Noto, Il vescovo sul raid alla sede scout di Noto: gesti di emulazione, ma non da sottovalutare.

NOTO – Il vescovo di Noto, mons. Antonio Staglianò, interviene in merito al raid alla chiesa di Sant’Agata, sede scout, dove ignoti hanno tracciato sulle pareti con una vernice spray scritte antisemite, insulti e una svastica. “Sicuramente sono segnali inquietanti – dichiara il Presule – ma che, nel contesto del territorio netino, non devono essere sovraccaricati di un significato che obiettivamente non hanno. A Noto non c’è la subcultura del razzismo e della xenofobia; c’è invece una predisposizione all’accoglienza, non solo per gli aspetti artistici e culturali, ma anche dal punto di vista umano”. Il presule, pur invitando a “non sottovalutare nulla, specialmente in questo tempo difficile e a ridosso, poi, del ricordo della Shoah”, si dice convinto che “il motivo di quanto accaduto va cercato altrove”.
“A voler essere onesto, intellettualmente parlando – dice mons. Staglianò -, non riesco a vedere in questo gesto nemmeno l’evocazione di una ideologia xenofoba e razzista quali furono il nazismo e il fascismo. Tendo a collocare, invece, questi gesti nello spazio delle stupidaggini che – aggiunge il vescovo – per emulazione i ragazzi di oggi possono fare, afflitti come sono da una noia esistenziale perenne, che li porta a cercare distrazioni e imprese di esibizione, allo scopo di sentirsi qualcuno, forse anche alla ricerca del sentimento di esistere”. Il pastore della Chiesa netina fa riferimento al sociologo Umberto Galimberti e a quello che lo stesso definisce “l’ospite inquietante” che
abita nei giovani di oggi, “che è il nichilismo come attitudine da parte dei giovani di commettere le cretinate più assurde senza conoscere e sapere il perché lo si fa”. E aggiunge: “La società dell’ipermercato che abitiamo
tutti attraverso i social network, come indebolisce i grandi significati della vita, quali l’amore, la giustizia, la fraternità, la pace, la solidarietà, l’accoglienza, riducendo tutto al piacere di mangiare, di bere, di vestire
e di divertirsi, così crea situazioni psicologiche e morali superficiali e   banali tali da permettere al male di entrare in scena con la sua brutalità, con la sua insulsaggine. D’altronde, sulla banalità del male, una grande filosofa di origine ebraica Hannah Arendt ha istruito tutti proprio per riferimento alla Shoah, all’olocausto ebraico”. Ai giovani “che stupidamente hanno compiuto da emeriti ignoranti questo gesto insulso”, mons. Antonio Staglianò dirige “due parole di speranza. Con Ermal Meta in ‘Vietato morire’ dico loro: ‘Ricorda, figlio mio, all’uomo che diventerai che non sarà mai più grande dell’amore che dai’; e, più profondamente, con le parole di Gesù sulla croce: ‘Padre,
perdonali, non sanno quello che fanno’”.

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