Pedofilia, la Cei: un referente e uno sportello in ogni diocesi

Pedofilia, la Cei: un referente e uno sportello in ogni diocesi

AVOLA – Dopo 18 anni dalla proposta lanciata da don Fortunato Di Noto, fondatore e presidente dell’Associazione Meter Onlus (www.associazionemeter.org) di uno sportello per segnalare gli abusi in ogni diocesi italiana e del mondo, la Conferenza Episcopale Italiana ha deciso di varare uno sportello per le denunce di abusi in tutte le diocesi italiane. La notizia è stata data da monsignor Lorenzo Ghizzoni, presidente del Servizio nazionale della Cei per la tutela dei minori e degli adulti vulnerabili. Grazie a questo provvedimento ogni diocesi avrà un referente diocesano e collaboratore del vescovo che si occuperà di far crescere il servizio per la tutela del minore e le persone vulnerabili. Secondo monsignor Ghizzoni il responsabile di sportello dovrebbe essere: “meglio se laico e meglio se donna”. Il servizio sarà attivo da maggio 2020. Meter non può che dirsi soddisfatta di questo provvedimento adottato dai vescovi italiani; tuttavia vuole rammentare che l’intuizione profetica relativa all’istituzione di questi sportelli è datata luglio 2002, ossia diciotto anni fa. A quel tempo don Fortunato propose: “uno sportello o un servizio nelle diocesi e nelle parrocchie a disposizione dei fedeli per informarsi sul cosa fare e a chi segnalare un eventuale caso di abuso sessuale”. L’idea era proprio quella attuale: avviare con discrezione e oculatezza un intervento di tutela secondo necessità. Ma anche dare una risposta forte e incontrovertibile al problema dell’accompagnamento dell’abuso. Ci permettiamo di dire che questo è solo un pezzo del cammino che dobbiamo pensare collettivamente – come fedeli, come volontari impegnati nella difesa dei piccoli e deboli nonché in una parola come Chiesa – per accompagnare, accogliere, curare e assistere chi subisce un abuso da parte di un sacerdote o religioso/a. Un coraggioso cammino di verità e purificazione che richiede un’attività costante e decisa nel tempo, come le norme volute prima da Benedetto XVI e oggi da Papa Francesco sottolineano e ci spronano a realizzare. Ci piace quindi constare come la nostra proposta di tanto tempo fa, divenuta ormai maggiorenne, sia ora una realtà viva e operante nella Chiesa cattolica italiana. Una decisione che, ci auguriamo, sarà seguita da altre sempre sulla stessa falsariga, per impedire che tali abusi si verifichino di nuovo e aiutare in ogni modo, luogo e forma tutte le vittime nei confronti delle quali la Chiesa, in quanto Madre e Maestra, dev’essere ancora più vicina e, se vogliamo, ancora più Madre.

 

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