Siracusa, il saluto del sindaco Francesco Italia a Santa Lucia

Siracusa, il saluto del sindaco Francesco Italia a Santa Lucia

SIRACUSA- Eccellenze reverendissime, autorità, cittadini
siamo qui al cospetto del sacro corpo di Lucia, a rivivere un sentimento di felicità e di devozione, a pregare e a riflettere sul rapporto intenso e profondo che lega Siracusa e i siracusani alla Patrona, sul significato di una vita dedicata a Cristo e di un sacrificio che l’ha resa non solo immortale ma anche una santa tra le più venerate al mondo.

La prima volta che il suo corpo è tornato a Siracusa è stato in quel 15 dicembre del 2004 quando, a 17 secoli esatti dal martirio, l’urna con le spoglie attraversò la città e Lucia si concesse a un abbraccio simbolico con i siracusani. Si concludeva, allora, una lunghissima attesa che mai, però, ha scalfito la nostra fede e il nostro attaccamento alla Martire. Lucia la avvertiamo come presente, è da sempre guida e conforto, è modello rigoroso di coerenza ed è anelito verso una dimensione superiore capace di dare un senso al passaggio sulla terra e alla quotidianità di chiunque ne sappia decifrare l’esempio e le scelte.

Siracusa e Venezia: due città e due diocesi importanti, ricchezza di storia e di spiritualità, incontro di culture che nel nome di Lucia consolidano relazioni destinate a durare nel tempo. Il grazie, sentito e profondo di tutta Siracusa va, allora, alle guide della due Chiese: a sua eccellenza l’arcivescovo Francesco Lomanto e a sua eccellenza il patriarca Francesco Moraglia che hanno reso possibile, ogni volta con nuovi contenuti, il ripetersi di questo giorno dimostrando così di sapere interpretare i desideri e le aspirazioni delle rispettive comunità.

Accettando il martirio, Lucia non si piegò ai suoi carnefici ma li affrontò a viso aperto. E la sua sfida è la sfida dell’umanità impegnata nella ricerca della luce di cui ieri abbiamo celebrato la festa.
Una ricerca che, in questi tempi tumultuosi e incerti, ci deve spingere a fare nostre le sofferenze del Santo Padre papa Francesco e i suoi incessanti appelli per l’accoglienza e la solidarietà, in favore dei poveri e contro le guerre che sempre più minacciose stanno sconvolgendo il mondo come le metastasi di un cancro. La luce come segno di speranza che richiede però un impegno attivo a non farsi piegare, a non accettare passivamente una prospettiva di morte e di sopraffazione perché oltre l’orizzonte materiale delle cose c’è la possibilità di un mondo che abbia come approdo la Verità, la Pace, la convivenza tra i popoli e le persone.

Così, davanti alle spoglie di questa giovane donna esempio di fermezza il mio pensiero non può non andare a un recente fatto di cronaca, alla piccola Jacinta, una bimba di 11 anni sopravvissuta a un naufragio e a tre giorni in mezzo al mare in tempesta. Vedendo questa piccola stesa sul lettino, avvolta in una coperta termica oro e argento, pensando all’angoscia, alla disperazione e al buio di quei giorni in mare, mi rendo conto di quanto la nostra patrona Lucia sia viva a distanza di secoli. Lucia vive nelle storie di tutti gli esseri umani che resistono in mezzo alla tempesta, che sfidano violenza e sopraffazione difendendo la propria libertà di essere e la propria dignità. Per quegli esseri umani, e per tutti coloro che si prodigano ogni giorno per dare valore alla vita nelle corsie degli ospedali, nelle aule di una scuola, tra gli scaffali di un centro commerciale, nelle carceri come in mezzo al mare; per coloro che guardando negli occhi Jacinta e vedono la propria immagine riflessa, Lucia è viva.

Lucia che nella fede trova la forza per vivere fino in fondo le proprie scelte, per non piegarsi a un destino deciso da altri. Fierezza, coerenza, il desiderio di vivere una dimensione spirituale, oggi, purtroppo, sempre meno presente nelle nostre vite e di cui sentiamo il bisogno: una dimensione che significa rottura con gli schemi preordinati e col conformismo dannoso che ci allontana dall’essenza dell’umanità. Ma anche una rivendicazione di rispetto e di essere accettati per quello che si è e per ciò in cui si crede.

Non possiamo fare a meno di spiritualità. Lo affermo, convintamente, da laico e da persona che si misura con i problemi concreti e quotidiani della nostra comunità, convinto che senza una “dimensione alta” è impossibile puntare al bene collettivo. E sono molto contento di affermarlo da qui, dal santuario eretto non solo per ricordare il prodigio della Lacrimazione della Madonna ma anche per celebrare l’annuncio che con quel pianto Maria volle lanciare ai siracusani e a un mondo ancora piegato dagli effetti della guerra: non c’è rinascita e non c’è ripartenza senza fede nel Salvatore che affrontò la morte per tutti noi.
Lucia e Maria: la spiritualità in questa città si afferma grazie all’esempio di due donne e questo conferisce al messaggio maggiore forza e accresce la speranza.

Abbiamo ancora bisogno della nostra Patrona, della sua forza e della sua luce, per costruire pietra su pietra, momento dopo momento, un edificio di impegno e di generosità.

Si può essere laici e credenti, l’aria di santa Lucia avvolge tutti, supera il rito e le liturgie e si manifesta per illuminarci: basta solo predisporsi ad accoglierla.

Lucia è attuale. Proviamo – almeno proviamo – a seguire la strada che ci indica.

Bentornata.
Viva Siracusa, viva santa Lucia.

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