PALERMO – I prodotti alimentari salvano l’economia siciliana del Natale, o quanto meno limitano le perdite causate dalla pandemia del 2020. Si stima infatti a dicembre una spesa delle 2.023.556 famiglie siciliane in prodotti alimentari e bevande pari a 1.091 milioni di euro, che rappresenta il 62,1% della spesa complessiva in regali di Natale. L’87,7% della spesa di dicembre delle famiglie in prodotti alimentari e bevande è rappresentato da prodotti alimentari, seguiti da bevande analcoliche (7,7%) e da bevande alcoliche (4,6%).I dati sono forniti dall’osservatorio economico di Confartigianato Sicilia. E la Sicilia si distingue sul territorio nazionale su più fronti. Intanto la regione si piazza al primo posto per l’incidenza più alta dell’artigianato alimentare sul totale dell’artigianato del territorio. Infatti al 30 settembre 2020 il settore dell’artigianato alimentare in Sicilia è composto da 10.021 imprese, l’11,6% delle oltre 86 mila presenti in tutta la penisola e il 13,8% del numero totale di imprese artigiane presenti nella nostra regione. Inoltre tre province siciliane si aggiudicano una posizione di tutto rispetto sempre su una classifica nazionale. Tra le province italiane dove più di un quarto dell’occupazione del settore è garantita dall’artigianato troviamo, infatti, in prima posizione Enna con l’artigianato che pesa per il 37,2% degli addetti della food economy, in terza posizione Agrigento con 32,8% e in quarta posizione Caltanissetta con 31,7%. Seguono poi in settima posizione Messina con 30,6%, in nona posizione Ragusa con 28,0%, in tredicesima posizione Catania con 26,0% e in quindicesima posizione Trapani con 25,5%.
GIUSEPPE PEZZATI, PRESIDENTE REGIONALE CONFARTIGIANATO
“L’impresa artigiana incarna un modello imprenditoriale unico ed insostituibile. Questo è tanto più vero nell’artigianato alimentare dove le macchine non potranno mai rimpiazzare né replicare la manualità, l’ingegno, il saper fare con le mani e la creatività tipiche dell’artigiano. I nostri artigiani del gusto si distinguono sul territorio nazionale e questo per noi è di certo motivo di orgoglio. Le nostre imprese alimentari utilizzano materie prime e metodi di produzione che evidenziano il legame con il territorio e grazie alla loro attività si mette in moto l’economia del settore. Il food alimenta una filiera di eccellenza, che va dalla materia prima alla logistica. In questo anno particolarmente difficile per l’economia della nostra Isola, leggere che i prodotti alimentari porteranno a un giro di moneta di oltre unmiliardo di euro, è sicuramente una buona notizia. Non possiamo però certo cullarci dietro a questi numeri e il nostro impegno è affinché tutti i nostri artigiani, e non solo quelle del food, possano trovare un ristoro concreto dai vari aiuti che il governo sta portando avanti per superare la crisi. Occorre una particolare attenzione parlando di ristori ed investimenti, versocoloro che fanno del proprio ingegno un piccolo cuore pulsante dell’economia. Non dobbiamo poi dimenticare l’importanza delle filiere, fare rete per sviluppare progetti e programmare partecipazioni collettive ad eventi di richiamo. Occorre favorire la tracciabilità nelle filiere, la certificazione di qualità e di origine dei prodotti, la registrazione di marchi storici e aziendali, studiando misure che consentano anche alle micro e piccole imprese un accesso alle piattaforme di commercio elettronico, alla adozione di tecnologie digitali per rafforzare le loro capacità produttive e di marketing”.
ECCO UNA DETTAGLIATA ANALISI FORNITA DALL’OSSERVATORIO ECONOMICO REGIONALE
ADDETTI DELLE MPI E DELL’ARTIGIANATO DELLA FOOD ECONOMY
L’occupazione delle micro e piccole imprese (MPI) della food economy – comprendente alimentari, bevande e ristorazione (divisioni Ateco 2007 10, 11 e 56) è pari a 85.594 addetti, pari al 92,9% del totale addetti del settore e all’11,8% del totale addetti di tutti i settori (valore >7,8% medio nazionale). La Sicilia è la quinta regione per maggior peso della piccola impresa della food economy sull’economia del territorio.
Focalizzando l’analisi sull’artigianato, si osserva che nella food economy a valore artigiano lavorano 25.161 addetti, pari al 27,3% del settore e con un peso del 3,5% sul totale economia.
La nostra Isola è la prima regione italiana per maggiore peso dell’artigianato della food economy sull’economia del territorio: dove i 25 mila addetti dell’artigianato pesano il 3,5% sull’economia complessiva. Ed è anche prima nella classifica nazionale per vocazione artigianale del settore, con il 27,3% di addetti del comparto impegnati nell’artigianato (valore > 16,1% medio nazionale).
