CATANIA – «Ricostruzione post-sisma e ripristino dell’identità architettonica, urbanistica e sociale delle città: sono i delicati temi che abbiamo affrontato nello scorso fine settimana a L’Aquila, dove gli Architetti di Catania, insieme ai colleghi di Firenze, Chieti, Pescara e Roma, hanno partecipato a una riflessione comune sulle problematiche che si trovano ad affrontare i territori colpiti da terremoto, come nel caso dei Comuni alle pendici dell’Etna dopo le scosse di S. Stefano». La presidente della Fondazione catanese degli Architetti PPC Veronica Leone racconta così l’importanza della “due giorni” vissuta nel capoluogo abruzzese. Insieme a lei, la vicepresidente Eleonora Bonanno, il tesoriere Pietro Milone, i consiglieri Cristina Caudullo, Pippo Gianformaggio, Melania Guarrera, Igor Nastasi, Sabrina Tosto, Annamaria Zanini, e la delegata del presidente dell’Ordine in Fondazione Martina Arena. Una visita e un confronto fra professionisti italiani, voluti, non a caso, a pochi giorni dal decimo anniversario del tragico sisma dell’Aquila, «dove tra edifici ricostruiti e cantieri ancora aperti, il centro storico non ha più vita perché gli abitanti hanno perso il legame con esso – ha spiegato la presidente Leone – Ciò dimostra che nella fase di ricostruzione sono fondamentali anche le relazioni sociali, e che quindi non bisogna limitarsi soltanto alla ristrutturazione architettonica degli edifici. Ricostruire significa anche riconnettere gli spazi con la gente, e con le loro esigenze sociali». Grazie alla Rete delle Fondazioni degli Architetti d’Italia – di cui quella di Catania è tra i fondatori – su iniziativa dei colleghi di Firenze e di Chieti-Pescara, i professionisti etnei hanno preso parte anche a un incontro di approfondimento sulle tematiche urbanistiche, condotto da diversi docenti universitari. «Ancora una volta i nostri Architetti – ha commentato il presidente dell’Ordine etneo Alessandro Amaro – hanno dimostrato la forte sensibilità alla prevenzione sismica e alla necessità di agire subito in un territorio ad altissimo rischio come il nostro. Il confronto con gli altri Ordini italiani conferma la necessità di strutturare adeguati piani di emergenza e soprattutto di farli conoscere e comprendere ai cittadini. Allo stesso modo emerge l’imprescindibile attenzione che le forze politiche devono dedicare agli aspetti urbanistici, investendo adesso nella messa in sicurezza delle città, e non dopo il passaggio delle calamità, che lascia solo la conta di danni e vittime. La lenta rinascita dell’Aquila, ancora incompiuta dopo un decennio, ci insegna che la nostra Catania può avere un futuro solo se governanti e cittadini, supportati dai professionisti, danno la priorità agli interventi di adeguamento sismico del patrimonio esistente».