SANTA TERESA DI RIVA – Dopo lo stop forzato,a causa del Coronavirus, la Demea Eventi Culturali riprende da dove ha lasciato l’otto marzo, con l’ultimo incontro culturale in Sicilia. Così Antonio Oliveri è ripartito dalla Sicilia per riprendere a ripercorre le strade della nostra Italia. In Sicilia con una siciliana: Nadia Terranova, messinese d’origine per presentare l’ultimo lavoro il racconto “Come una storia d’amore” edito da Giulio Perrone Editore. Questa sera, dopo Mascalucia, Giardini Naxos, Fiumefreddo di Sicilia, il racconto è stato presentato a Santa Teresa di Riva, grazie all’impegno e alla promozione del Comune guidato dal sindaco Danilo Lo Giudice. E’ stata l’assessore alla Cultura Annalisa Miano ad aprire la serata presso Villa Crisafulli- Ragno, all’interno del Palazzo della Cultura alla presenza di un numeroso pubblico. Poi il saluto di Antonio Oliveri della Demea Eventi Culturali e l’intervento della scrittrice Nadia Terranova. L’autrice del racconto “Come una storia d’amore”, già finalista al Premio Strega nel 2019 con “Addio fantasmi” (Einaudi), con quest’ultima opera la Terranova propone ai lettori una serie di racconti autobiografici che hanno come protagonista la città di Roma, soprattutto i quartieri popolari multietnici, dal Pigneto a Largo Preneste passando anche per Casalbertone, e con essi i diseredati, e le loro anime, che li abitano. Si legge: (…) lei è una città di sentimenti estremi: le si appartiene o la si detesta, lo sanno tutti, lo sa pure l’ultimo degli ultimi. “Roma, come ogni storia d’amore – ha detto la scrittrice Nadia Terranova – , necessita di un linguaggio privato che la renda segreta, tua” dice la scrittrice siciliana da diciassette anni a Roma. “Racconto gli ex ferrovieri del Pigneto e l’integrazione di studenti e artisti con questo tessuto culturale. Roma è una città molto raccontata, da Pasolini a Moravia, passando per Morante e i mille scrittori che l’hanno raccontata. Ma c’è sempre un modo di farlo nuovo, come dell’amore, il modo che ho scelto è quello di raccontare la Capitale con la prospettiva di una migrante.”
La vita a Roma è il filo conduttore, città dove la scrittrice messinese si è trasferita all’età di 25 anni, riscoprendola una “città più problematica” di quanto avesse immaginato e pertanto anche molto fruttuosa per la sua “penna”. E tutte le protagoniste femminili condividono la coscienza della fine ineluttabile di un rapporto che svela, al contempo, la necessità di dover prescindere dall’attesa della felicità. “L’unica è raccontarsela come una storia d’amore perché all’inizio nessuno pensa che pure quella parola, amore, si esaurirà. Pensa: l’infanzia è finita ma l’amore durerà, l’amore non è un’età della vita, al massimo è essere adulti, e dire ‘adulti’ è come dire ‘per sempre’, è la stessa cosa, o almeno così dev’essere”. Ma da adulti si scopre che non è così: “L’amore finisce e non devi rimproverarti per non averlo curato, al limite è lui che non ha curato te”. I personaggi della Terranova sono spezzati, sulla soglia di un cambiamento, congelati in un ricordo. Aspettano di essere liberi, immaginano vite negli occhi degli altri, interrogano l’esistenza in una lingua che non conoscono e scoprono, a volte, che la felicità è un difetto della vista e che, a volte, è necessario perdersi. “Siamo ripartiti dalla cultura – ha detto l’assessore alla Cultura del Comune di Santa Teresa di Riva Annalisa Miano – dopo la resilienza con una nostra conterranea Nadia Terranova”.