SIRACUSA – Continua a perdurare l’incompatibilità tra i lavoratori di Poste Italiane e gli esercizi commerciali convenzionati, riguardo la spendibilità degli ormai celebri Buoni Pasto. Si moltiplicano, infatti, i cartelli affissi sulle vetrine dei negozi, dei bar e dei supermercati; il messaggio che si legge è sempre lo stesso: “Ci dispiace e ci scusiamo con la clientela per il disagio arrecato ma non possiamo più accettare i buoni pasto, sia in formato cartaceo che elettronico”. Poche righe che non lasciano spazio all’interpretazione: neanche oggi si mangerà. Il rischio, ormai concreto, di diventare un caso nazionale agli occhi dell’opinione pubblica trova conferma a fronte dei 10.000 lavoratori postali (solo in Sicilia) che, quotidianamente, vedono chiudersi le porte in faccia, in palese violazione di un proprio diritto, da esercenti commerciali che non accettano più i buoni pasto, avanzando le giustificazioni più svariate: dai problemi elettronici a quelli amministrativi legati al mancato ricevimento dei relativi rimborsi; tutti motivi sicuramente leciti per i negozianti ma, del tutto incomprensibili ed ingiustificabili per i lavoratori che, spesso, sono costretti a viaggiare per chilometri in cerca del supermercato in cui riuscire a fare la spesa; una vera e propria caccia al tesoro. Accade anche che, quando accettati, gli stessi buoni siano limitati nell’utilizzo: “Gentile cliente, può spenderne uno per volta”. Che senso ha tutto questo? È inaudito che, in un’Azienda di rilievo come Poste Italiane, sia presente una tale situazione di disagio ed inefficienza. Non sarebbe il caso di sostituire l’impresa che si occupa di erogare tale servizio, dato che da circa un anno non pagherebbe gli esercenti? E di farlo in fretta? Tutti i lavoratori, come previsto dal CCNL, hanno il diritto di ricevere e di poter fruire regolarmente dei buoni pasto. Poste Italiane, in questo caso, ha il dovere di trovare una soluzione a questi enormi disagi perché, è da molti mesi ormai, nonostante i vari comunicati stampa, gli interventi di diffida tramite i legali e le denunce sia a livello territoriale e regionale, sia a livello nazionale, che questa situazione si protrae inevitabilmente e nell’indifferenza di tutti. In Sicilia, il problema non solo non è stato superato ma, è addirittura peggiorato. I lavoratori sono stanchi di subire queste umiliazioni! Perché per spendere un ticket da 3,50€ per acquistare una confezione di tonno in scatola non si possono fare più di 10 chilometri di auto dopo una giornata di lavoro. Ricordiamo che non è il primo caso di inadempienze da parte di un’Azienda che, quando si parla di diritti dei lavoratori, pone in secondo piano le questioni dando priorità a problemi di maggiore importanza. Anche questa volta, chi continua a farne le spese, e non nei supermercati purtroppo, è sempre il Lavoratore. L’Slp Cisl Sicilia sollecita l’Azienda affinché si trovi una soluzione celere e definitiva per la risoluzione della suddetta questione.