SIRACUSA – Due ore intense e traboccanti di significato, quelle trascorse all’Istituto Tecnologico “Enrico Fermi” di Siracusa per ricordare le vittime dell’Olocausto. Senza barriere tra generazioni, razze, religioni e ruoli sociali, sono stati proprio i giovani studenti – presenti e da remoto – a restituire intatto l’autentico senso della ricorrenza: immedesimarsi con i protagonisti, vittime o carnefici, per non dimenticare che odio, prevaricazione e indifferenza sono l’antitesi della libertà individuale e collettiva, come ha sottolineato in apertura il Dirigente scolastico, Prof. Antonio Ferrarini. L’iniziativa promossa dalla Prefettura di Siracusa, guidata dal Prefetto Giusi Scaduto in collaborazione con l’Ufficio provinciale scolastico, la Consulta degli studenti e Assostampa Siracusa Con la toccante metafora di Francesco de Ceglia, dei dadi che compongono non numeri ma parole che rimbalzano come macabre sentenze (Ebreo, Auschwitz), infatti, si è “sentito” davvero la stanza iniziare a tremare, il pavimento sotto i piedi… più fragile del vetro di un bicchiere. Dl canto suo, Samuele Paparone, con sorprendente acutezza, ha immaginato il tormento di uno scienziato ebreo che, per avere salva la vita, ha dovuto mettersi al servizio del Reich: Sono costretto a manipolazioni genetiche sui miei fratelli. Ogni giorno mi sento morire. Anche io sono un mostro! Le potenti immagini dei bellissimi cortometraggi realizzati dalle classi 4 B Chimica e 3 B Meccatronica, vanno dritte alle coscienze perché nell’indifferenza tutti noi possiamo fare la differenza. Una vera alchimia di emozioni che è stata alimentata dalle testimonianze, prima, di Emanuele di Porto (in collegamento streaming dal ghetto di Roma), scampato miracolosamente al rastrellamento del 16 ottobre 1943 e consapevole di non essere mai stato bambino; poi, del Rabbino di Milano, Moshe Lazar, che ha incentrato il suo messaggio sull’importanza di cogliere l’insegnamento di quella tragedia, ovvero mai più uccidere per gelosia.
Una tragedia che coinvolse anche quei 650mila militari italiani che si rifiutarono di collaborare con il regime nazi-fascista e, perciò, deportati nei campi di concentramento e sfruttati come lavoratori forzati, il cui dolore è riecheggiato insanabile dai ricordi della Prof.ssa Alessandra Genovesi (nipote di un disperso a Minsk) e di Angelo Santoro, figlio di Concetto, sopravvissuto a due anni di prigionia, che proprio quest’anno è stato insignito dal Presidente della Repubblica della medaglia d’onore.
Il Signor Angelo Santoro, accompagnato dalla moglie e dalla figlia, ha ricevuto stamattina la medaglia in memoria del padre dagli emozionati alunni Patrick Catania e Vald Ionut Privighitorita che hanno, così, reso tangibile il ponte tra generazioni nella trasmissione di tutti i valori che ci uniscono.
Il Sindaco, Francesco Italia, ha richiamato la lezione che da questa giornata si può trarre, ovvero la capacità di combattere il germe della discriminazione che è, purtroppo, ancora vivo e presente, che trae linfa dalla conoscenza. La scuola è, infatti, il luogo per eccellenza in cui la diversità si trasforma correttamente in ricchezza del capitale umano.
A conclusione della sobria cerimonia, il Prefetto, Giusi Scaduto, ha ringraziato l’Ufficio provinciale scolastico, la Consulta degli studenti e Assostampa Siracusa per la convinta collaborazione che sin dall’anno scorso è stata assicurata nel coinvolgere le scuole su un progetto comune di riflessione sui grandi temi del ‘900, per non dimenticare ma anche per poter affinare gli strumenti di difesa dalle nuove insidie.
Quindi, ha consegnato al dirigente, ai docenti e agli studenti del “Fermi” l’attestato di “Volontario della Repubblica” (su disegno dell’artista ennese, Cav. Lucio Vulturo), in segno di riconoscimento dell’encomiabile passione civile con cui sanno orientare l’impegno formativo.
Un esempio per tutti – ha concluso il Prefetto – specie in questa difficile fase emergenziale, in cui ancor di più è decisivo che ciascuno si ponga al servizio della Repubblica. Perciò, da oggi, il simbolo scelto dal Fermi per la Shoah è il nostro simbolo: tulipani gialli che si inerpicano su rami stecchiti di salice che però germogliano come il popolo ebraico che dalle atrocità subìte fa fiorire, con la forza del ricordo, la difesa della giustizia e il valore potente della condivisione.