Presentato a Lentini il romanzo “Pietre Sante. Le figlie dell’Etna” di Marcello Proietto

Presentato a Lentini il romanzo “Pietre Sante. Le figlie dell’Etna” di Marcello Proietto

LENTINI – Nel salone delle conferenze del Circolo Circolo Alaimo, nell’ambito dell’attività culturale, promossa dal consiglio direttivo guidati dal presidente Giorgio Neri, è stato presentato il romanzo “Pietre Sante. Le figlie dell’Etna” di Marcello Proietto, edito da Algra Editore. A dialogare con l’autore archivista e bibliotecario, autore di saggi storici, di archivistica e biblioeconomia, che per la prima volta si cimenta nella scrittura di un romanzo, sono stati Cristina Stuto dell’associazione Sicilia Antica e Katia Cava in videoconferenza. L’ Autore introduce così il suo romanzo: “Negli anni Trenta del XX secolo a Bongiardo, un piccolo borgo arroccato alle pendici dell’ Etna, don Cirino “ u scarparu”, sin dallo loro nascita, impone alle sue tre figlie ( Maritta, Enna e Carmelina) di non sposarsi.
Ma la tranquilla vita delle tre “ BIZZOCCHE”, votata all’ assoluta devozione per i genitori e alla venerazione dei precetti religiosi, sarà travolta dal vortice di una serie di eventi che segneranno per sempre le sorti della famiglia Pietrasanta. Uno spaccato realistico di un’ antica Sicilia imbevuta di tipiche usanze, cultura e religiosità, arricchito dal variopinto corteo di personaggi legati all’ immaginario felliniano di quei tempi.”
Perché l’ autore parla di “immaginario felliniano” ? Probabilmente per le situazioni e le atmosfere particolari, che rievocano la vita di provincia con toni grotteschi e caricaturali. Dietro questo spaccato di vita, si nasconde la filosofia Felliniana. E’ certo che Federico Fellini non era un filosofo, ma dietro le storie raccontate nei suoi film, c’era la filosofia del senso della vita, della crisi dell’ uomo contemporaneo, che senza i punti di riferimenti saldi, come la religione, Dio e la conoscenza dei valori fondamentali della vita, prova un senso di disorientamento. Questo attaccamento alla religione, a Dio e alle sue leggi e all’ ordine, visti in questo romanzo come punti di forza dell’ essere umano, è in particolare modo delle tre protagoniste. Ma, la filosofia di Fellini va oltre, arriva a rappresentare il contrario dell’ ordine attraverso il personaggio del Clown, in alcuni suoi film, spiegando attraverso un effetto comico, la realizzazione del disordine e del caos e l’ accettazione di questi.
L’ arrivo del disordine ha luogo nel momento in cui avviene una ribellione contro l’ ordine, i valori e la convenzione, etichetta fondamentale delle famiglie “per bene” degli anni 30.
La rivelazione avviene proprio quando, una delle ragazze “pie” sconvolge l’ ordine, rompendo le catene convenzionali, senza le quali, paradossalmente si sente disorientata.
All’ interno dell’ ambientazione domestica, si trova l’ esempio più palese della famiglia patriarcale con a capo il “ padre padrone “, Don Cirino, il quale non cede all’ idea di dover rinunciare alle sue figlie, o meglio alle sue “ serve personali”. Il suo egoismo non lo spinge a pensare al futuro felice delle figlie, ma al suo futuro di anziano servito e riverito.
Ad un certo punto, Don Cirino vive un’ illuminazione, una sorta di “Epifania”, cioè dopo un momento di riflessione giunge alla conclusione, secondo cui capisce che deve cedere e modificare la propria convinzione. Dunque subisce un cambiamento, e il suo cambiamento comporta un cambiamento nell’ evoluzione della storia.
In realtà, i personaggi del romanzo non vivono mai momenti di introspezione o di manifestazioni sentimentali. Le loro emozioni sono sempre celate dal velo delle convezioni.
Nonostante ciò, la famiglia diventa la “ Confort Zone”, all’ interno della quale le ragazze si sentono sicure.
In questo ritratto familiare, riconosciamo il concetto di famiglia descritto dal teatro di Edoardo de Filippo, secondo cui la famiglia è un “ luogo” sacro all’ interno del quale c’è serenità, protezione e comunicazione.
Ma, eccezionalmente, nella famiglia Pietrasanta, non c’ era comunicazione fra genitore e figlie; le donne parlavano poco, la moglie parlava solo se si trattava delle figlie. L’ Amore non aveva molto spazio, le emozioni venivano soffocate fra un ricamo e l’ altro e i sentimenti venivamo insabbiati, per essere vissuti in segreto e sfociare in qualcosa di negativo.
Il matrimonio, non era visto come un’unione fra due persone che si amano, ma come un contratto fra due famiglie.
In tutto ciò, la posizione sociale della donna è nettamente inferiore a quella maschile. In realtà, nel momento storico raccontato, cioè negli anni 30 del XX secolo, forgiato dalla mentalità fortemente fascista, la donna “ non ha voce in capitolo”, e rispetto all’ età Vittoriana, o ai personaggi femminili di Jane Austen o del Gattopardo, non è cambiato assolutamente nulla. Tuttavia, in un momento di riflessione inconsapevole, l’ autore scrive che la donna è il “ pilastro della famiglia e il fulcro della società”.
Il racconto, nei contenuti e nel linguaggio molto simile allo stile verghiano, è stato scritto dall’ autore in maniera dettagliata e minuziosa. Gli ambienti, le scene e i caratteri sono descritti in maniera fotografica.
Si tratta di una “ verità” sociale reale e obiettiva, raccontata da un linguaggio ricco di espressioni dialettali. Il lettore sarà catturato dagli oggetti della tradizione, dai detti popolari, dalle tradizioni, dal linguaggio colorato, dai segreti, dai pettegolezzi e dai racconti che lo scrittore ci ha messo a disposizione con tanta attenzione e dedizione.
Marcello Proietto nato ad Acireale nel 1976. Archivista e Bibliotecario presso l’ Istituto Europeo di Design di Milano. Docente in archivista all’ Accademia di Belle Arti “ Aldo Galli” di Como e segretario della sezione lombarda dell’ Associazione Italiana Biblioteche. Ha pubblicato saggi di storia medievale e di storia ACESE e biblioteconomia. Questo è il suo primo romanzo. “ Non ho figlie da maritare!” Iniziò a ripetere da quel momento a tutti gli uomini che chiedevano la mano delle sue tre perle. “

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