CATANIA – Il Tribunale di Catania ha emesso un decreto di sequestro e confisca, su richiesta della Direzione distrettuale antimafia, di una serie di beni nei confronti dell’editore e direttore del quotidiano La Sicilia, Mario Ciancio Sanfilippo. Il valore dei beni, in corso di quantificazione, è di almeno 150 milioni. Il provvedimento è stato eseguito dai Carabinieri del Ros e del Comando Provinciale di Catania. Il decreto riguarda conti correnti, polizze assicurative, 31 società, quote di partecipazione in altre sette società e beni immobili. L’imprenditore Mario Ciancio Sanfilippo è attualmente sotto processo per concorso esterno all’associazione mafiosa. I dettagli dell’operazione saranno resi noti nel corso di una conferenza stampa che si terrà martedì alle 11.30 nella sala stampa della Procura di Catania. Il sequestro interessa l’intero gruppo editoriale che fa capo a Ciancio Sanfilippo. Il provvedimento riguarda, tra l’altro, il quotidiano ‘La Sicilia’, la maggioranza delle quote della ‘Gazzetta del Mezzogiorno’ di Bari e due emittenti televisive regionali, ‘Antenna Sicilia’ e ‘Telecolor’. Il Tribunale ha nominato dei commissari giudiziari per garantire la continuazione dell’attività del gruppo.
Ciancio: “Mio patrimonio frutto di lavoro”- A chiederlo è stata la Direzione distrettuale antimafia che passato al setaccio conti correnti, polizze assicurative, 31 società, quote di partecipazione in altre sette società e beni immobili. Il sequestro è un procedimento che si sviluppa parallelamente al processo penale: Ciancio, infatti, è attualmente imputato per concorso esterno a Cosa nostra. Nell’ambito del procedimento di prevenzione a mio carico ritenevo di avere dimostrato, attraverso i miei tecnici e i miei avvocati, che non ho mai avuto alcun tipo di rapporto con ambienti mafiosi e che il mio patrimonio è frutto soltanto del lavoro di chi mi ha preceduto e di chi ha collaborato con me. Ritengo che le motivazioni addotte dal Tribunale siano facilmente superabili da argomenti importanti di segno diametralmente opposto, di cui il collegio non ha tenuto conto”, è il commento dell’editore catanese.