Nel dettaglio settoriale, il 59,8% dei 25 mila addetti dell’artigianato sono relativi al settore alimentare e – che comprende le imprese artigiane di panificazione, lavorazione e conservazione di carni, frutta e pesce, produzione di pasta, lattiero casearia – il 39,9% ai servizi di ristorazione, dove sono comprese le imprese artigiane di ristorazione senza somministrazione con preparazione di cibi da asporto e le gelaterie e pasticcerie, e il rimanente 0,4% nelle bevande, che comprende distillerie e birrifici artigianali.
Tra le province italiane in cui si osserva un maggiore apporto all’economia del territorio da parte dell’artigianato dell’alimentazione, bevande e ristorazione ne troviamo 5 siciliane: Enna (seconda nella classifica nazionale) dove l’occupazione dell’artigianato del food pesa il 5,2% dell’economia provinciale, Agrigento e Trapani (entrambe quinta nella classifica nazionale) dove l’occupazione dell’artigianato del food pesa il 4,5% dell’economia provinciale, Messina (sesta nella classifica nazionale) dove l’occupazione dell’artigianato del food pesa il 4,2% dell’economia provinciale e Ragusa (ottava nella classifica nazionale) dove l’occupazione dell’artigianato del food pesa il 3,8% dell’economia provinciale.
SETTORI ED IMPRESE
Uno dei settori che conta il maggior numero di imprese, è quello delle panetterie e prodotti da forno con 4.085 imprese artigiane quali panetterie e laboratori che producono dolci, biscotti, prodotti secchi da forno, prodotti di pasticceria conservati, snack dolci o salati e possono anche effettuare vendita diretta al pubblico, pari a due quinti (40,8%) dell’artigianato alimentare, seguono le pasticcerie e gelaterie con 1.803 imprese, pari al 18,0% del settore, e che producono principalmente prodotti freschi e offrono anche servizi di ristorazione tramite la vendita diretta al pubblico, anche ambulante (sono stati compresi i bar in virtù dell’importanza della vendita di pasticceria fresca per colazione), la pasta con 214 imprese, pari al 2,1%, producono paste alimentari fresche e secche (anche farcite, in scatola o surgelate), cuscus e gnocchi, l’Industria lattiero-casearia con 155 imprese, pari all’1,5%, la lavorazione e conservazione frutta e ortaggi e pesce con 154 imprese, pari all’1,5%, la produzione di Tè, caffè, cacao, cioccolato, caramelle, confetti, condimenti e spezie con 108 imprese, pari all’1,1%, la lavorazione delle granaglie, produzione di amidi e di prodotti amidacei con 90 imprese, pari allo 0,9%, la produzione di oli e grassi vegetali e animali con 89 imprese, pari allo 0,9%, la produzione di vini, distillerie, birre e altre bevande con 68 imprese, pari allo 0,7%, la lavorazione e conservazione di carne e produzione di prodotti a base di carne con 51 imprese, pari allo 0,5%, che producono carne essiccata, salata o affumicata e salumi, comprendendo anche le norcinerie con eventuale negozio annesso per la vendita.
Il settore dell’artigianato alimentare si completa con la componente che coniuga produzione e servizio rappresentata dai dservizi di ristorazione e dei cibi per asporto, dove operano 3.045 imprese, pari al 30,4% del totale: oltre ai ristoranti comprende rosticcerie, friggitorie, pizzerie, pizzerie a taglio, birrerie, pub, enoteche, catering, banqueting, banchi del mercato che preparano cibo per il consumo immediato, venditori di street food, attività di ristorazione di recente e crescente fortuna, ed esercizi che fanno solo take-away, attività che si sta sviluppando come risposta alle limitazioni del servizio in sede imposte dall’emergenza sanitaria Covid-19.
PRODOTTI DI QUALITÀ E AGROALIMENTARI TRADIZIONALI
I prodotti del territorio si distinguono per alta qualità di produzioni e di materie prime che caratterizzano un’offerta enogastronomica di assoluta eccellenza. Sulla base degli ultimi dati del ministero delle Politiche Agricole Alimentari,la Sicilia vanta 35 prodotti agroalimentari di qualità posizionandosi terza nella classifica nazionale, dopo Emilia-Romagna e Veneto. Nel dettaglio si contano 20 Dop – Denominazione di origine protetta – (57,1% del totale), 14 Igp – Indicazione geografica protetta – (40,0%) e un Stg – Specialità tradizionale garantita – (2,9%).
Al 2 marzo 2020 sono censiti in Sicilia 264 prodotti agroalimentari tradizionali, caratterizzati da metodiche di lavorazione, conservazione e stagionatura consolidate nel tempo.