di Giulia Di Salvo
L’uguaglianza di genere è essenziale per vivere all’interno della società. È strettamente legata alla giustizia sociale e rappresenta uno degli obiettivi principali dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite per lo sviluppo sostenibile. Viene trattato come quinto obiettivo e mira a: ottenere le stesse opportunità tra donne e uomini nello sviluppo economico, l’eliminazione di tutte le forme di violenza e discriminazione nei confronti di donne e ragazze, l’eliminazione di ogni pratica abusiva (come il matrimonio combinato, le spose bambine e le mutilazioni genitali femminili), garantire una partecipazione femminile e pari opportunità di leadership ad ogni livello decisionale e in ogni ambito, garantire accesso universale alla salute sessuale e riproduttiva e ai diritti in ambito riproduttivo, rafforzare l’utilizzo di tecnologie per promuovere l’emancipazione della donna, dare alle donne uguali diritti di accesso alle risorse economiche e ai servizi finanziari in conformità con le leggi nazionali, intensificare una politica ed una legislazione per promuovere la parità di genere e l’emancipazione di tutte le donne e bambine.
L’Agenda 2030 rappresenta un’opportunità importante per sviluppare politiche coerenti per il raggiungimento dell’uguaglianza di genere. Infatti le disparità di genere costituiscono uno dei maggiori ostacoli allo sviluppo sostenibile, alla crescita economica e alla lotta contro la povertà. Il fatto che i diritti umani delle donne siano ancora un argomento di discussione 15 anni dopo la Dichiarazione del Millennio e 20 anni dopo la quarta conferenza mondiale sulle donne, rappresenta un passo indietro. Quello a cui non si riesce a credere è che ci sono ancora alcuni Stati membri delle Nazioni Unite che con le leggi, le politiche e le pratiche invece di tutelare la parità, sostengono la diseguaglianza.
Le disparità di genere nonostante i progressi ancora persistono e nessun Paese del mondo ha raggiunto l’uguaglianza. In occasione della Giornata internazionale dedicata alla donna, un’indagine delle Nazioni Unite ha rivelato che in media il 90 per cento della popolazione (con il 91 per cento degli uomini e l’86 per cento delle donne) ha almeno un pregiudizio nei confronti delle donne in tema di diritti politici, economici, riproduttivi, legati all’istruzione o alle violenze di genere.
L’UNDP, Programma per lo sviluppo dell’Onu, ha diffuso il report Tackling Social Norms: A Game Changer for Gender Inequalities, che cercando le disparità di genere nel mondo attraverso il Gender Social Norms Index (GSNI), misura il modo in cui i pregiudizi sociali ostacolano la parità in settori come la politica, il lavoro e l’istruzione. Dallo studio emerge che almeno la metà della popolazione ritiene che gli uomini siano leader politici migliori rispetto alle donne. Nei fatti, questa percezione si riflette nei salari; infatti, anche nei 50 Paesi in cui le donne hanno livelli di istruzione superiori agli uomini, il loro salario è in media inferiore del 39 per cento rispetto a quello dei colleghi maschi e questo anche se mediamente le ore dedicate al lavoro sono superiori. Le discriminazioni soffocano opportunità bloccando il progresso economico, accentuano le tensioni sociali e le disuguaglianze. Lo studio rivela che i pregiudizi non vengono abbattuti persino nei Paesi più favorevoli alle pari opportunità e ai diritti. L’OIL promuove l’opportunità di ottenere un lavoro dignitoso in condizioni di libertà, equità, sicurezza e dignità umana. La politica dell’OIL su uguaglianza di genere e di integrazione sostiene un duplice approccio: analizzare e affrontare in tutte le iniziative dell’OIL le specifiche esigenze di donne e uomini, e promuovere interventi mirati per consentire loro di partecipare in egual misura al mercato del lavoro. Le donne hanno ottenuto grandi progressi in alcuni settori della società in ambito di partecipazione e responsabilità, ma incontrano un muro quando si sale in ambito di leadership e gestione del potere; sebbene in molti Paesi i pregiudizi si stiano riducendo, “se osserviamo l’andamento medio globale i pregiudizi in realtà si stanno ampliando”. Più si riducono le opportunità di benessere e l’accesso ai servizi e ai diritti, più peggiora la condizione di bambine, giovani e donne.
L’OSM 3 anche avendo acconsentito di fare dei progressi nella scolarizzazione delle ragazze e nell’inserimento delle donne nel mercato del lavoro, non ha affrontato tematiche importanti, come la violenza sulle donne, le disparità economiche e la scarsa presenza delle donne negli organismi decisionali a livello politico. Nel MDG numero 3 l’approccio basato sui diritti umani e l’appoggio ai movimenti femminili sono assenti; questo perché l’emancipazione femminile viene vista solo come riduzione delle disparità educative, omettendo e non riconoscendo i diritti umani molteplici, interdipendenti e indivisibili delle donne, in questo modo l’obiettivo dell’emancipazione viene distorto. Ci sono stati molti cambiamenti dalla prima formulazione dei MDGs a seguito della Dichiarazione del Millennio del 2000. Gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDGs), sono il risultato di un processo più aperto e inclusivo guidato dalle Nazioni Unite e rappresentano una fonte di dibattito; infatti SDG 5, a differenza dell’ MDG 3, propone una serie di target per porre fine alla discriminazione, alla violenza e alle pratiche dannose, riconosce e dà dignità all’assistenza non retribuita, alla partecipazione e alla leadership nei processi decisionali, oltre all’accesso universale all’assistenza sanitaria in ambito sessuale e riproduttivo e ai diritti riguardanti la riproduzione. Al SDG si unisce la CSW (Commissione delle Nazioni Unite sullo status delle donne) protetta da UN-Women (ente delle Nazioni Unite per l’uguaglianza di genere e l’emancipazione femminile).
Poiché il genere rimane una delle basi più antiche della discriminazione, le politiche che affrontano le norme discriminatorie radicate e gli stereotipi, i pregiudizi e le pratiche dannose di genere sono fondamentali per la piena realizzazione dei diritti umani delle donne.
Il cambiamento dei rapporti di potere ineguali tra gli individui all’interno di una comunità o la sfida di ruoli di genere profondamente radicati possono essere raggiunti attraverso l’educazione, la sensibilizzazione o gli incentivi che possono promuovere valori e comportamenti diversi.
Al giorno d’oggi viviamo ancora prevalentemente in una società patriarcale ma le nuove generazioni stanno cercando di diffondere l’uguaglianza. Personalmente, sono fermamente convinta che gli alunni di tutti i gradi abbiano bisogno di essere educati a scuola, ma anche l’ambiente familiare deve fornire una certa sensibilizzazione.