Porte aperte: un segno di speranza. E venerdì a Crisci ranni don Corrado Lorefice presiede la preghiera per la pace
“Ciò che è successo nei giorni scorsi a Parigi è pane quotidiano a Damasco, Beirut, Eritrea, Afganistan, Palestina…”. Lo ricordano i vescovi francesi in una preghiera composta nello spirito di Tibirine, dei monaci trappisti martiri in Algeria perché sono voluti restare fino alla fine con la gente indifesa, vittima di fazioni contrapposte. E a Modica cosa sta accadendo lo hanno voluto capire diverse associazioni di giovani che domenica scorsa – nel saloncino del SS. Salvatore, in un quartiere che ospita anche la moschea – hanno voluto porre un segno molto bello: quello delle porte aperte. Anzitutto le porte dell’intelligenza: alcuni video scelti molto bene, un intervento del giovane Pietro Segreto, la testimonianza di don Corrado Lorefice che lo scorso febbraio è stato a Damasco hanno anzitutto aperto le porte alla verità, al fatto che siamo in presenza di una situazione complessa, di uno scontro interno al mondo islamico, di una nostra presenza in Medio Oriente per interessi, di un commercio di armi che vanno anche all’Isis e che non vogliamo fermare … Insieme alle porte dell’intelligenza si sono aperte le porte del cuore: nella lettera da Damasco della consacrata focolarina Lina Morcos è risuonato il grido sull’insensatezza di questa violenza e la trasmissione del dolore grande di tanti innocenti; nella commozione dei presenti si è avvertito il desiderio di gesti di comunione e di impegno per la pace. E poi le porte aperte della Casa don Puglisi – che sarà una delle porte sante della misericordia – per un momento anche di festa e per suggerire l’apertura di tutte le porte. E venerdì, nei giorni in cui papa Francesco con coraggio si reca in Africa, alle ore 18 a Crisci ranni don Corrado Lorefice presiederà la Messa per la pace e la giustizia che sarà prolungata nell’adorazione eucaristica e nell’intercessione per tutte le situazioni di guerra che ci sono nel mondo. Quasi a bussare alle porte di Dio e a comprendere come il suo cuore grande diventa aiuto a sempre aprire varchi e costruire ponti, perché – com’è stato detto domenica – si resta umani solo nell’incontro con l’altro, mentre la guerra è “alienum a ratione”, contraria ad ogni logica.