La Democrazia Parlamentare in Italia corre un grave rischio.
La riforma costituzionale Boschi-Renzi, in correlazione con la nuova legge elettorale, c.d. “Italicum”, determina una mutazione genetica del nostro sistema istituzionale, introducendo un presidenzialismo strisciante, senza pesi né contrappesi, che ben può qualificarsi come svolta autoritaria.
L’abolizione del Senato elettivo (ormai pensato come composto da deputati regionali, sindaci e senatori nominati dal Capo dello Stato per la durata del suo mandato, fermo restando che non è dato sapere come i nuovi senatori, 100, saranno eletti) elimina il rapporto di fiducia tra Governo e Senato, lasciando alla sola Camera la facoltà di accordare o negare fiducia al Governo.
In raccordo con la legge elettorale n. 52 del 2015 (c.d. Italicum), che assicura una maggioranza assoluta dei seggi all’unica lista che ottiene il miglior risultato (al primo turno se supera la soglia del 40% dei voti espressi; al ballottaggio senza la previsione di una soglia di partecipazione, dunque anche nel caso di una astensione maggioritaria), si produrrà l’effetto che un solo partito potrà formare il Governo e ottenere la fiducia alla Camera, anche se espressione di una esigua minoranza di votanti.
Sarà, così, la nuova Camera, di fatto monopartitica, a condizionare l’elezione di tutti gli organi di garanzia dello Stato, dalla Corte Costituzionale, al Presidente della Repubblica, al Consiglio Superiore della Magistratura e così via.
Insomma un solo partito al Governo e, per conseguenza, un uomo solo, il capo di quello, al potere.
Mentre è chiaro il ruolo politico-costituzionale della Camera dei Deputati, risulta indeterminato e confuso il ruolo del Senato: rappresenta gli enti territoriali, ma svolge anche altre funzioni non omogenee.
Viene stravolto il procedimento legislativo, complicato, piuttosto che snellito, da una decina di modalità di approvazione delle leggi . La partecipazione paritaria delle due Camere sarà limitata a un numero definito di leggi bicamerali (leggi costituzionali e leggi in materia di elezione del Senato, referendum popolare e ordinamento degli enti territoriali).
Anche il rapporto tra lo Stato e le istituzioni territoriali viene stravolto.Ricondotte alla competenza esclusiva dello Stato alcune materie, già concorrenti, viene introdotta la cosiddetta “clausola di supremazia statale”: ai fini della tutela dell’unità giuridica o economica della Repubblica o dell’interesse nazionale, si è previsto che su proposta del Governo – che se ne assume pertanto la responsabilità – la legge statale possa intervenire anche in materie di competenza esclusiva delle Regioni. Il che corrisponde ad un arretramento pesante del decentramento.
Gli strumenti di democrazia diretta non vengono favoriti: da un lato si prevede l’innalzamento del numero delle firme necessarie per poter presentare disegni di legge d’iniziativa popolare, dall’altro si rinvia ai Regolamenti parlamentari di stabilire le regole per la presa in esame da parte delle Camere.
Si introduce un doppio quorum di validità del referendum in base al numero dei sottoscrittori.
Queste e molte altre (nello specifico delle quali non possiamo in questa sede entrare) le novità della “deforma” Costituzionale che vira in senso autoritario, come si diceva prima, l’architettura della nostra Costituzione e del sistema istituzionale.
Fortunatamente sulla “Deforma” Costituzionale la Nazione è chiamata a pronunciarsi sol che lo chiedano, come lo chiederanno, il 20% dei parlamentari o 500.000 cittadini.
Per coordinare e rendere il più efficace possibile la battaglia per il “NO” alla Deforma Costituzionale è stato costituito, a livello nazionale, il Coordinamento Democrazia Costituzionale, promosso dai migliori costituzionalisti e da personalità della cultura quali Gustavo Zagrebelsky, Alessandro Pace, Stefano Rodotà, Luigi Ferrajoli, Gianni Ferrara, Massimo Villone, Nadia Urbinati, Pietro Adami, Franco Russo, Anna Falcone, Domenico Gallo, Pancho Pardi, Francesco Baicchi, Sandra Bonsanti, Felice Besostri, Antonio Caputo, Raniero La Valle, Vincenzo Vita, Sergio Caserta, Alfiero Grandi, Tommaso Fulfaro, Lanfranco Turci, Gim Cassano, Paolo Ciofi, Cesare Salvi, Antonello Falomi, Giovanni Russo Spena, Emilio Zecca; nonché parlamentari quali Vannino Chiti, Erica D’Adda, Francesco Campanella, Maria Grazia Gatti, Alfredo D’Attorre, Paolo Corsini, Felice Casson, Loredana De Petris, Stefano Fassina, Stefano Quaranta, Corradino Mineo, Giorgio Airaudo, Lucrezia Ricchiuti, Walter Tocci.
Su tutto il territorio nazionale si vanno costituendo Coordinamenti locali di Democrazia Costituzionale perché possa svolgersi capillarmente un lavoro di sensibilizzazione dell’opinione pubblica verso l’imprescindibilità di votare “NO” alla Deforma Costituzionale.
Per queste ragioni abbiamo pensato di costituire anche nel comprensorio di Ragusa un Coordinamento, quanto più ampio possibile, che si faccia carico del grande lavoro che ci aspetta nei prossimi mesi per preparare la battaglia referendaria, una battaglia di civiltà e democrazia, in nome della Costituzione e delle libertà fondamentali.
Facciamo appello a tutti i cittadini, ai rappresentanti della società civile, agli intellettuali, perché aderiscano al Coordinamento Democrazia Costituzionale della provincia di Ragusa, senza alcuna differenziazione di appartenenza partitica, politica o religiosa, ma solo uniti dall’esigenza di salvaguardare lo Stato Democratico dall’attacco che viene portato dalla Deforma Costituzionale Boschi-Renzi e dalla legge elettorale “Italicum”.
Tutti coloro che sono interessati, auspichiamo tanti, potranno far pervenire le loro adesioni contattando l’attuale referente del costituendo Coordinamento, Cesare Borrometi (tel. 333/3191939 – e-mail avv.cesareborrometi@gmail.com) e, soprattutto, partecipando all’incontro che è stato indetto per il 12 febbraio 2016 presso l’Hotel Croma a Ragusa con inizio alle ore 18, allorchè si procederà ufficialmente alla costituzione del Coordinamento Democrazia Costituzionale della provincia di Ragusa.