Pisa, Alfio Turco storia di un carlentinese in terra di Toscana

Pisa, Alfio Turco storia di un carlentinese in terra di Toscana

Laureatosi all’Università di Pisa, il Dott. Alfio Turco fonda la Polab nel 2009. L’azienda si occupa di pianificazioni territoriali di tecnologie per le Telecomunicazioni; Consulenze nel campo della compatibilità elettromagnetica e della sicurezza elettrica nei campi industriale, consumer, navale, militare, ai fini della marcatura CE più altre attività e funzioni di primaria importanza dal punto di vista ingegneristico e ambientale. La storia della Polab e una riflessione a tutto tondo sulla situazione del Sud costituiscono gli aspetti portanti dell’intervista rilasciatemi dal Dott. Turco poche ore fa.

Inizio con una domanda provocatoria: perché la Polab al nord e non a Carlentini?

“Polab nasce nel 2001 all’interno di un Polo tecnologico che ha l’obiettivo di rilanciare un’area industriale dismessa (con fondi europei) e al tempo stesso dare l’opportunità di integrazione e sviluppo a tante idee imprenditoriali: il contesto è quello delle tre università pisane a vocazione scientifica. E poi il vantaggio nell’essere in contatto con tante aziende dell’ambito tecnologico, le infrastrutture, una politica di incentivi …“

Quando è stata fondata la Polab e di cosa si occupa?

“Aprile 2001, sono quasi 20 anni! L’idea iniziale era quella della compatibilità elettromagnetica, certificazione di prodotti per la marcatura CE, la qualificazione di procedure tecniche e di sistema: il primo progetto è stato quello di realizzare un laboratorio per la certificazione ed una camera anecoica in grado di testare anche mezzi elettrici e a motore e certificare i livelli di schermatura ai campi elettromagnetici dei materiali. Ma soprattutto per aver definito, per primi, una procedura che ha consentito ai Comuni di dotarsi di un piano comunale per le antenne di telefonia mobile, in applicazione del criterio della minimizzazione dell’esposizione ai campi elettromagnetici per la popolazione.”

Le onde elettromagnetiche generate dalle antenne sono realmente pericolose?

“La risposta è di competenza degli scienziati in ambito medico, tuttavia è noto che la radiazione elettromagnetica interagisce con il corpo umano, ne è la prova che venga utilizzata anche in ambito terapeutico; bisogna però tenere sempre conto dei tre fattori chiave: la frequenza, l’intensità e la durata dell’esposizione per ogni tipo di radiazione. Solo sulla base della conoscenza di questi parametri si possono definire diversi gradi di rischio o di innocuità.”

Ora veniamo alla Sicilia…perché la Sicilia è sempre un problema?

“A mio avviso principalmente per carenza infrastrutturale e probabilmente anche per uno scollamento tra il mondo delle imprese, in particolare quello dell’innovazione, e la politica dello sviluppo territoriale. Ho conosciuto altri siciliani che per realizzare i loro progetti si sono spostati in altre parti del Paese.”

Cosa manca alla Sicilia per avere quello sviluppo che da tanto tempo si cerca di costruire?

“Sicuramente una politica attrattiva o quanto meno di trattenimento delle risorse. E poi strumenti e vicinanza in chi vuole investire in Sicilia.”

Siamo sicuri che sia tutta colpa della politica? Anche se è chiaro che manchiamo di una buona classe dirigente…

“Certamente c’è anche altro e non vorrei banalizzare concetti molto complessi e delicati, ma un sano contesto imprenditoriale, se tutelato, crea le condizioni per una diversa cultura, in generale.”

Quali, secondo te, le azioni che andrebbero fatte subito per rimettere in marcia la Sicilia?

“Valorizzazione degli asset economici più forti: cultura e turismo, in tutte le articolazioni possibili, innanzitutto, e poi il ruolo logistico dell’isola nel mediterranee.”

La Sicilia è stata abbandonata a se stessa a causa di Roma, oppure anch’essa ha contribuito a questo status?

“Le colpe, in una situazione grave, non stanno mai da una sola parte …”

Creare un’azienda al sud è davvero un impresa: banche che non aiutano, mafia, un certo lassismo e altro ancora…

“La cosa più importante, per chi vuole avviare un’impresa al sud in generale, è avere la percezione che non si è mai da soli …”

Al Sud discutiamo dal 1866 (primo incarico di progetto per la costruzione dell’opera) sul Ponte di Messina. Non è la metafora di un dramma chiamato Sud?

“Lo è! Ma prima del ponte, significativo e non solo simbolicamente, servirebbe un progetto più organico, funzionale allo sviluppo e al consolidamento del contesto economico e sociale della Regione. A meno che non ci si voglia accontentare di un simbolo e basta.”

La Sicilia è al centro del Mediterraneo, ma le navi vanno a Porto Suez o Tangeri… Non riusciamo a sfruttare questo vantaggio…

“Appunto, ma non possiamo pensare ad interventi tematici avulsi dal contesto. faccio un esempio su tutti: all’interno del polo petrolchimico c’è un’area archeologica, ovviamente non fruibile. Tutto il territorio andrebbe ripensato, anche in ottica Industry 4.0 e le opportunità offerte dalla tecnologia 5G.”

Bisogna essere ottimisti, pessimisti o realisti per affrontare i problemi della nostra terra?

“Sempre realisti, ma anche un po’ sognatori …”

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