SIRACUSA – Il presidente della Consulta comunale di Siracusa Damiano De Simone scrive al sindaco Francesco Italia. “Le scrivo nella qualità di cittadino spogliandomi per un momento del ruolo istituzionale che rivesto mettendo da parte anche il sentimento oppositivo che nutro nei confronti della Vostra amministrazione cui sin dalla sua alba ne erano già evidenti le lacune poi dimostratesi in questo primo anno disamministrativo trovando risposta nei disfatti cui Lei è primo autore. Il mio vuole essere semplicemente l’ennesimo tentativo di dare voce ad un sentimento generale ormai mosso da intolleranza, delusione e disapprovazione nei confronti di una conduzione politica rivolta ad assoggettare il cittadino a politiche economicamente coercitive ai suoi danni, quasi colpevolizzandolo sui motivi del disastro che vede il Comune di Siracusa in pre-dissesto finanziario, dimenticando, forse che la Sua amministrazione è il prosieguo della precedente a firma Giancarlo Garozzo ove l’elargizione sfrenata di contributi negli ultimi mesi di governo hanno suggellato l’inizio di un periodo di repentino declino poi manifestatosi nell’incertezza delle basi fondamentali cui la nostra società ormai ne è deprivata, di quel corredo di servizi e diritti il cui pagamento estorsivo, a tratti coercitivo visto lo sciame di contravvenzioni ordinate, e dei tributi esosi non ne giustifica neppure la minima percentuale in centesimi. L’assenza di programmazione e la negligenza nei confronti di provvedimenti che vedono pure la dimenticanza di firme da apporre per il reperimento di fondi è il cartello di una amministrazione che non lavora per il recupero della Città, preferendo questa al gioco dei poteri che di fatto si manifestano negli sprechi a discapito di investimenti idonei allo sviluppo, per svogliatezza e scarsa applicazione per l’appunto. Oggi l’unico pensiero è di aumentare due assessori in Giunta pur consapevole, Lei, che il dissesto bussa alle porte. La Città è in crisi, egregio Sindaco, parimenti la sua Cittadinanza il cui indebitamento pro-capite raggiunge i messimi livelli regionali a cui si addiziona l’elevata ed ingiustificata, viste le potenzialità del territorio, percentuale di disoccupazione che supera il 50%. Ha valutato questi due aspetti prima di ordinare l’aumento dei tributi, per caso? Si è mai calato, almeno una volta nella sua vita, nei panni della maggioranza dei cittadini che non possono trascorrere gli ultimi 15 giorni del mese in santa pace per cause varie che incidono la propria economia famigliare come le spese sanitarie, ad esempio, i mutui, e l’ammontare dei tanti costi quotidiani per far fronte ad una qualità della vita assai scadente e priva di prospettive? L’ultimo provvedimento che minaccia i cittadini sullo sfratto dei propri parenti defunti nel caso non si rinnovasse il contratto di “affitto” dei loculi, profumatamente “acquistati” in vita, rappresenta l’atto più offensivo e vigliacco verso chi non può più rispondere né difendersi. Si è posto, per caso, il problema per chi, in difficoltà, si ritroverebbe a dover pagare per 4 e più contratti di rinnovo, oggi rimasto solo? Sindaco, Lei ha avuto il barbaro coraggio di parlare di sfratto, un termine così venale, triste, ed insensibile che si associa al concetto di speculazione, e che traduce questo modo di fare nel considerare i cittadini come numeri da cui ricavare denaro, e non persone titolari di diritti inviolabili da garantire! Lo sfratto, un atto già offensivo quando lo si subisce da vivi, figuriamoci da defunti.Egregio Sindaco, concludo, le risorse finanziarie vanno prodotte dalle potenzialità, ancora ignorate, del territorio, non dai risparmi di chi si spacca la schiena da una vita, oggi con l’affanno di non arrivare a fine mese”.