Si rimane addolorati quando si apprendono certe notizie. La settimana scorsa sulla 385 che collega Catania a Caltagirone, nelle vicinanze di Mineo, sono morti in uno spaventoso incidente ben 3 agenti della Polizia Penitenziaria che ritornavano a casa dopo duri turni di lavoro. Oggi a Torino sono deceduti ben 5 operai travolti da un treno che sfrecciava a 100 km/h. Due delle vittime sono siciliani. Orbene sono morti orrende che toccano in maniera profonda la nostra sensibilità umana. Piangiamo, dunque, delle morti collegate alla tematica del lavoro. Il lavoro dovrebbe assicurare una vita normale e dignitosa a noi esseri umani. Invece, si assiste nel nostro paese a una drammatica stagione – in atto da diversi anni – di morti dirette o indirette collegate al lavoro. Nel primo caso si tratta di un decesso collegato indirettamente al lavoro, nel secondo direttamente. Tuttavia il trait-d’union è sempre il lavoro. Una tematica che sembra lontana dall’attenzione dei vari corpi intermedi che si occupano della cosa pubblica. La Costituzione sancisce che il lavoro è un diritto sacrosanto ed è altrettanto sacrosanto il diritto a non morire di lavoro. Il lavoro è un’attività fondamentale fondamentale per le dinamiche della società e concorre ad elaborare il concetto di benessere della stessa – ossia società . Come può il lavoro concorrere a ciò se è costellato da un numero impressionante di morti. E’ un controsenso stridente. E’ necessario un serio confronto che riporti il lavoro davvero al centro del paese e del dibattito politico. Ne va dell’autorevolezza della democrazia nel nostro paese. Infatti il nostro Presidente della Repubblica ha definito quanto accaduto a Torino: “Incidente è oltraggio alla convivenza”. Il lavoro non solo aiuta ad avere – e lo ripeto – una vita dignitosa – ma rafforza il senso di una comunità poiché il lavoro rafforza i legami sociali. Senza i quali, appunto, non esiste la democrazia stessa. Concorriamo tutti, dunque, a diffondere una mentalità di sicurezza del lavoro perché queste morti sul lavoro sono un oltraggio alla convivenza. Il lavoro è vita.