Palermo, L’insegnamento di Paolo Borsellino

Palermo, L’insegnamento di Paolo Borsellino

E’ passata una settimana dalle celebrazioni per ricordare lo spaventoso massacro di Via d’Amelio dove persero la vita Paolo Borsellino e gli agenti di scorta Agostino Catalano, Emanuela Loi (prima donna a far parte di una scorta e anche prima donna della Polizia di Stato a cadere in servizio), Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina. Il cerchio si era, purtroppo e maledettamente, chiuso. Prima la Strage di Carini dove perì Giovanni Falcone, sua Moglie Francesca Morvillo e gli agenti di scorta. Dopo la Strage di Via Mariano d’Amelio – più precisamente all’altezza del civico 21. In breve, sembrava che la mafia avesse vinto su tutta la linea. Oramai lo Stato era nelle sue mani anche per via di subdole trattative in essere fra le parti. Ma non è di questo che si intende parlare in queste righe. Ciò che ci interessa e dovrebbe interessare noi tutti è l’insegnamento di Paolo Borsellino. Il magistrato ha sempre espresso la sua attività come un’azione di vita. Un’azione di vita che si basa sulla rettitudine, sulla capacità di rispettare le leggi, di essere una comunità coesa e, soprattutto, di avere un altissimo senso delle istituzioni. Istituzioni che non sono certo di Marte, ma siamo noi. Noi siamo le istituzioni e per questo dobbiamo difenderle da qualsiasi attacco sferrato da poteri più o meno oscuri contro di esse. Le istituzioni sono il cuore pulsante di una nazione. Ne rappresentano il volto e perciò hanno un ruolo e un funzione delicatissima. Ecco allora perché Paolo Borsellino era uno strenuo difensore delle istituzioni. Senza istituzioni diamantine non ci può essere né giustizia né libertà. Binomio inscindibile per una vera democrazia. La democrazia non è un’espressione astratta, ma si sostanzia nelle istituzioni che ne sono l’aspetto esteriore. Quando le istituzioni hanno dinamiche positive è tutto il sistema che funziona e fa si che la democrazia diventi un fatto tangibile. Tuttavia, quando vanno male tutto tende alla confusione e al disastro. Paolo Borsellino ha combattuto questa sua battaglia – spesso in perfetta solitudine – fin da sempre. Per lui la funzione di magistrato e cittadino collidevano in maniera perfetta. Come si possono discindere le due figure? Impossibile. Il magistrato è un cittadino chiamato a far rispettare quelle leggi attraverso l’istituzione giudiziaria affinché quei principi cardini della Carta Costituzionale siano verità e giustizia, e non solo carta vergata con parole belle ma prive di significato. Questo è secondo noi l’insegnamento e il lascito testamentario di un uomo straordinario quale era Paolo Borsellino. Il cui altissimo esempio dovrebbe spronare l’ignavia in cui si trova attualmente la Sicilia. Una terra dove pare si sia perse quei due pilastri che costituivano il fare quotidiano di Paolo Borsellino. Verità e giustizia. E la Sicilia di verità e giustizia ne ha bisogno per avere un futuro. Lo vogliamo costruire tutti noi quanti il futuro basandoci sull’esemplare persona di Paolo Borsellino?

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