Quando alcuni anni fa decisi di seguire “la macchina musicale” dei Pooh sul piano storico e del costume, lo feci per cercare di comprendere, bene e fino in fondo, perché questa Band (uno dei pochissimi esempi del nostro paese, se non l’unico) riusciva a resistere al tempo e alla storia che mutava. Tutto sembrava cambiare sul piano della cultura musicale in quegli anni ottanta in cui si costruivano successi musicali, basati “sul nulla eterno”, avrebbe detto Foscolo (ovviamente con le dovute eccezioni). Erano gli anni dell’elettronica e della disco dance, dei paninari e dei locali del divertimento finto e stimolato dalle invenzioni artistiche di una stagione. Cosa c’entravano in tutta questa cultura dell’effimero i Pooh, con la loro musica e con i loro testi? Come mai, mentre tutti i gruppi nati negli anni sessanta e settanta, venivano risucchiati e messi fuori dal palcoscenico, mentre i “mitici” continuavano la loro storia senza “colpo ferire?”. Stadi e teatri pieni e generazioni di genitori con i loro figli che, intanto, diventavano fan. In effetti, quando ascoltai i primi lavori dei “fantastici cinque” (compreso Negrini), mi fu chiaro una cosa, che rispondeva a questa longevità, loro non avevano scelto di fare musica solo per “esserci”; bensì avevano scelto di “crearla”, attraverso quel connubio di testi e musica, appunto, che potesse essenzialmente portare il pubblico a dover scoprire, piano piano (più o meno consapevolmente) il piacere di riascoltare ogni singolo brano, perché portatore di emozioni “a lento rilascio”. Insomma un po’ come una “medicina dell’anima“ che non esaurisce mai il suo potere terapeutico, perché si rinnova ogni qualvolta la “prendi” . In poche parole, affinché chiunque, anche chi non appartiene “strettamente” al pubblico dei Pooh, non finirà mai di ascoltare ed apprezzare emozionalmente brani come: “Tanta voglia di lei”,”Noi due nel mondo e nell’anima”, “Pierre”, “Parsifal”, “Dammi solo un minuto”. Proprio per le ragioni appena espresse, per quella ricerca di sonorità nuove e mai scontate, per quei testi di pura poesia che sono frutto di studio e continuo approfondimento nella riscoperta del momento creativo, i Pooh continuano a rimanere attuali e perennemente ascoltati, anche se sono già passati ben quattro anni dal loro condiviso scioglimento. Questa storia, che sto approfondendo da anni anche con i miei studenti, (sul piano dell’analisi testuale) ora mi è ancora più chiara, dopo aver assistito allo spettacolo, “testimone del tempo”, portato in scena da Red Canzian in questi ultimi due anni. Nulla di scontato, attimi scanditi dalla sonorità della musica e delle parole (cosa non comune) compresa la scelta di fermarsi, come una pausa tra un respiro e l’altro, per approfondire argomenti di vita e di storia personale vissuta nella giusta dimensione della riflessione che si fa storia vissuta di intima “confessione”. Red incanta il pubblico, che sente il momento della donazione artistica e si lascia “dondolare” dalle emozioni del cuore. Il palco non è suo (o quanto meno non solo il suo). Il palco non esiste. Ogni sera è una “visita” nel salotto di casa nostra e non è un caso che la gente si dispone ad ascoltare “le note del cuore”, come un bimbo che viene coccolato ed accarezzato con affetto. Tutto è minimalista, accuratamente sobrio, senza sfarzi scenografici perché lui vuole “conquistare l’anima” (e ci riesce). Lui non è mai solo. C’è la presenza discreta e, però essenziale, di alcuni bravissimi musicisti che lo accompagnano come si fa con un riconosciuto maestro di musica e di vita. Nessuno, spesso, ricorda i musicisti che accompagnano gli artisti affermati ed, invece, tutti ricordano le collaborazioni che Red ha intrapreso. Il vero successo sta qui, in questa miscellanea dell’arte e nella centralità degli artisti. Red crea momenti dell’arte, non ciclostila emozioni. Questa è la vera ed eterna ricetta che, ovviamente, andrà ulteriormente approfondita a partire dal prossimo 15 Giugno, quando, in piazza dei signori a Treviso, ritornerà sul palco “ per un concerto che vuole essere il simbolo di speranza – come dichiara lo stesso Red- Speranza che tutto possa ricominciare, che tutto torni come prima… per chi la musica la fa, sul palco e dietro al palco, per voi che la amate e per le nostre vite che, senza la musica, sarebbero un errore.
Per assistere al concerto occorre prenotarsi, mandando una mail a:
info.teatrodelmonaco@teatrostabileveneto.it