PALERMO – Smartphone, social e chat. Il pericolo è tra le mani dei nostri bambini. Eppure gli adulti non se ne rendono conto. Il coordinamento regionale del Movimento Difesa del Cittadino ha lanciato già nei mesi scorsi il progetto “Smartphone Style – quando l’APParenza crea dipendenza” cercando, nel rispetto anche delle regole anticovid, di coinvolgere le scuole. Solo alcune hanno risposto con immediato interesse, mentre altri istituti scolastici, tramite i loro dirigenti, hanno detto di posticipare il coinvolgimento dei giovani “perché ci sono cose più importanti da fare”. Già solo nel primo mese di questo nuovo anno stiamo piangendo giovani vittime di pericolose challenge lanciate sui social. La presidente regionale del Movimento Difesa del Cittadino, Enrichetta Guerrieri, dopo i recenti gravi fatti di cronaca che hanno riguardato anche la Sicilia, fa un appello in una lettera-aperta rivolta ai dirigenti scolastici, docenti e genitori.
“Oggi permetteteci di chiedere a noi stessi, prima di tutto, visto che il progetto lo avevamo pensato e progettato già più di un anno fa, perché nessun altro si è accorto del pericolo corso dai ragazzi “sempre” collegati durante il loockdown e il perché si dovesse arrivare ad annoverare le prime “morti da APP” per poterne parlare – evidenzia la Guerrieri – Siamo vicinissimi ai genitori della bambina di Palermo, ma anche a quelli dell’undicenne campano, che si è lanciato giù dal terrazzo, e al bambino di nove anni di Bari, trovato impiccato in bagno…. perché “così, nel gioco in web, qualcuno aveva deciso…”. Come Movimento Difesa del Cittadino Sicilia, nei progetti finanziati dal Mise, in cui siamo stati capofila, particolare attenzione, negli ultimi anni, è stata rivolta ai “cittadini del domani”, ai cittadini che dovrebbero divenire “liberi” protagonisti del loro futuro. Un futuro sicuramente incerto e a tratti scoraggiante, che porta ad una identità poco chiara e con tante domande in attesa di risposte alle quali il nostro movimento, durante il suo percorso di sensibilizzazione dei giovani siciliani, ha sempre cercato di fornire loro strumenti atti a farli ragionare e a portarli a fare scelte consapevoli. Il progetto “Smartphone Style” nasce per richiamare l’attenzione dei giovani, e di chi con loro vive: genitori, insegnanti, educatori, e invitarli a riflettere sul modo in cui Tutti loro vivono la vita sul web.
Il sottotitolo del progetto, “quando l’APParenza crea dipendenza”, vuole attrarre l’attenzione sul travolgente sviluppo di strumenti come il cellulare, il computer o il tablet, su quanto si può scaricare dal web, e sul loro utilizzo nel nostro quotidiano. I giovani, entrando e vivendo la gran parte del loro tempo, collegati al mondo virtuale non si accorgono di essere vittime ignare di tentazioni pericolose.
Partendo dal cyberbullismo fino al revenge porn, è molto facile trovarsi coinvolti in situazioni difficili da districare e che spesso non hanno un lieto fine. Giovani che vivono la propria vita in vetrina, che scaricando app sono esposti alla dipendenza e che non riescono a capire i danni irreversibili che si possono creare.
Incontri virtuali dove si può rimanere “intrappolati”: in un gioco on line (dove una maschera mi ordina cosa fare della vita e mi costringe addirittura a suicidarmi), dove può capitarmi di essere invitata/o a incontrare di persona qualcuno che non corrisponde al raccontato in rete (non un coetaneo ma una persona adulta). Purtroppo per la stragrande maggioranza dei ragazzi non è così! L’età tra l’altro in cui si regala il primo smartphone, e non ce ne vogliano nonni, zii, genitori e parenti vari, è scesa intorno agli 8/10 anni. E allora, questa generazione si riconosce un solo e autentico “amico”: lo smartphone, che rappresenta la chiave di accesso al fantastico mondo dei social. Sempre connesso, sempre in mano, sempre pronto a immortalare momenti, luoghi, parole e visi, che non devono presentare imperfezioni con l’aiuto dei filtri bellezza, il “selfie” dovrà essere istantaneamente “condiviso” in attesa dell’arrivo dei “like” di approvazione degli amici, intenti probabilmente nello stesso progetto e che forse tanto amici non sono.
Diventa dunque impellente creare una coscienza consapevole nei nuovi soggetti, partendo dalle abitudini quotidiane e quindi da un uso più “maturo” delle nuove tecnologie, che tendono a modificare la propria personalità, le proprie scelte e non solo.
Altro aspetto da prendere in considerazione riguarderà la falsa socializzazione, che invece nasconde una vera marginalizzazione da amici e dalla famiglia, che spesso distrattamente o per un assente rapporto genitoriale, spinge il giovane verso questi percorsi, che creano ripercussioni negative anche nel mondo scolastico e, tristemente nella loro vita.
Abbiamo inviato una lettera alle scuole di tutto il territorio siciliano già ad ottobre scorso per “entrare” nelle classi frequentanti i ragazzi dai 10 anni ai 19 anni, ci siamo detti disponibili ad incontrarli durante la Dad, quindi non violando alcun “regola” del dpcm. Ma ci siamo visti “rimandati” a gennaio/ febbraio, perché c’erano cose più importanti da fare…
Signori dirigenti, signori insegnanti, signori professori, signori genitori non è più rimandabile ciò che andava fatto non da oggi…ma dall’altro ieri! Rimaniamo a disposizione come esperti per parlarne e ragionarci sopra con i vostri figli ma anche con voi se lo vorrete!”.