NOTO – Gli agenti del commissariato di Polizia di Noto, domenica mattina, al termine di un’articolata attività investigativa, coordinata dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Siracusa, hanno notificato ad un uomo di 40 anni un provvedimento di divieto di avvicinamento, emessa dal GIP del Tribunale di Siracusa, accusato del reato di maltrattamenti in famiglia. L’uomo, infatti, con condotte reiterate consistite in minacce, appostamenti sotto casa, telefonate e messaggi insistenti, maltrattava la moglie, 39 anni , procurandole un perdurante stato di tensione e paura per la propria incolumità. In particolare, dopo un periodo di carcerazione subito dalla persona offesa da dicembre 2016 a gennaio 2017 e da giugno 2017 a luglio 2018, costellato peraltro da costanti litigi in occasione delle visite fatte dal marito, la donna veniva scarcerata ed affidata ai servizi sociali dal tribunale di sorveglianza. Dopo qualche giorno, trascorso nella casa coniugale, la donna si trasferiva a casa della madre a Noto, ritenendo conclusa la relazione coniugale. Non rassegnandosi alla fine della convivenza, l’indagato iniziava a porre in essere, nei confronti della moglie, vere e proprie condotte persecutorie, concretizzatesi in centinaia di telefonate e messaggi nei quali le rivolgeva minacce gravi di morte del tipo “ mangerai terra, devi morire per mani mie”, minacce estese anche ad altri familiari. La donna, pertanto, sporgeva denuncia dei fatti riferendo dettagliatamente quanto accaduto. Le dichiarazioni della stessa, trovavano riscontro nelle approfondite indagini di polizia giudiziaria poste in essere dagli uomini del Commissariato di Noto. L’indagato, noto alle forze di Polizia,è stato sottoposto alla misura del divieto di avvicinamento alla moglie ed ai familiari di quest’ultima, con l’obbligo di mantenersi ad almeno 100 metri dagli stessi e dai luoghi da essi frequentati, e con divieto di comunicare con qualsiasi mezzo. “La Polizia di Stato invita tutte le donne vittima di violenza domestica a denunciare i fatti poiché ciò consente l’avvio di un doppio binario penale/amministrativo, che sfocia rispettivamente nell’adozione di una misura cautelare restrittiva e nel provvedimento di Ammonimento del Questore, oltre alla possibilità concreta di trovare accoglienza in un centro antiviolenza”.