CATANIA – La questione sulle pari opportunità va oltre le quote rosa e le mimose dell’8 marzo. Il gap salariale, la violenza economica, la penalizzazione lungo il percorso di carriera e la predominanza degli uomini sui ruoli apicali, sono i veri problemi sociali da affrontare. Questo il focus della tavola rotonda che si è tenuta al Tribunale di Catania su “Come è cambiato il ruolo delle donne catanesi nelle professioni”. La presidente Cpo degli Avvocati Denise Caruso ha moderato i lavori esprimendo «l’intesa tra i professionisti di tutti gli ordini sulla volontà di focalizzare i gap culturali per individuare soluzioni collettive. Lavoreremo anche sull’economia sostenibile e sull’abbattimento della povertà. La parità tra uomini e donne a livello professionale conta molto, ma è più urgente intervenire soprattutto a favore delle categorie disagiate: agiremo con campagne dedicate in linea con il PNRR e l’obiettivo 5 delle Nazioni Unite».
Il primo degli interventi è stato quello della presidente della Sezione famiglia e minorenni settore civile della Corte d’Appello di Catania Domenica Motta: «Mi sento in prima linea sulla questione di genere, anche per me è stato complesso essere una donna giovane, mamma e magistrato. Lo sforzo già compiuto dalla mia generazione non basta: abbiamo il dovere di supportare le donne che non hanno risorse, soprattutto economiche, per contrastare le barriere maschiliste». Il tema dell’equità che aveva già congiunto la sensibilità degli ordini in un protocollo firmato a novembre del 2022, ieri durante la Giornata internazionale delle donne ha offerto la possibilità ad ogni categoria di sviscerare i disagi attuali della condizione femminile. «Quando iniziai la professione – ha dichiarato il presidente degli Avvocati etnei Antonino Guido Di Stefano – le donne non potevano neanche accedere ai concorsi. Il progresso non è definitivo, ancora oggi i redditi delle donne avvocato sono dimezzati rispetto a quelli degli uomini». Anche il presidente Agatino Spoto ha concordato, aggiungendo che nel Collegio dei Geometri «le donne hanno cambiato lo stile del Consiglio direttivo: nel nostro settore sono una fonte preziosa di innovazione tecnica, ma sono ancora una presenza marginale (28 su circa 1000 iscritti)». Andrea Grasso, presidente uscente del Consiglio Notarile dei distretti riuniti di Catania e Caltagirone – che ha battezzato il protocollo “Professioni per equità” – ha sottolineato: «Mentre nel lavoro dipendente il problema del pay gender gap è ampiamente superato, è molto presente nelle libere professioni dove si assiste a forbici reddituali anche del 50%». «La medicina è donna – ha fatto emergere il presidente dell’OMCeO Ignazio La Mantia – la presenza femminile è predominante nei reparti. Attualmente anche ai vertici della politica sanitaria risiedono donne, tuttavia bisogna intervenire affinché le carriere femminili non vengano penalizzate in ambiti più impegnativi, come la neurochirurgia e la cardiochirurgia». «L’impegno sull’equità – hanno chiarito Sebastian Carlo Greco e Eleonora Bonanno, presidenti dell’Ordine e della Fondazione Architetti PPC di Catania – passa dalla formazione e dalla promozione culturale: intendiamo creare le condizioni affinché ciascuno emerga in quanto individuo, abbattendo ogni luogo comune». Anna Quattrone, consigliera tesoriere Odcec di Catania, ha sottolineato che la libertà di molte donne è minata dalla violenza economica che costringe alla dipendenza: «Occorre disinnescare questo fenomeno. In ambito professionale spesso le donne si sottovalutano: dobbiamo cogliere la sfida e superare i limiti imposti dalla società lungo il nostro percorso di vita. Abbiamo il diritto di crescere professionalmente e la maternità non può e non deve essere vista quale barriera al nostro percorso». Tra i professionisti coinvolti, Maristella Portelli, componente Commissione Pari Opportunità del Consiglio Nazionale del Notariato, ha ricordato che: «Nel 1991 in Italia solo il 17% dei notai erano donne, oggi si è raggiunto un equilibrio ma c’è un grande deficit nei ruoli assegnati ai vertici di categoria, così come all’interno di enti e aziende. Il protocollo professioni per equità è importante poiché si propone, da un lato di creare ambienti lavorativi più consoni che mettano le donne in condizioni di non dover scegliere tra famiglia e lavoro; dall’altro lato favorisce l’inserimento delle donne nei ruoli apicali al fine di garantire lo sviluppo economico del Paese. A più di 10 anni dall’entrata in vigore della legge Golfo Mosca si può affermare che l’espressa previsione per legge delle pari opportunità non è sufficiente, ma c’è bisogno di azioni concrete che incidano sul tessuto sociale». La rappresentante del Comitato di Medicina di Genere, Pari Opportunità e Violenza sulle donne dell’Ordine dei Medici Elisabetta Battaglia ha poi precisato che «la piramide tra medici donne e uomini si è invertita: il 56% delle risorse in corsia è femminile, inoltre il 40% delle donne medico sceglie – soprattutto nei primi anni di vita dei figli – il part time per conciliare la famiglia con il lavoro. In Italia e ancor di più in Sicilia il gap è determinato dalla scarsità di attenzione della politica sui servizi da garantire alle professioniste: non ci sono asili nido pubblici a disposizione o politiche mirate alle sostituzioni di coloro che pur essendo madri intendono crescere. In Nord Europa quando nasce un figlio i genitori hanno pari diritti: usufruiscono di 240 giorni l’anno per occuparsi dei figli». La consigliera delegata dell’Osservatorio Pari Opportunità degli Architetti Melania Guarrera ha sottolineato che «finalmente nel 2023 in Italia la figura dell’architetto donna è socialmente diffusa negli uffici pubblici e nei cantieri, ma ci siamo arrivate molto in ritardo rispetto ad altri Paesi, soprattutto se immaginiamo che le lauree in architettura sono arrivate solo nel 1925, in Finlandia erano già insignite nel 1890. Non siamo libere di esprimerci soprattutto dalla maternità in poi, quando diventa difficile conciliare i tempi e i luoghi della famiglia con quelli professionali». La presidente del Cpo Odcec di Catania Simonetta Murolo ha ribadito che «occorre intervenire sul gap salariale e creare un immaginario collettivo nel quale la donna in affari, senza giacca e cravatta sia riconosciuta come tale: non è ancora scontato che una donna riesca ad essere percepita autorevole e influente senza sacrificare la propria femminilità, spesso siamo costrette a emulare esteticamente modelli maschili, eppure possiamo e dobbiamo discostarci». Durante la giornata sono intervenute anche il notaio Donata Galeardi, l’ordinaria di Diritto Romano presso il Dipartimento di Giurisprudenza Sara Longo, l’avvocato Lucia Cannizzaro, la direttrice dell’Unità Operativa Complessa di Pediatria e Pronto Soccorso Pediatrico del Cannizzaro di Catania Antonella Di Stefano e l’architetto di STA Progetti srl Sabina Zappalà. Gli ordini coinvolti oltre ad essere già operativi sul protocollo e sulle azioni comuni, hanno manifestato apertura e hanno lanciato un invito alle associazioni di categoria, affinché tutte le questioni collettive possano essere esplorate, affrontate e disseminate orizzontalmente in ogni ambito professionale con attività congiunte.