere è che l’idea del panturanesimo, è ben viva sia in Erdoan che nei turchi, i turchi del mondo panturanico, i turchi sono ovunque e arrivano fino alla Siberia e quindi la voce di Erdoan nelle trattative internazionali oggi è ben ascoltata. E lo dimostra il fatto che uno come Putin, che non è uno che notoriamente ascolta tutti, a lui lo ascolta. Ci sarà un motivo o no? Quindi, quello che era una volta l’Impero ottomano che si sviluppava su tre continenti, non rinascerà più dal punto di vista territoriali ma di fatto attraverso accordi culturali, commerciali, militari, economici, di fatto già è rinato. Erdoan non è l’immagine della libertà, della democrazia…l’attore turco anche per la risoluzione del conflitto in Medio Oriente è un attore ascoltato.
Domenico Interdonato da giornalista, oltre aver fornito molti spunti di riflessione, ha posto l’accento sul fatto che in questo momento la Turchia soffre, perché questo attuale governo ha ristretto al limite la libertà di stampa, che quasi non esiste e questo è un dolore enorme per un giornalista, per un occidentale. La Turchia è un paese in estrema difficoltà economica, con un’inflazione pazzesca…non sono permesse neanche le foto, sono molto più rigidi. Rispetto al passato. Erdoan ha rapporti con tutti i paesi occidentali. In Turchia vive una grande comunità italiana da duecento-trecento anni. Noi abbiamo una storia di amicizia.
La storiografia italiana negli ultimi cinquant’anni ha parlato poco dei rapporti tra l’Italia e Impero ottomano, rapporti che affondano le radici a mille anni fa. Fernand Braudel ci racconta nel suo Mediterraneo, noi abbiamo sempre avuto rapporti con tutti i Paesi, che affacciano in primis quelli che stavano nell’Impero ottomano, un rapporto sinergico ed è un peccato che negli ultimi cinquant’ anni non ne abbiamo mai parlato. A Istalbul, a Odessa, ancora ci sono persone che parlano in dialetto genovese. Si commerciava il grano, le comunità portuali delle città che stanno sul Mediterraneo sono state sempre culturalmente connesse. Un piacevole pomeriggio con interventi interessanti da parte degli ospiti presenti in libreria e anche dei followers online della Libreria, che hanno voluto interagire con l’autore.
La Libreria Militare, infatti, nata con l’intento di contribuire alla divulgazione della cultura della storia militare, è la prima libreria in Italia dedicata esclusivamente a questo tema, si pone inoltre l’obiettivo di raggiungere i propri clienti non solo nell’area di Milano, ma online riesce a soddisfarne le esigenze sull’intero territorio nazionale ed all’estero.