PRIOLO – Da quanto si apprende, è stato emanato il DPCM che ai sensi dell’art. 6 del cosiddetto ‘Decreto Ilva’ definisce l’impianto ISAB srl come di “interesse strategico nazionale”. Al contempo sono riconosciuti come beni strumentali allo stabilimento industriale gli impianti di depurazione di Priolo Gargallo e Melilli, in quanto infrastrutture necessarie ad assicurare la continuità produttiva dello stabilimento. Il DPCM punta quindi ad agire anche sul depuratore sotto sequestro IAS in quanto strumentale alla continuità produttiva dello stabilimento ISAB. Questa soluzione appare innanzitutto, ad uno stesso tempo complicata, parziale e rischiosa per la soluzione del sequestro IAS. Complicata, perché per intervenire sul sequestro dell’impianto IAS, il Governo fornisce nel giro di poche settimane una nuova qualificazione dell’impianto ISAB: non solo. “impianto e infrastruttura di rilevanza strategica per l’interesse nazionale nel settore della raffinazione di idrocarburi” come nel Decreto ‘Lukoil’, ma adesso ‘impianto di interesse strategico nazionale’ nel solco della legislazione che da circa dieci anni interessa l’Ilva di Taranto. Non si tratta solo di una confusione normativa, ma si lega ora l’impianto ISAB e quelli funzionali come ISAB a una normativa complicata, come quella che riguarda ILVA, tutt’altro che stabile in quanto esposta a un percorso assai poco certo, se pensiamo che proprio la passata legislazione ILVA è finita anche davanti alla Corte costituzionale per il possibile conflitto tra legislazione e azione della magistratura. Sarebbe stato assai più semplice e chiaro, nonché rispettoso dell’autonomia dell’Autorità giudiziaria, seguire la strada dell’emendamento a suo tempo proposto dal PD in Senato – e di nuovo depositato stavolta come modifica all’art. 6 proprio del Decreto ‘Ilva’ – che si riferiva specificamente al sequestro di impianti di depurazione nel settore degli idrocarburi, fuori da una normativa più generale e assai più esposta a querelle giuridiche e giudiziarie. È sufficiente ricordare che in caso di rifiuto al dissequestro da parte del magistrato il Governo può impugnare trasformando in lunga litigation giudiziaria un eventuale conflitto con l’Autorità giudiziaria, con ulteriore incertezza per imprese e lavoratori. Al contrario, nell’emendamento PD i all’art 6 del ‘Decreto ILVA’, si propone una piena autonomia tra azione del Governo e azione della magistratura, e un loro coordinamento, e dunque una più forte attenzione ai temi ambientali. Ancora, nell’emendamento PD, il Commissario nominato dal Governo e i commissari nominati dall’Autorità giudiziaria esplicitamente possono imporre, in ricezione dell’impianto a valle, prescrizioni che indirettamente riguardano nuovi impianti a monte di pre-trattamento di terzi, affrontando così il tema delle emissioni. L’impianto IAS è funzionale a ISAB ma i problemi ambientali sul pre-trattamento riguardano anche imprese terze che possono realizzare i propri impianti, in teoria anche andando oltre IAS. Vedremo i successivi atti del Governo, ma intanto discuteremo già la prossima settimana le modifiche che abbiamo proposto all’art.6 del Decreto Ilva in un quadro di semplificazione, certezza giuridica, autonomia dell’azione della magistratura e tutela dell’ambiente e dell’occupazione